Si chiama “The Crown” la serie tv, prodotta per Netflix da Peter Morgan, che vede come protagonista la regina Elisabetta II e la famiglia reale.
Il cast è composto da attori tra i più celebri come Claire Foy, nelle vesti della regina, Matt Smith che interpreta Filippo e non possono mancare anche Vanessa Kirby e Helena Carter nel personaggio di Margaret.
La serie si sviluppa su toni tragici e drammatici ed è costituita da quattro stagioni. La prima copre gli anni dal matrimonio della regina con Filippo di Edimburgo fino allo scoppio della crisi di Suez. La seconda prosegue con la narrazione degli eventi e termina con la nascita del principe Edoardo, ultimo figlio di Elisabetta e Filippo. La terza stagione è invece caratterizzata da episodi come l’elezione a primo ministro di Harold Wilson, il giubileo per i venticinque anni al trono di Elisabetta II e anche dalle prime vicende amorose del principe Carlo. L’ultima, quella che ha fatto più discutere, copre un arco temporale che inizia con il primo incontro tra Carlo e Lady Diana, fino alle dimissioni di Margaret Thatcher, la prima donna ad essere eletta primo ministro.
E’ proprio quest’ultima stagione che ha scatenato il malcontento della famiglia inglese, che ha voluto precisare il carattere fittizio della serie tv.
«È una stupenda produzione di fiction. Così, com’è prassi con gli altri show televisivi, Netflix dovrebbe essere molto esplicito sul fatto che si tratti solo di questo. – ha detto Oliver Dowden, segretario per la cultura inglese al Mail on Sunday – Senza di questo, ho paura che le future generazioni di spettatori che non abbiano vissuto all’epoca degli eventi qui raccontati possano confondere i fatti con la finzione».
Anche il fratello di Lady Diana, Spencer, che non aveva concesso il permesso alla produzione di “The Crown” di filmare all’interno del proprio nucleo familiare, ha condiviso questa preoccupazione. Lui stesso ha affermato di essere stato fermato per strada da persone convinte di aver assistito ad una lezione di storia. Il fratello ci ha tenuto però a precisare che il messaggio della serie tv è stato percepito in modo sbagliato e che il suo scopo non è quello di essere un documentario, ma una semplice fiction.
Oliver Dowden ha chiesto quindi recentemente a Netflix di etichettare la serie tv come “pura finzione”, sperando che il pubblico riesca a percepire il vero messaggio del programma.