La Sala Maffeiana, da secoli culla veronese dei concerti più affascinanti realizzati da grandi musicisti, ospiterà nel concerto di domani L’Appassionata, insieme alla giovane pianista Martina Consonni, in ricordo del giorno in cui proprio in quella sala il compositore Wolfgang Amadeus Mozart lasciò stupiti con la sua bravura e la sua musica i veronesi presenti. Abbiamo colto l’occasione per intervistare il noto violinista e maestro concertatore dell’orchestra Lorenzo Gugole.
Il 5 gennaio ti sei esibito nella Sala Maffeiana del Filarmonico di Verona insieme a cinque musicisti per l’inaugurazione della sesta edizione del festival di Mozart. Com’è stato suonare davanti a tutte quelle persone? Che emozioni hai provato?
È stato un concerto speciale perché suonavo con amici. Uno di loro era l’organizzatore dell’Ensemble, un amico con cui abbiamo condiviso tante cose, tanti momenti della vita; quindi, condividere anche questo concerto con lui e costruire qualcosa insieme di musica da camera, cioè con un gruppo estremamente piccolo, perché suonavamo brani con quattro o cinque elementi, era una cosa molto intima. Così si condivide la musica più bella del mondo, perché il quintetto di Mozart con il clarinetto è una delle cose più belle che abbia scritto, e suonarla con persone con cui condividi la vita e momenti speciali è estremamente emozionante. Poi poterlo fare in pubblico, in una sala importante, davanti a tante persone per l’inaugurazione di un festival significativo, porta a due cose: o uno si carica di tutto lo stress e l’aspettativa, cosa che io cerco di non fare più, o si cerca di godere del bello che è il fatto di poter suonare la musica, dell’opportunità di poterla fare in un posto bello, con degli amici, per un evento importante, e di condividerla con le persone che sono lì non per giudicarti, ma per ascoltarti. Io ho potuto vivere tutto questo, sono fortunato. In più quel concerto, a differenza di quello di domani, è stato fatto su strumenti antichi, quindi una cosa molto particolare e speciale.

Da dove nasce la tua passione per il violino? Quando hai iniziato a suonarlo?
Ho cominciato prima con il pianoforte a 7 anni perché qui a Tregnago c’era solo la scuola di pianoforte. Poi, avendo due fratelli più grandi che anche loro suonavano il pianoforte e sono entrati in conservatorio, quando è stato il mio turno, mia mamma mi ha chiesto se potessi suonare qualcos’altro. Sono quindi entrato in conservatorio sia per pianoforte che per violino, anche se quest’ultimo l’avevo visto solamente in TV, e ho cominciato. All’inizio è stato difficile e volevo smettere, perché in prima media andare fino a Verona da solo e cominciare uno strumento difficile, nel momento in cui dopo 4/5 anni il pianoforte lo sapevo suonare abbastanza, è stato un po’ un regredire, e quindi è stata dura. Per fortuna la famiglia mi ha sostenuto e quindi dopo il violino è diventato sempre più predominante nella mia vita.
Quindi è stato anche grazie alla tua famiglia che ti ha sostenuto e ti ha aiutato…

La famiglia è il fulcro di tutto quello che siamo. Secondo me, tutto quello che arriviamo a fare, se notiamo bene, riusciamo a farlo perché sempre c’è un input, un appoggio e un’accettazione del proprio progetto nella vita da parte della famiglia.
Adesso che ti esibisci su tanti palchi e hai suonato brani di svariati musicisti e compositori, ce n’è uno che ti ispira o ti piace particolarmente?
Una volta ho suonato con un grande, a cui hanno fatto questa domanda, e gli rubo la risposta, perché è stato estremamente stimolante: “Il mio compositore preferito è quello che devo suonare questa sera”, rispose lui, ed effettivamente molte volte capita di dover suonare musica che non ci è magari congeniale o non è nelle nostre corde, ma, studiandola e approfondendola con passione, trovi una chiave di lettura personale, che fa diventare un po’ tuo il brano. Ovvio che poi i miei compositori preferiti, in cui mi piace nascondermi e ritrovarmi, sono quelli dell’epoca barocca, come ad esempio Bach.
Hai accennato prima l’Appassionata, questa orchestra da camera di cui tu sei maestro concertatore. Com’è nata?
È un po’ complesso, nel senso che L’Appassionata è nata facendo musica da camera con dei colleghi. Avevamo un trio con pianoforte e flauto ed eravamo in una tournée in Cina a fare dei concerti. Lì abbiamo conosciuto il presidente della Gaspari Foundation che ha sposato la nostra idea di fare un progetto per i giovani e ci ha offerto il suo aiuto per costruirlo, quindi io e il flautista Tommaso Benciolini, con cui suonavamo, abbiamo detto perché no. La nostra sfortuna, e fortuna anche, è stata che il progetto è partito l’anno prima del Covid, perché il primo concerto è stato fatto a dicembre del 2019. Avevamo tutta la stagione da marzo a giugno pianificata, ma non è stato possibile farla per quello che è successo nella pandemia. Comunque non abbiamo abbandonato il progetto, anzi tutto questo ci ha aiutato a crederci di più quando c’è stata la possibilità di tornare, perché non c’erano tante possibilità di suonare anche negli anni successivi e quindi ci siamo impegnati per farlo diventare un grande progetto. Abbiamo avuto la possibilità di fare due progetti discografici molto belli e ancora apprezzati, abbiamo fatto dei video che dopo ci hanno dato visibilità. E poi, nel momento in cui è stato possibile rimettersi in gioco, siamo stati i primi a farlo con entusiasmo, con passione, credendoci molto e creando questa sintonia tra le persone, i giovani, il voler fare bene e il volere anche in un momento difficile crederci veramente con speranza.
Un’ultima domanda: qualche aspettativa per il concerto di domani e per tutta la stagione di concerti che ne seguirà?
Per la stagione hanno fatto la rassegna stampa, quindi è stata presentata ieri, ma io non sono potuto andare perché ero impegnato qui a Tregnago nel progetto e nelle prove. Sono estremamente grato perché fare cinque anni così ed essere ancora qua è una fortuna, sono estremamente felice perché è una grande possibilità. Anche quest’anno suoneremo bellissima musica associando momenti storici e compositori diversi, quindi avremo un’altra possibilità di vivere un po’ tutto l’arco temporale della musica classica e di suonare con dei grandi solisti, potendo anche imparare e migliorare. Sono molto felice perché in cinque anni anche se è la sesta edizione, perchè una è stata un po’ sospesa dal Covid, il gruppo cambia. Ci sono delle difficoltà, delle persone che non possono più collaborare perché prendono altre strade, delle persone nuove che arrivano, e cercare sempre di fare gruppo e di trovare l’entusiasmo che avevamo all’inizio del primo anno non è semplice, ma è quello che voglio seguire anche in questa stagione.












