Meno di quattro settimane fa Anna Pepe non esisteva. Era una semplice adolescente iscritta al secondo anno di grafica pubblicitaria, che nel suo tempo libero si divertiva a fare freestyle su Instagram. Dopodiché ha debuttato con il suo pezzo «Bando», superando tutti i partecipanti di Sanremo compreso Ghali.
Il suo brano è uscito il 31 gennaio, in due settimane è arrivato in Top 200, alla terza era in Top 50 e dopo in Top 10 con un totale di oltre 4 milioni di ascolti. «Sta accadendo qualcosa, ma non ho realizzato a fondo. Non mi monto la testa», dice lei.
Questo evidenzia quanto negli ultimi tempi la musica riesca a muoversi velocemente. La ragazza racconta che con il rap ci è cresciuta e che a casa sua la musica era sempre a bomba poiché suo padre faceva il deejay in serate hip hop ed è tuttora un collezionista di dischi.
«Bando», che si pronuncia «bendo», «è lo slang americano per quartiere». Per il resto le rime sono un esercizio di stile su una base house: immagini di vita di quartiere fra buste (forse degli spacciatori) e Booster (lo scooter anni 90), ego trip e linguaggio social. Il testo è senza senso ma il sound e il suo flow entrano in testa a molti. Nel rap in generale ma soprattutto in Italia le donne sono in minoranza così Anna sostiene: «Sono una che ama le sfide e la competizione e ho trovato nel rap il modo migliore per esprimermi, per tirare fuori la mia voglia di rivincita».
Parla di “voglia di rivincita” perché alle elementari era costantemente presa in giro a causa della sua aria da maschiaccio ed esclusa per la sua mentalità più matura. Invece alle medie per l’aspetto fisico. La sedicenne però spiega: «Uno che mi bullizzava è ancora in classe con me, ma ora so come rispondergli».
Insomma tra le rime e il rap Anna è riuscita a portarsi fuori dal guscio dell’adolescenza.