Tutto ebbe inizio con Cittadella-Hellas Verona 2-0. Questo fu il risultato della finale di andata dei play-off per accedere alla Serie A del 2019. In quell’occasione l’Hellas pareva ormai spacciato. Ma nella partita di ritorno al Bentegodi accadde l’incredibile: prima un gol di Zaccagni, poi un gioiello di tacco di Di Carmine e infine la rete di Laribi ribaltarono il parziale dell’andata, portando l’Hellas in Serie A.
«Una partita azzeccata, l’Hellas arriverà ultimo in Serie A e l’anno prossimo tornerà in Serie B»: questo era il pensiero praticamente di tutti, esperti di calcio e non alla vigilia del nuovo campionato nella massima serie. D’altronde la rosa gialloblù era di gran lunga la peggiore sulla carta. Eppure, come disse Franz Beckenbauer, «nel calcio il più forte non vince. Piuttosto, chi vince è il più forte».
E infatti, fin da subito, il Verona del nuovo allenatore Ivan Juric si dimostra una squadra tostissima, non solo in grado di restare ben lontano dalla zona retrocessione, ma addirittura di portarsi in zona Europa League (ovvero nelle prime sei posizioni della classifica). Indimenticabile il successo al Bentegodi per 2-1 in rimonta contro la Juventus capolista, firmato Borini e Pazzini su rigore.

L’Hellas, già nella scorsa stagione, aveva dimostrato un gioco molto particolare: pressing altissimo, rapidità impressionante e ottima organizzazione sia difensiva che offensiva. Ma l’ingrediente segreto è proprio Ivan Juric: quasi mai seduto durante le partite, sempre a urlare ai giocatori cosa fare e cosa no, dirigendo così l’intera squadra, il tecnico riesce a capire come ogni giocatore si adatti a ogni tipo di avversario. Autentico mago dei cambi, l’allenatore dimostra la sua abilità ad esempio durante la straordinaria partita contro il Torino, quando al sessantanovesimo minuto il Verona, sotto per 3-0, riuscì a chiudere la partita sul 3-3, grazie a tre reti realizzate proprio dai tre subentrati: Pazzini, Verre e Stepinski.
Alla fine la squadra che tutti si aspettavano di vedere ventesima arriva nona in campionato.
Con l’inizio della stagione in corso, la 2020-2021, Juric, per effetto del calciomercato e della vendita di alcuni pezzi pregiati della suo rosa, si è ritrovato privo di alcuni elementi importantissimi: il centrocampista Amrabat, probabilmente l’elemento più importante, è stato ceduto alla Fiorentina, i difensori Rrahmani e Kumbulla sono finiti rispettivamente al Napoli e alla Roma, i trequartisti Pessina e Verre sono tornati all’Atalanta e alla Sampdoria, da cui erano in prestito; a ciò si è aggiunto il ritiro del capitano Pazzini. Al loro posto sono stati acquistati giocatori certamente non all’altezza dei partenti: Ceccherini e Magnani in difesa, Tameze, Rüegg, Vieira e Ilic a centrocampo, Favilli, Kalinic e Colley in attacco. Questa l’opinione generale degli esperti: «Una stagione fortunata grazie alla scoperta del talento di questi giocatori, ma ora che non li ha più il Verona non ha alcuna possibilità, nella stagione 2020-2021 lotterà per la salvezza». In effetti i nuovi acquisti sono numerosi, certo, ma si tratta di giocatori certamente non fortissimi, e molti sono ragazzini alle prime armi (Colley è classe 2000, Ilic 2001, Rüegg 1998).
Eppure, a quanto pare, anche questa opinione è stata smentita. L’Hellas è ripartito in quarta anche quest’anno, e si trova nuovamente con una costante vista sul sesto posto e, quindi, sull’Europa League. E tutto questo nonostante abbia cominciato la stagione con molta difficoltà a causa dei numerosissimi infortuni e dei tanti giocatori positivi al Covid-19. Inoltre, cosa ancor più incredibile, la squadra di Juric si dimostra estremamente forte soprattutto quando gioca contro le “Big” del nostro campionato. Anche l’anno scorso si notava che le “Big” faticavano a giocare contro il Verona, ma quest’anno i risultati parlano davvero chiaro: Verona-Roma 0-0 (3-0 a tavolino), Juventus-Verona 1-1, Milan-Verona 2-2, Atalanta-Verona 0-2, Lazio-Verona 1-2. Al contrario, l’Hellas fatica molto di più con le squadre “minori”, quelle che, sulla carta, dovrebbero essere allo stesso livello dell’Hellas.

Il merito sia del buonissimo inizio di stagione che dei successi contro le grandi porta sempre lo stesso nome: Ivan Juric. I giocatori cambiano, ma finché resta il tecnico la musica non cambia. L’allenatore infatti ha saputo gestire al meglio i nuovi titolari, dando fiducia anche ai più giovani: Lovato, classe 2000, è diventato un titolare inamovibile nella difesa a tre, e Salcedo, classe 2001, sta gradualmente guadagnandosi un posto da titolare, grazie alla sua straordinaria duttilità e instancabilità. Oltretutto, il tecnico ha il coraggio di proporre soluzioni inimmaginabili. Per esempio, nel match all’Olimpico contro la Lazio erano infortunate tutte le prime punte. Quindi Juric chi schiera davanti? Tameze, un centrocampista difensivo, che nella partita contro l’Atalanta era stato schierato da centrale difensivo; il mister ha capito che con la sua fisicità e abilità come incontrista il giocatore avrebbe potuto far male agli avversari, e infatti ha segnato la rete del definitivo 2-1 gialloblù. Oppure la marcatura a uomo sul giocatore più pericoloso degli avversari: contro l’Atalanta Gomez venne seguito a uomo da Dawidowicz, sia che l’argentino fosse a centrocampo che in area. Oppure contro la Lazio, in cui Milinkovic-Savic venne marcato allo stesso modo da Lovato, fisicamente adattissimo. Juric inoltre è in grado di gestire con polso i giocatori e le “teste calde”, arrivando a volte anche a minacciare i giocatori di sostituirli (è il caso proprio di Lovato nella partita contro la Lazio, intimidito con la minaccia di una sostituzione già al decimo minuto!). Un altro importante vantaggio di cui dispone l’Hellas è il fortissimo portiere Marco Silvestri, che raramente sbaglia e in alcune partite pare che alzi davvero un muro davanti alla porta, parando tutto il possibile e, a volte, anche l’impossibile.
Vedremo dunque se l’Hellas riuscirà a portare a casa anche quest’anno un buon risultato come l’anno scorso. Sicuramente, un settimo posto con venti punti (otto in meno del Milan capolista) dopo tredici giornate fa ben sperare, e sicuramente i ragazzi di Juric non si tireranno indietro quando sarà l’ora di difenderlo. Altrimenti, se si arrabbia Juric, si rischia grosso.