Giovani e libertà: tra Cina e Occidente

Cina e Occidente: due mondi a confronto. Mondi di frequente considerati opposti, ma entrambi fatti di persone, tra cui giovani con propri sogni, idee e paure.

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Lettura a cura di Bianca Roman

«Perché ora che la Cina si è appena rialzata, i giovani si sdraiano?» si chiede il giornalista cinese che riflette sulla creazione del nuovo movimento Tang ping, contro la pressione sociale dei giovani. Nel 2021, la Cina è considerata uno tra i Paesi più ricchi al mondo, ma poco è ancora chiaro sul benessere della sua popolazione, che varia dai ricchi abitanti della città ai più umili contadini dell’entroterra. Il monopolio statale del web, l’autocensura preventiva di autori e giornalisti, la presenza di poliziotti informatici e telecamere animano l’opinione pubblica, che si scontra in accesi dibattiti sulla duplicità di tale Nazione, parendo al contempo così economicamente sviluppata ma così umanamente chiusa.

Poche sono le notizie che affondano le loro radici nel vero, ma certo è che Cina non sia soltanto un ristretto gruppo di uomini politici, ma innanzitutto e soprattutto un territorio abitato da un popolo dalle tradizioni millenarie: un gruppo di persone. Persone a noi così diverse per cultura e lingua, eppure simili per desideri e obiettivi. Tra queste, i giovani cinesi di oggi, che sono l’espressione della società che è stata e che sarà. Comprendere la storia di questo popolo non significa quindi giustificare le azioni di alcuni dei suoi abitanti, quanto spingersi in profondità, entrare in una mentalità differente, per capirne i motivi più concreti e le conseguenze che si riscontrano nelle nuove generazioni.

La storia

È nel III secolo a.C. che la Cina, dall’aggregazione di più territori regionali, diventa un impero: dopo pochi anni viene inaugurata la via della seta, e con essa il commercio con le province romane d’Occidente. Seguono secoli di espansioni nell’Asia continentale, mentre il Confucianesimo si diffonde come ideologia principale. L’umiliazione nazionale delle Guerre dell’Oppio del XIX secolo, in cui la Cina combatte contro le potenze imperialistiche occidentali, alimenta sentimenti nazionalisti e xenofobi, di cui la  rivoluzione culturale di Mao Tse-tung è manifestazione. Nel 1949 viene fondata la Repubblica Popolare Cinese, che impone il comunismo come unico pensiero politico. La rivoluzione e le sue tristi repressioni, alle quali consegue una forte carestia (1958-1960), provocano circa 70 milioni di vittime.

La Grande muraglia Cinese, simbolo del potere imperiale

Dal 1980 la Cina è uno stato di economia socialista, in cui è concessa la proprietà privata, ma di politica comunista e repressiva, che parrebbe attenuata con il governo di Xi Jinping (2012-oggi). Secondo un’indagine di Amnesty International «Dal 2017, si stima che 1 milione o più uomini e donne appartenenti a gruppi etnici prevalentemente musulmani siano stati detenuti dal governo cinese nella regione autonoma uigura dello Xinjiang». La Cina si presenta a noi una realtà contrastante: è lo stesso Stato che viene condannato per aver istituito campi di lavoro forzato, ad ospitare al contempo una generazione innamorata della frenetica vita nelle metropoli moderne e sviluppate, dove affluiscono milioni di persone da tutto il mondo a vivere, studiare e visitare.

La moderna metropoli di Shanghai, Cina

È curioso dunque sapere come i giovani Cinesi studino a scuola la storia della loro patria: secondo la rivista geopolitica Limes, attraverso un’approfondita analisi dei libri scolastici, si scopre come il Partito utilizzi il passato per accrescere e confermare il proprio potere. Negli anni, è stata attuata una grande opera di trasformazione del Paese e dei suoi abitanti, passando per una radicale riforma dell’istruzione, incentrata sulle ripetizioni di medesimi discorsi in argomenti e materie differenti, tanto da diventare veri propri slogan.

Il pensiero e libertà

In opposizione alla concezione occidentale dell’American Dream, quello cinese è un sogno collettivo: che la Cina diventi la più grande potenza economica, e che lo diventi in fretta.  Attraverso il soft power, ogni abitante della Nazione è chiamato a lavorare per la grandezza della stessa: l’individuo a servizio dello Stato. Questa concezione, già presente nella tradizione filosofica di Confucio, viene ora ripresa e ingrandita. Basti pensare alle pagelle sociali, espediente attraverso cui il punteggio base di ogni cittadino aumenta o diminuisce a seconda di azioni registrate in un grande archivio dati e giudicate su parametri morali dello Stato. In questo modo si accresce la volontà di migliorarsi non fine a se stessa, ma al bene della propria patria e, soltanto di conseguenza, di sé. 

Ma dove sta la libertà? Noi oggi la identifichiamo come correre su un prato con i capelli al vento, vestirsi ed esprimersi come si vuole: essere se stessi senza i limiti della società. È necessario fare lo sforzo di comprendere che, per altre tradizioni e concezioni, libertà è anche rigore, sicurezza, ordine, ed è in stretto legame con le più profonde radici culturali, le quali, però, vanno distinte da pratici strumenti esclusivamente politici.

Se fossimo nati in questo Paese non avremmo probabilmente la percezione di una realtà violata, poiché non avremmo fatto esperienza di altra libertà. La libertà è sicuramente relativa, non è libertà quando viola i diritti umani.

La giovane Cina oggi

Che cosa pensano i giovani cinesi di oggi? Difficile saperlo. Dalle testimonianze del web i pareri sembrano contrastanti. È però certo che una nuova generazione prospera nelle ricche megalopoli del Paese, che offrono possibilità di lavoro, studio, svago e divertimento. L’affluenza di persone da Stati esteri arricchisce la cultura dei centri urbani, trasformandoli in luoghi di scambio e crescita personale.

Testimonianza di una giovane ragazza della Siberia, trasferitasi a Beijing da qualche anno.

Allo stesso tempo, nel luglio 2021, si diffonde tra i giovani nel web cinese un hashtag, che promuove la cultura dello “stare sdraiati” (filosofia del tang ping). Questo invita i ragazzi a non lasciarsi consumare da un mondo lavorativo fatto di orari lunghi e paghe insufficienti: una ribellione silenziosa alla cultura del troppo lavoro.

La libertà, noi solo la possediamo davvero, anche se non sempre la troviamo o usiamo; perché sta dentro di noi, in un angolo della mente in cui nessuno potrebbe arrivare. Per manifestarla è necessario però un ambiente in cui questa sia accettata. La verità è che la libertà fa paura. L’uomo politico la vede come una distrazione. Il giovane del XXI secolo guarda alla propria ampia libertà di scelta con sospetto, quasi non ci credesse, e con timore, perché è spesso necessariamente seguita da una riflessione personale così intima che lo spaventa. 

Fonte principale: “Nella testa del dragone”, Giada Tessetti

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Abito a Sirmione, sul Lago di Garda. Amo il mio paese, le sue bellezze culturali e paesaggistiche, che mi hanno resa un’entusiasta osservatrice della maestosità della natura. Dall’esigenza di immortalarla nasce una mia passione: la fotografia. Viaggiando per il mondo o stando a casa, mi ritrovo facilmente con una fotocamera pendente al collo. Scrivere è un po’ il salvagente della mia anima, ciò che mi permette di tenere a galla pensieri profondi o personali, situazioni che mi toccano dall’interno. Mi incuriosiscono molto la cultura e letteratura delle lingue antiche, dal greco al latino, il loro modo di influenzare la vita di tutti i giorni, sentendole vicine seppur a distanza di centinaia di secoli. Comunicare e studiare in generale mi hanno sempre stupito per il modo in cui aprono mente e occhi su milioni di idee e possibilità. Mi affascinano anche la scienza dell’astronomia e la medicina, nella quale ripongo le mie ambizioni future, probabilmente nel campo della psichiatria o neurochirurgia, con l’intento di aiutare gli altri scoprendo sempre più il meraviglioso strumento che è la mente umana.

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