L’aria della crisi, come detto da Matteo Renzi, aleggiava sul governo da parecchi mesi e questo era reso evidente dallo stallo che il governo aveva preso su decisioni chiave per il paese come l’ex Ilva, l’alta velocità…un ulteriore insofferenza si è iniziata a intravedere poche settimane fa quando Italia Viva si è decisa a puntare i piedi per far sentire la sua voce su temi in cui il governo e lo stesso Presidente del Consiglio preferivano non pronunciarsi o rimandare in avanti come ad esempio il MES o il recovery fund. Insofferenza dovuta anche al fatto che Italia Viva, insieme a Leu non riusciva a far valere la sua voce sui temi chiave per la sua posizione minoritaria all’interno della coalizione di cui il M5s fa la parte del leone insieme al Pd; inoltre, lo stesso parlamento, a causa dell’emergenza sanitaria, è stato trascurato e quasi messo in ombra in favore dei DPCM del Premier Conte che durante la pandemia ha guadagnato in consensi.

Bisogna riconoscere che Renzi, durante l’annuncio delle dimissioni dei ministri iniziato alle 18.00 passate, è riuscito a dire tutto e niente con una grande abilità retorica. Si poteva addirittura pensare che appartenesse all’opposizione vista la lunga lista di accuse rivolte verso il governo e il suo Presidente del Consiglio. In un’ora ha accusato di ritardi e indecisioni il governo di cui il suo partito aveva fatto parte fino a pochi minuti prima quasi cercando di scaricare su Pd e M5s la responsabilità di tutto quello che non ha funzionato nella politica in questo anno drammatico.
A questo punto l’obiettivo dell’ex sindaco di Firenze sembra molto chiaro, infatti, nonostante il suo piano non sia andato completamente nel verso giusto (non si aspettava una chiusura così netta da parte di Zingaretti e del suo partito in cui sperava un appoggio a crisi fatta) spera, e forse vuole, fare un governo con la stessa maggioranza ma senza Conte (o comunque con condizioni diverse e ministeri importanti per Iv). Lo stesso Renzi sembra sicuro di sé quando dice di non aspettarsi le elezioni, visto che sia il Pd sia il M5s ne uscirebbero ridimensionati e che martedì Conte al Senato non troverà i numeri per fare un nuovo governo senza l’aiuto dell’ex premier.

Inoltre, c’è un altro problema per il governo, infatti Matteo Salvini, leader della Lega, ha annunciato che alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle, scontenti per la direzione disastrosa che ha intrapreso il loro partito, sarebbero pronti ad entrare nella Lega facendo sì che i cosiddetti “responsabili” debbano essere più di quelli che si calcolano in questo momento per garantire la maggioranza assoluta al Senato (161 seggi) visto che al colle la maggioranza relativa (158 seggi) non sarebbe sufficientemente rassicurante per continuare la legislatura. Gli occhi, in questo momento, sono puntati tutti su Italia 23, il nuovo gruppo partitico creato appositamente in seno al movimento del voto degli italiani all’estero, per rendere concreto e stabile l’insieme dei senatori “responsabili”, “costruttori” o “traditori” (a seconda del punto di vista) che sostenga Conte fino a fine legislatura.
Nel frattempo il centrodestra unito, in questa situazione molto confusa e delicata, sembra rilanciare in modo compatto la via maestra del governo di scopo che conduca al voto a giugno, dove molto probabilmente otterrebbe una vittoria netta che gli permetterebbe di governare con ampia maggioranza.
Intanto non possiamo fare altro che attendere l’evolversi della crisi e aspettare il lunedì e il martedì quando Conte andrà a riferire alla Camera e al Senato per ottenere (forse) la fiducia.
Se volete essere aggiornati sui fatti avvenuti alla Camera e al Senato potete andare a questo link: Conte ha i giorni contati?