Da alcune settimane l’Unione Europea sta discutendo su una proposta avanzata già da molto tempo che riguarda la prestazione energetica nell’edilizia. Questa direttiva, infatti, prevede che nel 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno raggiungere almeno la classe energetica E e nel 2033 la D. Senza queste caratteristiche in un futuro prossimo non sarà possibile vendere o affittare case per chi non possiede il bollino verde europeo anche se per ora è stata concessa massima libertà decisionale agli stati Ue.
Con questo provvedimento l’Europa intende diminuire del 55%, entro il 2030, le emissioni rispetto ai livelli del 1990. Mediamente gli edifici, appunto, rappresentano il 40% del consumo energetico e il 36% dell’emissione di gas nocivi.
Essendo di matrice europea, questa normativa, interesserà anche il suolo italiano e di conseguenza le abitazioni di tutti i cittadini. E’ per questo che nell’ultima settimana la Commissione europea è stato dominata da un clima di tensione e perplessità. Questa scelta ha infatti visto contrapposti i due fronti avversari: da un lato troviamo la sinistra che spinge per attuare la proposta avendo una visione più radicale del testo, dall’altro abbiamo il partito popolare europeo che frena sull’attuazione del progetto mantenendo una visione lucida e ancorata alla realtà.

I paesi del nord stanno rispondendo in modo positivo al richiamo europeo cercando di realizzare l’obiettivo di sostituire l’economia dello spreco e del consumo con la famigerata “Green economy”. Non vale lo stesso discorso per molti Paesi, tra cui l’italia, che, essendo pervasi da monumenti storici e siti archeologici antichissimi, per forza di cose non riuscirebbero a soddisfare gli standard dettati dal Parlamento europeo.
A tal proposito è intervenuto anche il Governo italiano, la cui leader Giorgia Meloni ha affermato: “La casa è sacra e non si tocca“. E ancora il capogruppo di Fratelli d’Italia Francesco Foti: “Fratelli d’Italia mette in guardia dal tentativo dell’Unione europea di rifilare all’Italia, con la direttiva sull’efficientamento energetico, una patrimoniale camuffata che va a ledere i diritti dei proprietari“. Anche Matteo Salvini, leader del Carroccio, concorda con la premier pretendendo che la UE cali le esigenze di sostenibilità ambientale nel contesto italiano, il cui patrimonio immobiliare è composto da 57 mila unità di cui 19,5 abitazioni principali. E’ evidente infatti che la moltitudine di borghi, frazioni e piccole comunità non possono essere ristrutturate o in qualche modo “alzate di livello energetico”. Oltre a ciò resta l’incognita dei sussidi: per permettere a tutti di migliorare le proprie abitazioni è indispensabile creare un fondo di risorse a cui tutti possano attingere per soddisfare la normativa.

Diversa invece la posizione di Angelo Bonelli, di Europa Verde, che ritiene necessaria un’informazione non terroristica. Secondo lui, infatti, la direttiva non vuole penalizzare i proprietari, ma solamente dare un segnale di modernizzazione all’interno della Nazione. I dubbi sono molti, le certezze per ora esigue, quel che è certo è che per un paese come l’Italia, indebolito come molti altri dal lungo periodo del Covid19 e ricco di edifici storici e antichi questa è molto più di una proposta: è un un impegno dispendioso che, pur all’insegna del clima, rappresenta un sacrificio per tutti i cittadini.
Resta per ora un quesito che in molti si pongono: Sostenibilità ecologica e sostenibilità economica, come la intendiamo noi, sarebbero conciliabili?