A distanza di circa 35 anni dall’esplosione del reattore numero quattro nella centrale nucleare di Chernobyl, qualcosa sembra essersi riattivato, mettendo tutti nel terrore di un’altra possibile catastrofe anche se minore rispetto a quella del 1986. Gli scienziati del governo ucraino stanno cercando di capire se le reazioni di fissione nucleare ora in aumento si esauriranno da sole o se sarà necessario un intervento esterno per evitare un possibile incidente.

La rivista Science lo ha riportato pochi giorni fa in un’intervista ad un famoso chimico di materiali nucleari dell’università di Sheffield: «E’ come se ci fossero tizzoni in un barbecue!» afferma.
I sensori hanno infatti registrato un numero crescente di neutroni all’interno del “sarcofago” di cemento costruito sul reattore dopo l’esplosione della centrale, per evitare la diffusione di materiali radioattivi nell’aria. Lo scontro dei neutroni con l’uranio, materiale estremamente instabile, provocherebbe delle fissioni nucleari che, producendo ulteriori neutroni, potrebbero generare una catena di fissioni nucleari simile a una vera e propria bomba atomica.

Alcuni pensano che la causa dell’incremento di neutroni sia dovuto alla costruzione di una nuova struttura sopra il già presente sarcofago, che ha influito negativamente sui materiali radioattivi contenuti all’interno. Prima infatti l’acqua piovana era in grado di entrare all’interno del reattore e permetteva di rallentare il moto dei neutroni, diminuendo così la probabilità di scontro con l’uranio. La costruzione di un secondo strato repellente all’acqua nel 2010, comportò però una diminuzione dell’acqua contenuta al suo interno che quindi non era più in grado di rallentare a sufficienza i neutroni.
Possibile una nuova catastrofe?

«Ci sono molte incertezze, ma non possiamo escludere la possibilità di un nuovo incidente – afferma il collega del chimico in Istituto, Maxim Saveliev, aggiungendo che – il conteggio di neutroni aumenta lentamente» . Se la situazione non si risolverà da sola sarà necessario un intervento da parte del team di Anatolii Doroshenko, dell’Istituto per i problemi di sicurezza degli impianti nucleari di Kiev. Sarà comunque un’impresa ardua perché, in quel caso, dovrebbero entrare fisicamente nella stanza ora inaccessibile e non visitata da esseri umani dal giorno dell’incidente.
A tutto ciò si aggiunge che al momento della prima esplosione, quando si sciolse il nucleo del reattore, le barre di uranio usate come combustibile, il loro rivestimento di zirconio, le barre di grafite, e sabbia si riversarono come lava precipitando nella cantina d’ingresso del reattore, dove successivamente si sono pietrificate nel Fcm (Fuel containing material); ed oggi in quel luogo si trovano 170 tonnellate di uranio irradiato.
Il rischio è quello di una possibile esplosione, non come quella avvenuta nel 1986, poichè contenuta, ma che potrebbe comunque far crollare alcune sezioni non stabili dell’edificio, rilasciando polvere radioattiva nella nuova struttura di protezione.