Si possono chiamare così, volti senza nome, le vittime italiane delle foibe.
Dal 2005 l’Italia ricorda il 10 febbraio di ogni anno la tragedia delle vittime delle Foibe. Una tragedia iniziata l’8 settembre 1943, quando, con l’armistizio siglato da Badoglio con gli Alleati, lo sconfitto Regno d’Italia cadde in balia degli eventi. I possedimenti italiani in Istria e sulla costa dalmata vennero infatti occupati dai partigiani jugoslavi, che subito costrinsero alla fuga civili e militari italiani.
Le persone costrette a lasciare le proprie case furono oltre 205.000, anche 350.000 secondo alcune stime. Fu in questo contesto che ebbero luogo le rappresaglie violente che solo negli ultimi anni stanno riemergendo dal buio del passato. I partigiani jugoslavi, in rapida avanzata, perseguirono contro gli italiani un vero e proprio progetto di sterminio, sfruttando le cavità naturali caratteristiche del territorio carsico, le foibe.
La più conosciuta tra queste profonde grotte verticali, sparse tra il Friuli Venezia-Giulia e la Dalmazia, è quella di Basovizza, dove per la sua grandezza e profondità molte persone trovarono la morte per mano dei partigiani di Tito. I massacri durarono fino al 1945, quando, con la fine della guerra e il riattivarsi delle relazioni diplomatiche, la situazione del confine orientale italiano venne faticosamente definita. Si fa memoria di circa 11.000 vittime, quasi tutte senza nome.