Al Bastione delle Maddalene, vicino a Porta Vescovo, a Verona, si può fare un viaggio multimediale e immersivo attraverso l’Inferno, al fianco di Dante e Virgilio. Questa mostra, da titolo “Il mio Inferno, Dante profeta di speranza”, presenta alcune peculiarità che la rendono unica nel suo genere, in particolare la presenza di pannelli con i disegni dell’Inferno realizzati dall’illustratore Marvel Gabriele Dell’Otto.

Un’altra caratteristica particolare riguarda le persone che fanno da guida nel corso della mostra: il progetto è dedicato ai giovani studenti delle scuole di Verona e provincia. Questi, nei mesi scorsi, hanno svolto la formazione con il professore Franco Nembrini per prepararsi a guidare i visitatori all’interno della mostra.
Per capire bene le radici e i fini di questo progetto abbiamo rivolto alcune domande proprio a Franco Nembrini, che nei mesi scorsi si è occupato di trasmettere, in collaborazione con l’associazione Rivela, gli insegnamenti sulla Commedia dantesca.ai ragazzi delle scuole veronesi che hanno aderito all’iniziativa.
La collaborazione con Rivela
La collaborazione con Rivela è nata per portare un contenuto legato a Dante anche nella città di Verona: “Sapevo dell’esistenza di Rivela da tempo perché collaborano alla diffusione delle mostre del meeting di Rimini” . Questo evento dal 1980 raduna tutti gli anni migliaia di persone dall’Italia e dal mondo.

Quando sono venuto a Verona a incontrare il Vescovo e a sottoporgli l’idea di qualche attività legata alla figura del Sommo Poeta, nella terza città dantesca d’Italia, Mons. Zenti mi ha fatto incontrare Don Martino Signoretto, il vicario per la cultura della Diocesi di Verona.
Ho scoperto da lui che anche con la diocesi Rivela collaborava molto; il primo incontro per programmare l’iniziativa l’abbiamo già fatto insieme alla presenza di Rivela e la Curia di Verona.
Un progetto interamente per e con i giovani: “La caratteristica che mi ha subito colpito di Rivela è la fitta rete di rapporti intensissimi con le scuole; a me interessava incontrare i giovani studenti e quindi è stata una collaborazione formidabile”.
Il rapporto con i giovani
In questi mesi di collaborazione stretta con i ragazzi di Verona Franco Nembrini ha potuto fargli comprendere che Dante non è così lontano come sembra, in quanto la sua commedia fornisce risposte e spunti di riflessione per le domande principali della nostra esistenza.
Al tempo stesso anche lui ha potuto ricevere qualcosa da questi mesi passati insieme. Conoscere nuovi ragazzi per lui è sempre utile: “Mi viene difficile dire cos’ho imparato di preciso in questa occasione, perché io imparo sempre dai ragazzi, dai miei alunni, dai loro amici e dai miei figli”.
Insomma, dai molti ragazzi che ha incontrato nei suoi anni di carriera, Nembrini ha avuto sempre la possibilità di portarsi dietro qualcosa: “Sono quarant’anni che imparo, imparo una cosa semplicissima che in questi giorni è stata assolutamente confermata e cioè che non c’è persona, ragazzo o adulto che non desideri essere felice. A partire da questo desiderio noi commentiamo Dante”.
Come possono i giovani apprezzare Dante? La risposta di Nembrini
“La vera questione a parer mio non è apprezzare Dante; di per sé questo è quasi impossibile. Ciò che serve davvero è che le nuove generazioni imparino ad apprezzare e a stimare sé stesse, a prendersi molto sul serio e in questo modo ad accorgersi della profondità delle domande, delle esigenze del bisogno che vivono”.
“Se fanno così allora possono scoprire che Dante li aiuta a vivere, ma se avessero la presunzione di saper tutto della vita e di essere già a posto, perché stare a chiacchierare con uno di 700 anni fa; potrebbe non interessargli molto”.
“Se invece uno si lascia ferire dalla vita e scopre che anche Dante è stato ferito dalla vita e chiede a lui come se l’è cavata, cosa ha imparato, Dante ha tantissimo da insegnare anche ai giovani d’oggi; il compito nostro è quello di aiutarli a incrociare le loro domande più autentiche con l’esperienza di Dante. Allora Dante diventa interessante e vicino alla loro vita”.
Progetti su Dante a Verona
Oltre alla mostra sull’Inferno dantesco a Verona si sta già progettando una continuazione della mostra: “Sarebbe bello completare un itinerario così per arrivare fino al Paradiso“.
“Vorrei riuscire a realizzare il progetto dei miei sogni, cioè che proprio a Verona si realizzi un allestimento permanente, per fare in modo che ci sia possibilità di fare Inferno, Purgatorio e Paradiso con un’esposizione che rimanga sempre aperta alle visite scolastiche per gente di tutta Italia perché a molti interesserebbe e attirerebbe molte persone”.

Esiste l’Inferno come ce lo descrive Dante Alighieri?
Possiamo credere che l’Inferno dantesco sia veramente così? “Certamente esiste la disperazione, quel senso di vuoto, quel nulla così presente nelle nostre vite, così come Dante li descrive con dovizia di particolari e immagini.
Il fatto che il contesto fisico in cui questo si esprime siano proprio i gironi caratterizzati dal fuoco e dal ghiaccio, non possiamo saperlo con certezza e non è nemmeno l’aspetto che colpisce di più”.
“Quel che io voglio imparare è quanto inferno c’è dentro di me e intorno a me per provare a combatterlo; a parer mio questo aspetto dell’opera dantesca risulta molto interessante”.
Valorizzare Dante nelle scuole e nella vita
Alla luce di questo, per noi cittadini del mondo a settecento anni di distanza, è possibile trovare un modo per valorizzare l’opera letteraria di Dante rendendola attuale ancora oggi?

Nembrini risponde così: “Incontrando Dante possiamo valorizzarlo; incontrarlo significa leggerlo, immergersi in esso, assaporare la sua esperienza attimo dopo attimo, cercando di capirne i suggerimenti, i giudizi e l’esperienza che indica“.
“Allora l’esempio di Dante diventa utile a scuola, a casa, come diventa utile veramente e interamente nella vita e per tutta la vita“.
Una passione per Dante di padre in figlio
Alla domanda più personale se anche i figli condividano una passione, un interesse per Dante, Nembrini risponde: “Entrambi i miei figli maggiori sono insegnanti di lettere e dirigono due scuole (una in Africa e una a Bergamo) e tutti e due fanno parte del comitato scientifico che ha redatto insieme a me il commento alla Commedia per la Mondadori pubblicato nel 2018”.
“Quindi loro due certamente, ma anche il terzo e il quarto che invece hanno professioni diverse dall’insegnamento della letteratura, sono sicurissimo che la amano tanto quanto la amo io”.
