Nato a Milano nel 1992 da madre italiana e padre egiziano, cresce nel quartiere periferico del Gratosoglio, iniziando a studiare canto fin da piccolo. Durante la sua infanzia i genitori si separano, e Mahmood cresce con la madre, pur risentendo dell’abbandono del padre, col quale non avrà più rapporti.
Mahmood non parla arabo,nonostante le origini paterne, ma parla fluentemente il sardo, in quanto, per via delle origini materne, è molto legato alla cultura della Sardegna. Considera l’isola la sua seconda casa e fonte di ispirazione per la composizione dei brani.
Il nome d’arte Mahmood è un gioco di parole tra il suo cognome Mahmoud e l’espressione inglese “my mood” (il mio stato d’animo) che rappresenta il suo progetto di portare il suo stato d’animo e le sue emozioni all’interno dei suoi pezzi.
Di recente,dopo la clamorosa vittoria del festival di Sanremo,che ha scatenato una serie di polemiche sui social, è stato intervistato da Antonio Dikele Distefano, proprietario della nota pagina instagram “Esse Magazine”. L’intervista oltre a riguardare la vita e il suo modo di vedere le cose e le situazioni,tocca anche temi di estrema attualità.
Viene infatti chiesto dall’intervistatore come si possa in questi tempi essere considerati veramente italiani.Mahmood nasce da mamma italiana e padre marocchino all’ospedale di milano,quindi secondo la legge è a tutti gli effetti di cittadinanza italiana.
Quello che davvero vuole esprimere con la sua musica e i suoi concetti è che deve cambiare qualcosa dentro la mente di ogni persona,”deve cambiare un pensiero,un meccanismo”.La vittoria di Mahmood a San Remo è stata significativa,il suo brano “soldi” è stato definito “rivoluzionario”.
Forse serviva un evento significativo come questo per smuovere il pensiero di molte persone? O bisogna partire da qualcos’altro?