Tutti noi umani sappiamo di vivere all’interno del Sistema solare: un grandissimo sistema planetario costituito da una moltitudine di corpi celesti che fluttuano nello spazio e che sono mantenuti in orbita dalla forza di gravità del Sole. Ciò che molti di noi non sanno è il fatto che in questo gigantesco universo sono presenti così tanti altri pianeti, oltre al nostro, che neanche ci possiamo immaginare.
Uno di questi, il quale è stato scoperto anche grazie a numerosi ricercatori italiani, è stato nominato WASP-76b ed è stato scoperto grazie ai telescopi e agli strumenti dell’Osservatorio Europeo Australe sulle Ande cilene. Tutti noi ora ci potremmo chiedere: «E quindi?», insomma ci è appena stato detto che nell’universo esistono miliardi e miliardi di pianeti, uno in meno o uno in più non cambia molto; la notizia particolare e inaspettata è che questo pianeta si distingue dagli altri per una principale caratteristica: su di esso piovono particelle di ferro.
«E’ un pianeta molto diverso rispetto alla nostra Terra» spiega Stefano Cristiani, ricercatore INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) a Trieste nel team che ha realizzato la scoperta, nonché uno dei responsabili scientifici dello spettrografo “Espresso” grazie al quale è stato caratterizzato WASP-76b: «La stella attorno a cui ruota è un po’ più grande, calda, e massiccia del nostro Sole, ma il pianeta, che ha una massa poco meno del nostro Giove, ruota molto vicino a questa stella, a una distanza di “soli” 5 milioni di chilometri, così che per compiere una rivoluzione impiega meno di due giorni, invece del nostro anno di 365 giorni»
«WASP-76b mostra sempre la stessa faccia alla sua stella, proprio come la Luna alla Terra, e il lato illuminato ha delle temperature altissime, attorno ai 2500 gradi. Il lato notturno è molto più freddo e questo dà luogo a venti fortissimi, un clima veramente estremo! L’estrema differenza di temperatura tra il lato giorno e quello notturno provoca questi venti vigorosi che spingono la pioggia di ferro dal lato giorno ultra-caldo al lato notte più freddo, quindi le altissime temperature che si verificano durante il giorno sciolgono i metalli presenti sul pianeta che poi alla sera, a causa dei fortissimi venti, vengono portati in aria».
Per questa nuova scoperta c’è stato bisogno dell’utilizzo di strumenti molto avanzati, proprio come quello di “Espresso”: uno strumento sensibilissimo montato al telescopio VTL di Cerro Paranal, in Cile, che è servito per analizzare l’effetto dell’atmosfera del pianeta, che quando transita davanti al disco della stella, assorbe una parte della luce emessa dalla stella stessa. Più di venticinque ricercatori e tecnologi italiani hanno lavorato quasi dieci anni perché questa nuova e strabiliante scoperta venisse alla luce e meritano complimenti poiché hanno tenuto alto il nome dell’Italia nella scienza.