“L’unico vero limite è nella testa. Chi ha una difficoltà non deve isolarsi perché in questo modo verrà a sua volta isolato, siamo tutti diversi e questo ci rende unici”, è questo il motto di Carmen Diodato, nata nel 1988 a Belvedere Marittimo in provincia di Cosenza.
Ha 34 anni e a due le era stata diagnosticata una grave sordità bilaterale: il pediatra insisteva nel dire che era una “bambina pigra”, quindi nessuno si era preoccupato del fatto che non avesse ancora iniziato a parlare, fino a quando un giorno cadde a terra un oggetto molto pesante: il rumore fece saltare tutta la famiglia, tranne la piccola bambina che aveva continuato a giocare tranquilla.
Da quel momento cominciò gli esercizi con la logopedista e fu proprio grazie a lei che iniziò la sua passione per la danza: la dottoressa infatti suggerì alla madre di iscriverla a una scuola di ballo perché la musica avrebbe potuto aiutarla.

La prima audizione di Carmen avvenne quando lei aveva 12 anni alla scuola di danza del Teatro San Carlo di Napoli. Provini su provini, nel 2013 arrivò a Verona riuscendo ad entrare nel corpo di ballo dell’anfiteatro l’Arena e tre anni dopo, concluso il contratto, entrò a fare parte del Teatro Massimo di Palermo.
Danzava sentendo le vibrazioni del pavimento, poi cominciò a usare le prime protesi esterne: quando le indossa non sente allo stesso modo delle persone udenti perché non riesce a coprire tutta la gamma dei suoni, “il suono è ovattato, potrei dire come quando si sta sott’acqua”, racconta in un’intervista al Corriere della Sera, “la stessa musica la sento a modo mio, solo una parte. Ecco perché poi mi esercito molto a casa, per essere al passo con le altre.”

Carmen non ha mai mollato, superando anche il periodo della pandemia, non facile per lei, poiché, costretti ad indossare le mascherine, faceva fatica a sentire le correzioni del coreografo, non potendo neanche leggere il labiale.
Finalmente ora ha raggiunto il suo sogno, impegnandosi il triplo e non fermandosi mai, provando continuamente gli assoli a casa, ascoltando a ripetizione la musica fino a riuscire a sentirla perfettamente: il suo è un lavoro immenso portato avanti da anni per raggiungere la sua più grande passione, per “superare” quel silenzio che era costretta ad avere dalla nascita. Ha battuto la sua disabilità, ha vinto lei, solo riuscendo attraverso le vibrazioni del pavimento a ballare.