Alcuni ricercatori dell’Università di Seul, diretti da Eue-Keun Choi, in uno studio pubblicato recentemente sulla rivista scientifica “Neurology” indicano che per prevenire l’ictus nei giovani basterebbe ridurre l’abuso di alcol negli adolescenti, un fenomeno ormai in crescita in tutto il mondo.
Nel 2020, il 20,6 per cento degli italiani fra 11 e 25 anni e il 17,1 per cento delle loro coetanee superavano il limite di un’unità alcolica al giorno, pari a 12 grammi di alcol puro, che corrispondono a un bicchiere da 125 ml di vino di media gradazione. Si beve di più fra 16 e 17 anni (maschi: 47 per cento e femmine: 34,5 per cento).

Le analisi prodotte dall’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto superiore di sanità indicano che, a partire dagli 11 anni, il consumo di alcol da parte dei giovani si caratterizza come «binge drinking». Purtroppo è emerso anche che persino il consumo occasionale a quest’età è nocivo e può portare a gravi conseguenze nel lungo termine poiché il sistema enzimatico non è ancora in grado di metabolizzare e smaltire queste sostanze.
Lo studio è stato condotto in Corea dove, stando alle stime beve troppo ben il 50,8 per cento dei maschi e il 26,9 per cento delle donne e i binge drinker, cioè coloro che bevono molti drink alla volta, sono il 20 per cento della popolazione.
E’ inoltre emerso dalle ricerche che erano stati selezionati un milione e mezzo di giovani tra i 20 e i 30 anni che avevano dichiarato di fare uso di alcolici, dopo sei anni 3153 sono stati vittime di ictus. Nello studio veniva considerato forte bevitore chi consumava almeno 15 grammi di alcol al giorno.
Il dato rilevante di questa indagine però è stata la celere corrispondenza riscontrata tra abuso nei giovani e l’aumento di ictus emorragico o ischemico nei primi anni di vita adulta. Si nota che chi aveva abusato per almeno due anni aveva un rischio aumentato del 20% rispetto a chi non beveva, mentre in chi aveva bevuto in maniera coscienziosa e moderata aumentava del 19%. Con tre anni di abuso la percentuale di rischio saliva al 22% e con quattro al 23%.
La brutta abitudine odierna di ubriacarsi fino allo stordimento o alla perdita dei sensi sta prendendo sempre più piede ormai in tutto il mondo. In Italia è definito “binge drinking” il consumo di oltre sei bicchieri di bevande alcoliche.

«Il problema dell’alcol va affrontato diversamente da quello del fumo – commenta il professor Mauro Silvestrini dell’Università Politecnica delle Marche e Presidente dell’Italian Stroke Association – Se entrambi sono un fattore di rischio per l’ictus, dal fumo è necessario star lontani in termini assoluti, mentre per l’alcol si tratta di un problema da affrontare almeno in termini di quantità. Per quanto riguarda questo studio coreano, va detto comunque che è difficile prendere i dati e sovrapporli così come sono alla realtà italiana, perché si tratta comunque di due contesti socioculturali diversi».
Infine il problema della quantità si pone principalmente per le donne il cui metabolismo funziona diversamente da quello maschile e ciò comporta che questo subisca danneggiamenti maggiori proprio come negli adolescenti.