«Alcol e tumori mortali sono direttamente collegati», è questa la frase che ha fatto da sfondo alla polemica insorta in Italia recentemente.
Come ben sappiamo, una delle bevande più amate e consumate dalla popolazione italiana è appunto il vino. Questo alcolico ha un’origine molto antica: ne facevano uso gli uomini primitivi dell’età preistorica e lo hanno introdotto i Romani all’interno dei loro banchetti come una bevanda capace di soddisfare i piaceri della gola. Questo liquore origina dalla vite, un tipo di arbusto che ogni anno permette la produzione di moltissimi tipi di vino diversi in tutte le regioni d’Italia, in particolare in Veneto, Toscana Emilia-Romagna, Puglia e Sicilia.
Qualche mese fa, l’Irlanda aveva lanciato una proposta che mette in guardia i consumatori di vino, birra e liquori sui rischi per la salute. Non avendo ricevuto segnali di opposizione da parte dell’Unione Europea, la nazione ha adottato queste misure preventive attraverso degli alert sanitari, come etichette sulle bottiglie di vino indicanti le varie problematiche che il consumo di un alcolico può comportare. Tra le tante «il consumo di alcol provoca malattie del fegato» e «alcol e tumori mortali sono direttamente collegati».
La stessa cosa che ogni giorno leggiamo su un qualsiasi pacchetto di sigarette. A questo provvedimento però si sono opposti Paesi tra cui Italia, Francia e Spagna, grandi esportatori di vino, e altri sei Stati Ue che considerano la misura una barriera al mercato interno.
“Chi beve ha il cervello più piccolo”: la posizione di Antonella Viola

Come se non bastasse, ad alimentare la polemica, è stata una dichiarazione da parte della ricercatrice e docente di biologia all’università di Padova Antonella Viola, che in un’intervista del Corriere del Veneto ha dichiarato: «L’alcol è incluso nella lista delle sostanze cancerogene di tipo 1, come amianto e benzene» sostenendo che «è chiaro il legame tra il consumo di alcol, non solo l’abuso, e i tumori».
A rincarare la dose è stata la sua sottolineatura riguardante la quantità di consumo: «Noi siamo abituati a pensare che a far male sia l’abuso di alcol, ma l’effetto cancerogeno si sviluppa anche con un uso moderato» concludendo poi con la frase «chi beve ha il cervello più piccolo». Quest’ultima dichiarazione è stata proprio la “goccia che ha fatto traboccare il vaso”, dopo qualche ora infatti i social si sono riempiti di commenti riguardanti l’intervento della ricercatrice da parte di numerosi utenti ma anche di alcuni colleghi.
Feltri: “Il vino buono non è un veleno, ma un toccasana”

A “rassicurare” gli italiani ci ha pensato il politico Vittorio Feltri con le seguenti parole: “la famosa biologa equipara il Valpolicella, di cui faccio uso anche se non smodato, a un colpo di pistola che ci manda all’altro mondo abbastanza in fretta. Significa che per lei l’80 per cento dei nostri connazionali si candida a un decesso precoce, posto che trincare è una consuetudine in ogni famiglia perbene” e concludendo con una frase azzardata “ il vino buono non è un veleno, ma un toccasana”.
Il Cin Cin provocatorio di Matteo Bassetti

Non ha esitato ad intervenire nella questione nemmeno l’immunologo Matteo Bassetti che attraverso un post, nel quale viene ritratto mentre sorseggia un calice di vino, dice: «Antonella Viola ha detto che il vino rimpicciolisce il cervello; ed è paragonabile all’amianto per i suoi danni. Si è definita astemia anche se si concede un calice solo nei ristoranti stellati. Ha raggiunto livelli di scienza elevatissimi. Inarrivabili per chi ama il vino. Cin Cin». Infine definisce il messaggio d’allarme della collega necessario ma dato nella maniera sbagliata. Contrariamente alla Viola infatti, Bassetti ritiene che è necessario sensibilizzare la popolazione a non farne uso in modo abusivo e reiterato ma rassicurare gli italiani che, se assunto in modo consapevole e coscienzioso, non può altro che arrecare piacere.
“La dose sicura è zero”, Lopalco in sintonia con la Viola

A bilanciare il dibattito, invece, è stato Luigi Lopalco, ex assessore alla sanità della Regione Puglia e ora consigliere regionale. Concorda quanto detto dalla collega e aggiunge: “è definitivamente acclarato che l’alcol va classificato come sostanza cancerogena di Tipo 1, come il tabacco o i raggi ultravioletti per i tumori della pelle. Dunque: come altre sostanze, anche l’alcol può causare il cancro. Questo è assodato ormai da qualche tempo.” e che “non esiste una dose giornaliera sicura. Ossia una dose al di sotto della quale il consumo di alcool possa considerarsi sicuro. La dose sicura è zero”.

Al di là delle polemiche insorte e della ricostruzione errata e talvolta superflua della situazione crediamo che il vero messaggio da cogliere sia, anche per quanto riguarda una cosa banale come l’assunzione di una bevanda, quello di comportarsi in maniera sempre vigile e coscienziosa. Ricordandosi che ciò che facciamo arreca sempre delle conseguenze che talvolta non ci fanno più tornare indietro. In fondo lo scrisse anche Dante Alighieri, nel suo capolavoro “La Divina Commedia”: “Guarda il calor del sol che si fa vino, giunto a l’omor che della vite cola”.
Con le piacevoli parole del sommo poeta che ci rimandano a uno dei più noti “peccati della gola”, questo articolo volge alla conclusione invitando tutti i lettori a godere dei piaceri della vita, tenendo però a mente che ogni nostra azione, svolta senza scrupoli o attenzioni può prendere parte alla nostra rovina.