Bolca: il mare nascosto di Verona

Il paese di Bolca, situato in provincia di Verona a circa 800 metri di altezza s.l.m., è meta di geologi e paleontologi dalla fine del Settecento; da quando, dopo le prime scoperte, la zona è diventata il luogo più ricco di fossili floro - faunistici marini mai ritrovati. E proprio qui si trova uno straordinario museo.

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Volete andare al mare senza dovervi bagnare e rimanendo in provincia di Verona? Bolca fa al caso vostro…questo piccolo paesino della Val d’Alpone è uno dei siti paleontologici più importanti del mondo di fossili ed è stato denominato “parco paleontologico” grazie alla grande varietà di fossili animali e vegetali ritrovati. Quanto è veramente speciale dei ritrovamenti è che appartengono ad esemplari di specie marine!

Sembra impossibile, ma  il Veneto, prima di essere la  valle odierna, era un grande fondale marino popolato da pesci ossei e cartilaginei con caratteristiche simili a specie odierne dei mari tropicali.

Una veduta di Bolca, in provincia di Verona

Tutto questo è avvenuto grazie alla forte instabilità causata dal movimento delle placche tettoniche durante le ere geologiche, fatto riscontrabile dalla superficie dei monti Lessini, che presentano zone sedimentarie alternate a zone con rocce di origini vulcaniche.

Per quanto riguarda i giacimenti di fossili di Bolca, essi risalgono al periodo Eocenico e, grazie alle loro caratteristiche, è stato possibile risalire all’ambiente di circa 50 milioni di anni fa.

Quanto è emerso è che il territorio prealpino formava la linea di costa del “Tetide”, il grande mare che nella sua massima estensione attraversava i continenti, spiegando come mai discendenti di specie ritrovate a Bolca vivano attualmente nei mari tropicali.

Al giorno d’oggi, le specie di fauna marina ritrovate a Bolca appartengono a 250 specie diverse, la maggior parte delle quali appartenenti ai pesci ossei.

Bolca: mare o laguna?

Secondo gli studiosi Landini e Sorbini, Bolca era una zona costiera a ridosso del mare aperto, influenzata da fiumi e lagune poco profonde.

Questa prima teoria si basa su ritrovamenti di fauna e flora terrestri oltre che a pesci tipici di acque profonde.

Una seconda teoria, formulata dai ricercatori Papazzoni e Trevisani, sostiene che Bolca non fosse una zona costiera, ma una laguna subtropicale separata dal mare da una barriera di detriti, probabilmente di origine corallina.

Quest’ultima ipotesi è la più probabile, in quanto non solo spiega le condizioni perfette per la fossilizzazione, che sfrutta principalmente sedimenti fangosi, ma anche la presenza sia di piante marine, come alghe, che di piante tipiche di foreste tropicali, come palme.

Nel caso quest’ultima teoria fosse corretta, Bolca diventerebbe il primo esempio nella storia di un reef marino con specifiche famiglie di pesci.

Il museo e la Pesciara

Nel 1971 venne inaugurato il “Museo dei fossili”, un piccolo edificio che esponeva i fossili migliori insieme ad un dipinto dell’ambiente Eocenico.

Con l’aumentare della popolarità della Pesciara e l’aumento dei visitatori, la Comunità Montana della Lessinia decise di realizzare un nuovo edificio, inaugurando il museo attuale il 28 luglio 1996; posizionato su due piani, è suddiviso in tre ampie sale con annessa una sala conferenze.

Il percorso espositivo è un vero e proprio viaggio nel tempo e nello spazio; la sala al piano terra è dedicata alle tecniche di estrazione dei fossili e alla storia del giacimento di Bolca, mentre il resto del museo è composto da esposizioni di fossili suddivisi in base ai loro ambienti naturali: pesci di mare aperto, pesci di fondali, meduse, alghe, gamberi, granchi, coccodrilli e palme.

Si possono anche osservare due grandi acquari per confrontare la fauna attuale con quella Eocenica.

La visita può essere ulteriormente arricchita visitando anche la storica Pesciara, un sito di ritrovamenti fossili importantissimo, con più di 100.000 reperti confermati ad oggi, situato a due chilometri dal museo.

Questo luogo è costituito da innumerevoli gallerie scavate nella roccia, dove è possibile osservare pacchi  di strati calcarei di circa 19 metri di spessore  e poche centinaia di metri quadrati in estensione.

I fossili sono stati e continuano ad essere rinvenuti in cinque livelli sovrapposti formati da rocce calcaree a grana finissima alternate a calcari detritici grossolani.

Questa differenza testimonia l’alternarsi di situazioni ambientali differenti, dovute al passare del tempo e al cambiamento climatico. I detriti a grana fine testimoniano i periodi più caldi, con mare calmo, mentre le parti più grossolane attestano i momenti più agitati della storia del luogo.

Un’immagine della Pesciara

Bolca in Italia e nel mondo

La maggior parte dei fossili ritrovati a Bolca sono stati donati al Museo Civico di Storia Naturale di Verona, ma anche al Dipartimento di Geologia e Paleontologia dell’Università di Padova.

Nel mondo, invece, i fossili di Bolca sono custoditi presso il Muséum National d’Histoire Naturelle di Parigi, il British Museum di Londra ed il Carnegie Museum di Pittsburg (USA).

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Ho quindici anni e vivo a Verona. Se non mi trovate chiuso in casa a leggere manga o libri fantasy, cercatemi al mare o al lago, anzi, in qualsiasi luogo in cui si possa nuotare. Fin da piccolo, sono sempre stato affascinato dal paesaggio sottomarino e dalla sua tranquillità, dai colori accesi dei pesci e dalle stelle marine. Questa mia passione si riflette negli sport che pratico da anni: apnea, per poter ammirare i pesci senza bisogno di attrezzature; subacquea, per raggiungere i luoghi in cui il mio respiro non riesce a portarmi; barca a vela e kayak, per quando ho voglia di osservare l’acqua da un punto di vista differente. Da grande mi piacerebbe diventare un biologo marino, per unire due miei grandi amori: quello per il mare e quello per la scienza. Ho un sogno nel cassetto: riuscire a visitare il Giappone. Sono attratto dalla cultura giapponese per il forte contrasto tra antico e moderno, tra tradizioni millenarie e avanguardia tecnologica. Vorrei immergermi nei bellissimi paesaggi naturali del monte Fuji o perdermi nella vita frenetica di quartieri come Shibuya; imparare la scrittura kanji, che riesce a far sembrare un semplice testo un’opera d’arte, e sperimentare la cucina nipponica, così diversa da quella italiana.

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