“Se fossimo vissuti, avrei avuto cose da raccontare sull’ardimento, l’abnegazione e il coraggio dei miei compagni che avrebbero commosso il cuore di ogni inglese. Queste rozze note e i nostri corpi senza vita dovranno narrare la nostra storia”. Fu questa l’ultima annotazione sul proprio taccuino dell’esploratore britannico Robert Falcon Scott, risalente al 29 marzo 1912.
L’esploratore morirà a quarantatrè anni poche ore più tardi a causa della mancanza di viveri e delle rigidissime temperature durante il viaggio di ritorno dal Polo Sud. Ma la storia non riservò a Scott nemmeno la gloria di essere stato il primo uomo a raggiungere il Polo. Il Britannico, insieme con i compagni Edward Wilson, Edgar Evans, Lawrence Oates e Henry Bowers, vi giunse infatti tra il 17 e il 18 gennaio del 1912, ma una volta arrivato trovò l’enorme delusione di una bandiera nera legata ad un pattino da slitta, lasciata dall’esploratore norvegese Roald Amundsen quasi un mese prima, il 14 dicembre 1911.
La conquista del Polo Sud era l’obiettivo primario di entrambi gli esploratori. Amundsen, già diventato famoso per essere stato il primo a completare la rotta del Passaggio a Nord-Ovest nel 1906, era intenzionato a compiere un’altra impresa. D’altro canto Scott, che aveva già provato nel 1902 a raggiungere il Polo Sud, ma si era dovuto arrendere quando si era trovato a 480 miglia di distanza dalla meta, non era disposto a lasciare ad altri il primato.
Nacque così una sorta di gara tra i due. Scott chiamò la sua spedizione “Spedizione Terra Nova”, mentre Amundsen chiamò la propria “Spedizione Amundsen”. Entrambi gli esploratori partirono con quattro compagni nell’ottobre del 1911, ma gli sci e i cani da slitta con cui era attrezzato Amundsen erano decisamente mezzi più efficaci rispetto ai pony della Manciuria e le motoslitte di Scott. Le motoslitte si rivelarono oltretutto inutilizzabili, a causa del numero di ottano del carburante troppo basso. Inoltre, nonostante anche Scott disponesse di cani da slitta, nessun uomo della spedizione li sapeva condurre. Dunque Amundsen precedette di molto Scott e tornò alla base senza troppi problemi, a differenza dello sfortunato Britannico. Evans e Oates furono i primi della spedizione Terra Nova che morirono. Scott, Wilson e Bowers morirono pochi giorni dopo nella loro tenda, a sole undici miglia da un deposito di viveri allestito durante il viaggio di andata.
Oggi, vicino al Polo Sud, è stata costruita una stazione di ricerca intitolata “Amundsen-Scott” per omaggiare entrambi gli esploratori.