Certe volte nella vita ci sono dei momenti in cui ci sente spaesati e si perde la speranza di proseguire, tuttavia c’è qualcuno che ha la forza di non abbattersi. Questo è il caso di Xiao Ping, donna di Taipei, malata di tumore, nota per aver affrontato a testa alta il suo difficile percorso col cancro e per aver pronunciato la frase: “Sono comunque lieta”, riferita proprio al carcinoma. A questo punto viene da chiedersi: “Da dove deriva questa felicità, nonostante la malattia?”.
Grazie ad Anna, veronese ed ex studentessa di lingue a Milano, che ha potuto incontrarla durante l’esperienza di studio in Cina, conosciamo l’esperienza di questa donna che non ha mai mollato e che ha trovato nel Cristianesimo la propria luce e la felicità.
Xiao Ping come affronta la vita? Quale messaggio vuole portare con il suo impegno all’interno della comunità di Taipei?
Xiao Ping affronta la vita in modo molto positivo. Quando ero a Taipei nel 2018, lei era la colonna portante della vita della comunità, come lo è tuttora. Mi ricordo che la sua energia era travolgente, potrebbe essere descritta come un vulcano. Da quando si è riaggravata, proprio i giorni in cui io sono ripartita per l’Italia, la sua presenza non ha mai smesso di essere determinante per gli amici della comunità.
Il messaggio che vuole portare è insito nella sua persona e nel come affronta la sua malattia e la sua vita: se una persona sa di essere amata e che ci sono degli amici pronti a sostenerla, riesce ad affrontare anche i dolori più grandi. Non solo, c’è anche bisogno di avere la speranza perché, anche se non andrà tutto bene come si vorrebbe, come il tumore incurabile di Xiao Ping, la propria vita è sempre spesa per qualcosa di grande e per questo ha un senso.
Com’è cambiata la vita della signora Ping dopo il suo incontro con il Movimento? Come è diventata “cuore pulsante”della comunità cristiana di cui fa parte?
Xiao Ping lavorava nel mondo delle assicurazioni e non era cristiana. La sua vita è quindi cambiata radicalmente dopo l’incontro col Movimento (realtà cristiana fondata dal sacerdote Luigi Giussani nel 1954, anche chiamata Comunione e Liberazione). Come racconta l’articolo su Tracce (giornale ufficiale di CL), ha conosciuto il Movimento attraverso una collega e l’attività della “caritativa” che i preti e i ragazzi svolgevano nella casa di riposo dove era ricoverato il padre. E’ diventata il “cuore pulsante” della comunità semplicemente vivendo fino in fondo ciò che sentiva durante gli incontri e raccontandolo.
Che impressione si ha quando la si conosce? L’attività che a lungo ha svolto all’interno della comunità su cosa fa riflettere?
Proprio per il suo forte entusiasmo, quando la si incontra sembra di avere di fronte a sé un vulcano. Anche in questo periodo in cui la malattia la costringe a stare su una sedia a rotelle, non vuole mai mancare a un appuntamento, tutti i giorni è in contatto coi preti e non nasconde nessuna delle domande che ha. Questa curiosità che la anima e il suo modo di interrogarsi sulla malattia le hanno permesso di diventare un punto di riferimento per i suoi amici.

I preti della comunità di Taipei dicono che guardare la signora Ping è come vedere l’esempio di Cristo. Che ne pensi?
“Vedere l’esempio di Cristo” significa che Xiao Ping vive la sua malattia non come una sfortuna che le è capitata e che limita la sua vita, ma come un’opportunità che le è data per vivere ancora più intensamente e per approfondire la sua fede. Questo è chiaro per i preti e per gli altri amici della comunità i quali, attraverso l’esempio di Xiao Ping, riconoscono Gesù che la cambia e li cambia.
Come viene vissuto l’insegnamento cristiano nelle comunità in Cina? Come hai vissuto l’esperienza a Taiwan?
Innanzitutto, senza entrare nel dibattito politico e storico, la Cina e Taiwan sono due nazioni molto diverse in cui anche la religione è vissuta e tollerata in modo profondamente differente. Tralasciando la Cina che richiederebbe uno spazio a sé, ci si sofferma sulla situazione a Taiwan. A Formosa (vecchio nome di Taiwan) i cristiani sono una minoranza della popolazione, che per la maggior parte è di tradizione buddista, anche se non praticante.
Nonostante questo, ci sono diversi segni della religione cristiana. Io stessa ho studiato all’Università Cattolica di Taipei, fondata da un prete che, dopo la salita di Mao in Cina continentale, fuggì sull’isola e lì ricostruì l’università che era stato costretto ad abbandonare sul continente. In università vengono quindi studiate la Bibbia e l’arte sacra, ma per molti ragazzi queste rimangono esclusivamente materie di studio che sentono molto distanti dalla propria realtà. Basti pensare che, per ovvie ragioni, in Estremo Oriente manca un substrato culturale cristiano.
Questi ambiti rimangono quindi un oggetto di studio esotico e, per i più fortunati, interessante, ma non incidente. La sfida per i preti sta proprio nel mostrare ai ragazzi che Cristo e l’esperienza cristiana possono essere reali anche ai giorni nostri. Come cercano di fare questo? Soprattutto attraverso l’amicizia. Anche io quando ero là andavo a casa dei preti ogni sabato: prima per il pranzo insieme, poi per la caritativa alla casa di riposo. Spesso anche alla sera facevamo qualche attività insieme. Un altro appuntamento era la scuola di comunità ogni giovedì sera, che si concludeva con una cena tutti insieme. Attraverso questi semplici gesti, i ragazzi iniziano a chiedersi cosa ci sia di diverso che rende i momenti insieme così belli. Pian piano, cercano di dare risposta a questa domanda.