Carnevale di Venezia, una festa amata in tutto il mondo

La storica e tradizionale kermesse veneziana, che torna anche quest’anno dal 12 febbraio, riesce a far parlare di sé in ogni angolo del pianeta e porta nel capoluogo veneto milioni di turisti ogni anno. Ma quali sono le sue origini?

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carnevale di venezia
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Manca poco al Carnevale di Venezia. Dal 12 febbraio al 1° di marzo torna l’evento che ha reso celebre in tutto il mondo il capoluogo veneto, già apprezzato da milioni di turisti per la particolarità architettonica e le bellezze artistiche della città lagunare, unica sul pianeta.

La Città di Venezia, infatti, propone anche in questo 2022 una serie di iniziative che avranno luogo nell’intero territorio comunale, compatibilmente con la situazione pandemica e la relativa normativa di riferimento.

Migliaia di persone sono pronte per indossare maschere, quelle colorate, e festeggiare un evento dall’atmosfera magica. Ma qual è la sua origine?

Quasi mille anni di storia

Le sue radici risalgono al 1094, quando venne utilizzata per la prima volta la parola Carnevale in un documento del Doge Vitale Falier, dove citava divertimenti e feste pubbliche. Il Senato della Repubblica con un primo documento ufficiale del 1296 dichiarò festa pubblica il Carnevale di Venezia, con durata di sei settimane, dal 26 dicembre, al Mercoledì delle Ceneri.

antico carnevale veneziano

L’istituzione di questa festività da parte dei patrizi veneziani aveva lo scopo di concedere ai cittadini della Serenissima momenti di svago e festeggiamenti, dedicati in modo particolare ai ceti più umili. In questo periodo gli abitanti trasformavano la città, avviando danze e feste con musiche e balli.

Ogni persona che vi partecipava era tenuta ad indossare maschere e costumi, che, garantendo l’anonimato, erano in grado di togliere le divisioni sociali, permettendo anche la derisione delle autorità dell’aristocrazia contemporanee. Le persone potevano in questo modo assumere comportamenti differenti in base ai costumi che indossavano.

Grazie a questa festa che iniziò pian piano a diventare sempre più diffusa, si aprì un vero e proprio commercio di maschere e costumi. A partire, infatti, dal 1271, furono inventate tecniche per la loro realizzazione. Nacque così una nuova classe di lavoratori, i mascareri, che si occupavano della costruzione e fabbricazione di maschere, che abbellivano con disegni, ricami, perline e piumaggi, in modo da renderle più allegre e sofisticate.

Maschere uniche e originali

la bauta

La Bauta era uno dei travestimenti più utilizzati sia da uomini e donne nel Carnevale antico, esso era costituito da una maschera bianca detta “larva” e un “tabarro” un mantello completamente nero che avvolgeva tutta la figura. Questo travestimento era usato non solo a teatro, ma anche per incontri segreti e feste, in modo da rimanere nel totale anonimato.

la moretta

La maggior parte delle donne indossava la Moretta, che era costituita da una maschera di velluto scura e un cappello, accompagnato da vestiti dello stesso colore e raffinati. Chi indossava questo travestimento non poteva parlare, infatti, la maschera era retta da un bottone interno che bisognava tenere in bocca.

Anche la Gnaga era un costume tipico, costituito da vestiti femminili di uso comune e da una maschera con la forma di una gatta. La figura portava spesso con sé un cesto, dentro il quale aveva un gattino.

Ancora oggi il Carnevale di Venezia è il più famoso al mondo, in grado di attirare, grazie alle sue magnifiche e svariate maschere, turisti da ogni zona del pianeta.

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Ho quindici anni e provengo da Negrar di Valpolicella, un paese in provincia di Verona. Due anni fa ho deciso di intraprendere il cammino verso il liceo classico, questo non solo per la preferenza verso le materie umanistiche, ma per la voglia di scoprire ciò che caratterizzava le popolazioni antiche e di capirne la cultura. Matematica, epica e greco sono le materie che preferisco, mi danno, infatti, una possibilità maggiore di identificarmi in ciò che studio e in questo modo approfondirlo. La mia passione è stare all’aria aperta a contatto con gli animali, ritengo che essi riescano a capirci, talvolta anche meglio delle persone. Per quanto riguarda il mio futuro, non ho ancora progetti o disegni formati, spero dunque di trovare un lavoro che mi rappresenti e che riesca a darmi l’opportunità di lavorare bene e di apprezzare ciò che faccio.

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