L’istituto di tutela e studio della lingua italiana a Firenze induce gli italiani a riflettere sul fatto di introdurre o meno nell’italiano colloquiale espressioni diffuse nella lingua parlata ma scorrette grammaticalmente
Dal 28 gennaio 2019 espressioni come “esci il cane” o “siedi il bambino” sono state ammesse nell’italiano colloquiale, ma non in quello scritto, dal prestigioso istituto di tutela e studio della lingua italiana con sede a Firenze, ovvero l’Accademia della Crusca. Tutto è partito da un intervento sulla rete di un accademico della Crusca, ovvero Vittorio Coletti, il quale, in risposta ad alcune domande che gli sono state poste sul web riguardanti l’uso transitivo di alcuni verbi intransitivi (come ad esempio il verbo sedere con l’oggetto diretto di persona), risponde dicendo: “I verbi di moto, come sedere, ammettono in usi regionali e popolari sempre più distesi anche l’oggetto diretto e in questa costruzione hanno una loro efficacia e sinteticità espressiva che può indurre a sorvolare sui loro limiti grammaticali”. Ciò ha scatenato l’entusiasmo di tutti coloro che utilizzano queste forme e spesso venivano corretti.
L’accademico e responsabile del Centro di consulenza linguistica Paolo D’Achille ha inviato la risposta su Internet all’intervento del collega Coletti, intitolandola “Siedi il bambino! No, fallo sedere!”, e ribadisce che, nonostante si possano sorvolare i limiti grammaticali di questi espressioni di verbi intransitivi utilizzati transitivamente data la loro efficacia e sinteticità espressiva (per riprendere le parole del collega), ciò non significa che agli studenti sia permesso rendere proprie queste espressioni.
Il presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini, afferma: “Coletti ha guardato con simpatia a una spinta innovativa che accetta un modo di dire popolare nell’eccezione della quotidianità e delle situazioni familiari. Naturalmente se questo viene trasportato nella grammatica della scuola nascono dei problemi perché l’insegnante sarà comunque tenuto a correggere quelle forme nell’italiano scritto e formale”.
Infatti questa notizia ha scatenato delle proteste sia da parte dei difensori della lingua italiana sia da parte di molti professori e docenti. Essi sostengono che questa è una presa d’atto di espressioni già diffuse nella lingua parlata: spesso accade che una lingua accetti termini nuovi o che si impongono col tempo; ma questo caso è diverso, poiché esiste una regola a cui non ci si può opporre.
(Foto copertina: https://mattinopadova.gelocal.it/tempo-libero/2019/01/29/news/la-crusca-esci-il-cane-e-l-onda-social-la-vita-difficile-degli-accademici-1.17703088)