Per parlare di auto elettriche e di come si svilupperà il mondo delle auto in un futuro non troppo lontano abbiamo intervistato Stefano Sordelli, Future Mobility Manager di Volkswagen Group Italia, che ci ha spiegato gli obiettivi comuni dell’Europa e come l’Italia si sta adeguando.

Dott. Sordelli, cosa significa essere un Future Mobility Manager?
Essere un Future Mobility manager vuol dire occuparsi della mobilità di domani, quindi dei progetti legati all’elettrico, alla connettività, alla digitalizzazione, progetti trasversali che quindi riguardano tutti i brand.
Nel fare questa attività il mio compito è quello di creare nuovi contatti con aziende di settori che prima non consideravamo, come quello dell’energia o quello dell’IT.
Oltre a questo dobbiamo spiegare questi progetti al nostro governo, ai parlamentari, e anche agli enti locali, perché alcune decisioni vengono prese a livello regionale o di singola città, alcuni di questi potenziali nuovi progetti possono poi essere implementati in città come ad esempio Verona.
Qual è il suo ruolo all’interno del gruppo Volkswagen?
Il mio ruolo riguarda progetti che verranno implementati in futuro su attività che non sono il nostro normale lavoro; i nuovi progetti possono riguardare la sharing mobility, i mezzi a due ruote, i sistemi di connettività e di dialogo tra la vettura e l’infrastruttura stradale, le così dette “smart road”.
Questo lavoro viene fatto ovviamente coinvolgendo i colleghi dei diversi brand – essendo la mia posizione trasversale a tutti i brand – a seconda della marca interessata a quel progetto, altre volte con tutte le marche.
Parlando di auto elettriche, quale trend di crescita pensa che possano avere nei prossimi dieci anni?
Nonostante nell’ultimo anno in Italia ci sia stato un trend di crescita negativo, a causa della mancanza di produzione e per il cambio di incentivi, è stato il primo anno in flessione, negli anni passati invece c’è sempre stata una crescita intorno al 100%; se gli incentivi vengono ricalibrati si ritornerà ad una crescita in positivo.

A seguito della decisione – per il momento prorogata – della Commissione Europea di mettere al bando le vetture tradizionali entro il 2035, non sarà più possibile immatricolare le auto che conosciamo ora, ma solo a emissioni zero. Inevitabilmente anche l’Italia si dovrà allineare al trend che oggi c’è già negli altri paesi europei come Francia, Germania, Inghilterra dove, ogni 100 auto vendute, 15 circa sono elettriche; in Italia e in Spagna siamo su una media sotto le 4 auto ogni 100.
L’Italia a Bruxelles ha depositato il piano integrato “energia e clima” dove dichiara che, per raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti, seguendo la linea degli altri paesi, nel 2030 si stima che circoleranno in Italia sei milioni di auto, delle quali quattro milioni totalmente elettriche, mentre i restanti due milioni saranno ibride plug-in. Questi dati sono abbastanza raggiungibili seguendo ovviamente i giusti investimenti e creando le strutture adeguate alla mobilità elettrica.
I costi delle auto elettriche sono molto alti e queste auto fanno quasi tutte parte delle classi di veicoli più alte, arriveranno prima del 2035 auto più piccole con prezzi ridotti?
Oggi le auto offerte molte sono di segmenti medio-alti, visto che in Italia il 64% del mercato delle auto è composto da vetture medio-piccole, e nel mercato italiano ci sono poche auto elettriche piccole, quando finiscono (gli incentivi) cala anche la richiesta.
È previsto l’arrivo di veicoli più piccoli, anche più piccoli del ID.3, che ora è il modello della Volkswagen delle dimensioni di una Golf, ma in tutti i brand c’è questo progetto.
In generale, il costo maggiore è dato dal costo della batteria – circa 1/3 del totale dell’auto. Prima si ridurrà il costo dei kilowatt all’ora, prima si abbasseranno i prezzi, questo si stima che potrebbe avvenire tra circa i tre e i cinque anni.
Oggi se si decide di noleggiare un auto elettrica, ci si può accorgere che il costo mensile tra un’auto elettrica e una vettura tradizionale è praticamente lo stesso. La formula del noleggio molte persone la scelgono perché, dopo due o tre anni, si può decidere cosa fare.
Pensa che ci sarà uno sviluppo dei punti di ricarica uniforme in tutta la penisola e se migliorerà rispetto a come è adesso?

Il problema dei punti di ricarica non influenza la vendita delle auto, perché le infrastrutture che permettono la ricarica delle vetture ci sono, meno che in altri paesi ma – in rapporto con le auto circolanti – siamo messi meglio rispetto ad altri paesi. Questo perché in Italia non si corre il rischio di trovarsi senza energia e senza un punto di ricarica vicino.
Il rapporto tra i punti di ricarica e le auto circolanti è di 4,5 per punto nel nostro Paese, contro l’1 a 10 in altri paesi che hanno più auto elettriche, ma pochi punti di ricarica.
Un problema sono certamente il modo in cui sono disposti i punti di ricarica, perché oltre il 58% si trova nel nord dell’Italia, e nei centri abitati, mentre pochi si trovano nelle autostrade e questo servirebbe per utilizzare un’auto elettrica fuori dalle città, e ancora meno sono i punti di ricarica veloce, che sarebbero molto più comodi.
In un futuro verranno utilizzati modi alternativi per spostarsi che non comprendono un’auto personale?

In un domani la visione è che possano circolare meno vetture, infatti ora in Italia ci sono oltre 38 milioni di auto, di cui alcune di loro sono euro 0 o euro 1 e che quindi inquinano molto nonostante vengano utilizzate poco; se queste auto non venissero sostituite o scomparissero, chi lavora nel mondo dell’automobile non verrebbe danneggiato anche con 30- 31 milioni di auto. Se fossero elettriche tutte e 38 milioni, non si risolverebbe il problema.
Nel futuro bisogna sicuramente investire nel trasporto pubblico a emissioni zero, oppure nel car-sharing, che funziona davvero bene nelle grandi città, un po’ meno in quelle più piccole, ma un ottimo sostituto sono i taxi condivisi che stanno venendo testati in città tedesche come Amburgo e Hannover. Queste nuove forme di mobilità possono aiutare la diminuzione di CO2 e in generale dell’inquinamento.