A Kherson la libertà costa 150 bombe al giorno

Dopo un mese dalla ritirata dei russi sulla sponda orientale del fiume Dnipro, resta ben poco della gioia ed ottimismo che avevano accompagnato la liberazione della città. La città riconquistata dagli ucraini è sotto il continuo attacco dell’artiglieria delle forze di occupazione, che mirano ad incutere terrore nella popolazione civile.

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Two Ukrainian defence forces members stand next to a sign reading "Kherson region" in the outskirts of Kherson, southern Ukraine, Monday, Nov. 14, 2022. The retaking of Kherson was one of Ukraine's biggest successes in the nearly nine months since Moscow's invasion. (AP Photo/Bernat Armangue)
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Da almeno due settimane le forze dell’ordine della città liberata lo scorso novembre cercano di convincere i pochi civili rimasti ad abbandonare Kherson, dove rimangono, ad oggi, ancora 80.000 civili rispetto ai 300.000 abitanti originari.

Le forze russe, dalle nuove postazioni sulla riva destra del fiume, tengono sotto assedio l’intera area urbana sotto attacco, con un numero impressionante di attacchi di mortaio e missilistici, aumentati sino a 150 al giorno.

Gli abitanti, che quando lo scorso 11 novembre le truppe ucraine avevano fatto il loro ingresso nella città abbandonata dai russi, pensavano di aver superato la fase più dura del conflitto, si stanno adattando alla situazione, tenendosi pronti a ripararsi ogni volta che il sibilo delle bombe in arrivo rompe il silenzio, pochi secondi prima che il le nuove esplosioni portino altra distruzione e aggravino il bilancio dei feriti e delle vittime della guerra.

Gli abitanti sono convinti che si tratti di una sorta di vendetta di Putin per lo smacco della perdita di Kherson, che era la città simbolo delle più importante delle province ucraine occupate dai russi sin dallo scorso marzo, all’inizio dell’invasione.

I continui bombardamenti, creando una vera e propria emergenza umanitaria, destinata a restare, sono il messaggio del dittatore russo per la popolazione: se lui non può tenere la città, nemmeno gli abitanti della stessa potranno restare al sicuro nelle loro case. E per fare questo, i russi colpiscono a casaccio, senza mirare specifici obiettivi, per terrorizzare la popolazione e costringerli ad abbandonare la loro vita e le loro case.

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Mi presento: sono Pietro Musola ed ho quindici anni. Vivo a San Pietro di Lavagno in provincia di Verona e frequento la quinta ginnasio alla scuola Stimate sempre a Verona. Ho fatto la scuola secondaria di primo grado alla scuola Don Mazza ed ho terminato il ciclo di studi in modo proficuo. Ho frequentato le scuole primarie all’istituto Campostrini. Nel tempo ho fatto dei corsi di inglese potenziato. Fisicamente sono alto, ho una corporatura media, ho i capelli castani e gli occhi azzurri-verdi. Sono caratterialmente tranquillo ed abbastanza socievole. Quest’anno ho fatto nuove amicizie e frequento ancora i miei amici delle medie. Ho due fratelli più piccoli: Riccardo di dodici anni e Tommaso di undici. Siamo molto uniti anche se ogni tanto litighiamo. Come sport pratico nuoto due volte a settimana. Per un po’ di tempo ho fatto hockey. Ogni tanto pratico canoa sull’Adige. In inverno vado a sciare con la mia famiglia in Val Gardena. Mi piace disegnare e quando vado in montagna faccio delle piccole sculture con il legno. Mi piacciono i libri fantasy, in particolare Percy Jackson. Tra i films preferisco quelli d’azione, come gli Avengers.

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