È curioso e paradossale come la vita funzioni come una roulette russa: ad alcuni vengono donate capacità e opportunità mentre altri si trovano perennemente sul binario sbagliato, sul quale il treno giusto da prendere non passa mai. Il fatto è che non solo il tutto si basa su una cruda casualità, ma i fortunati spesso sprecano la propria possibilità, facendo rimpiangere che non sia stata concessa ad altri.
Esempi molto recenti sono gli episodi che hanno visto protagonista Alberto Genovese, uomo d’affari ultimamente sotto i riflettori perché accusato di violenza sessuale e sequestro di persona. Come sia arrivato a tanto squallore è impossibile dirlo, ma perlomeno si può tracciare un profilo migliore della sua persona analizzandone la vita. Genovese, originario di Napoli ma trapiantato a Milano, si laurea a poco più di vent’anni in Economia all’Università Bocconi e subito dopo ricopre incarichi minori in Bain e McKinsey, società di consulenza strategica. Di questo passo si arriva al 2010, quando, dopo essere stato assunto da Ebay e aver studiato un software per ricercare on-line i prezzi delle varie compagnie assicurative mettendoli a confronto, ha la geniale idea di fondare la compagnia che lo porterà in auge: Facile.it. È in quel momento che emergono le effettive capacità dell’imprenditore napoletano, dal momento che riuscire a rivendere solo dopo quattro anni per circa 100 milioni di euro la propria società per poi diventare il punto di riferimento dell’imprenditoria italiana richiede assolutamente un’altissima dose di talento, coraggio e caparbietà.

È probabilmente dopo questo processo di elogio che una persona rivela il suo lato più debole: in un mondo dove il materialismo e l’egocentrismo sono stati portati all’esasperazione più totale dai social media, con l’arrivo del denaro ci si accorge in poco tempo che si possono acquistare persino vite intere di persone e, soprattutto, il loro silenzio. È evidente quindi quanto basti poco all’uomo per cambiare la propria natura: moralmente l’essere umano è sbagliato, e da una parte questo aspetto lo rende affascinante, dall’altra, non guardando in faccia i propri simili, causa danni irreparabili.
È pur vero che sono molto frequenti oggigiorno gli scandali che vedono protagonisti personaggi pubblici, e si dice che dopotutto ognuno di loro abbia (come tutti) i propri scheletri nell’armadio, ma vederli uscire così prepotentemente lascia sempre stupiti, come se fosse la prima volta. Com’è possibile che un uomo del suo calibro e della sua professionalità sia arrivato a tanto orrore? È a questo che portano il talento e l’intelligenza? Se quest’ultima può portare l’uomo a commettere crimini, deve essere vista come un pregio o come un’arma? Si può per certi versi dire che esistano un’intelligenza “bianca” e una “nera”, delle quali la prima mira a migliorare l’intera razza umana, mentre la seconda il singolo individuo. Nonostante non si debba dimenticare che il surclassare il prossimo con ogni mezzo disponibile sia un istinto naturale dell’uomo, il cui obiettivo è sempre la sopravvivenza, quest’ultimo deve sapersi porre dei limiti, riconoscere quando il concorrente è sconfitto e non esporsi oltre, senza quindi voler arrivare a toccare il Sole perché, si sa, prima o poi tutti a quel punto cadranno.
È ovviamente impossibile entrare a tutti gli effetti nella mente di una persona, ma sicuramente il successo e il denaro hanno contribuito a rivelare chi fosse realmente Alberto Genovese: probabilmente quando si parla di successo è proprio questa l’altra faccia della medaglia, cioè quella di rendere una persona nuda, in una condizione in cui qualsiasi “pirandellata” è vana e quindi qualsiasi maschera si frantuma, rivelando il vero lato di se stessi.