«Celebriamo oggi l’anniversario dell’Unità d’Italia, che è ’Giornata dell’Unità Nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera’. 162 anni fa, sotto il Tricolore, con i plebisciti popolari si espressero la sovranità e la volontà che, attraverso l’opera risorgimentale, avevano portato alla costituzione dello Stato italiano. Il primo pensiero va alle generazioni che hanno accompagnato questo traguardo, a quanti, con il loro operato, hanno contribuito alla nascita e alla crescita del nostro Paese, promuovendo quei valori di civile convivenza, quegli ideali di libertà e democrazia, di pace e di partecipazione allo Stato di diritto e alla comunità internazionale, che hanno trovato consacrazione nella nostra Costituzione».
Così ha dichiarato lo scorso 17 marzo 2023 il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un passaggio della sua dichiarazione, rilasciata proprio in occasione del 162° anniversario dell’Unità d’Italia.
Durante la mattinata di venerdì, il Capo dello Stato ha deposto una corona di alloro sulla tomba del Milite Ignoto, presso l’Altare della Patria, lo storico monumento nazionale situato in piazza Venezia, a Roma. Secondo il Presidente, infatti, la celebrazione di questa ricorrenza rappresenta l’occasione giusta per ricordare ciò che veramente è importante, continua nel in un altro passaggio del discorso: «La Repubblica, in innumerevoli prove e, da ultimo, durante la pandemia, ha confermato sentimenti di unità e coesione stringendosi ai valori costituzionali. Gli stessi che, ispirando la nostra società, garantiscono le risorse morali necessarie a fronteggiare le sfide complesse che la contemporaneità ci mette innanzi».

Alla solenne cerimonia hanno partecipato anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, il vice presidente della Camera, Fabio Rampelli, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il presidente della Corte Costituzionale, Silvana Sciarra, il sottosegretario alla Difesa Matteo Perego, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, e il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca.
Ma perché la ricorrenza dell’Unità nazionale si festeggia proprio il 17 marzo?
Per rispondere a questa domanda è necessario tornare indietro nel tempo di ben 161 anni quando, nel lontano 17 marzo del 1861, avveniva a Torino la proclamazione del Regno d’Italia, a seguito della quale nasce ufficialmente lo Stato Italiano.
Quel giorno in Parlamento fu annunciato: “Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; promulghiamo quanto segue: Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi successori il titolo di Re d’Italia. Ordiniamo che la presente, munita del sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come Legge dello Stato”. Iniziava così la monarchia costituzionale in Italia, che vedeva a capo del Paese Vittorio Emanuele II, re di Sardegna e Piemonte nonché primo re d’Italia. Il sistema monarchico verrà sostituito poi al termine della Seconda guerra mondiale con il referendum del 1946 per cui l’Italia divenne invece una repubblica parlamentare.

I diversi eventi storici che hanno portato all’unificazione del territorio italiano costituiscono quello che viene comunemente chiamato Risorgimento e protagonisti dello scenario italiano di metà 1800 sono specialmente: Mazzini, Camillo Benso Conte di Cavour, Garibaldi e, indubbiamente, Vittorio Emanuele II. Fu proprio Cavour, nel 1860, a portare a termine il processo di unificazione sostenendo in segreto la spedizione dei Mille guidati da Giuseppe Garibaldi. La missione si concluse poi a Teano nello stesso anno, più precisamente il 26 ottobre, con lo storico incontro tra, appunto, Garibaldi e Vittorio Emanuele II.
La completa unificazione del territorio nazionale avvenne negli anni seguenti: nel 1866 furono annessi il Veneto e la provincia di Mantova, nel 1870 il Lazio e, infine, nel 1918 il Trentino-Alto Adige e la Venezia Giulia.