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Alle ore 12.00 di martedì 26 gennaio, il premier Conte, dopo un Cdm iniziato in mattinata e all’interno del quale si è complimentato con tutta la squadra di governo, si è recato al Quirinale per dimettersi e consegnare nelle mani del Capo dello Stato la regia di questa nuova crisi. Infatti, l’avvocato del popolo, nei giorni seguenti al voto di fiducia, non era riuscito nell’intento di allargare la sua maggioranza ad altri senatori volenterosi e vedendosi in minoranza nel voto della relazione sulla giustizia di Bonafede, che sarebbe dovuta essere mercoledì, ha preferito rimettere l’incarico al Colle, nella speranza di una crisi pilotata che porti a un Conte ter. Ma ci sarà veramente un nuovo incarico per Conte? Prima di valutare le opzioni sul tavolo è giusto andare per ordine, partendo dalle consultazioni.

Giuseppe Conte

Le consultazioni e l’apertura di Matteo Renzi

Mercoledì Sergio Mattarella ha iniziato il giro di consultazioni al Quirinale ricevendo in ordine il Presidente del Senato Elisabetta Casellati e il Presidente della Camera Roberto Fico, che ha lasciato il palazzo dopo le 18.30 passate, inoltre non ha mancato una telefonata all’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Dalle 10.00 del giorno seguente Mattarella ha ascoltato i pareri delle delegazioni delle forze politiche minori; il primo è stato il Gruppo Parlamentare per le Autonomie, seguito dalle delegazioni dei Gruppi Misti, di Liberi e Uguali, Italia Viva-Psi e per ultimo il Partito Democratico.

Matteo Renzi, leader di Italia Viva

Importante in questa giornata è stata la dichiarazione di Matteo Renzi, che davanti alle telecamere ha lanciato un’apertura per un ritorno in maggioranza: «Vogliamo sapere dalle altre forze se ritengono Italia viva parte di una possibile maggioranza. Rimettiamo la questione a chi ci vuole fuori. – con un riferimento particolare al M5s, – La nostra proposta è di portare il Paese a una discussione vera sul Next Generation Eu. Si tratta di 209 miliardi che se spesi male faranno quel debito cattivo di cui parla Draghi, se spesi bene potranno fare la differenza. Andare a elezioni sarebbe un errore».

Inoltre, ha ribadito il no a un veto su Conte ma poi ha rilanciato per un mandato esplorativo ad un’altra persona sottolineando il fatto che per Iv il premier dimissionario non è l’unica figura che potrebbe ricoprire l’incarico di Presidente del Consiglio (più volte Renzi ha dimostrato simpatia all’opzione di Mario Draghi come Premier). Hanno poi riconfermato l’appoggio a un possibile Conte ter i partiti che l’avevano già dato nel precedente voto di fiducia.

Le opposizioni e il M5s

Il venerdì si è dimostrata una giornata rovente per la politica italiana perché Mattarella nel pomeriggio ha sentito i pareri della delegazione unita del cdx e del partito che ha la maggiore forza parlamentare di questa possibile maggioranza. I leader del centrodestra Salvini, Meloni (che era in stampelle), Tajani, Lupi, Toti e De Poli si erano già trovati circa un’ora prima dell’incontro al Quirinale per discutere gli ultimi punti della linea comune. Ha quindi dimostrato la sua compattezza, pur nelle sue sfumature, di opposizione solida davanti al Presidente dove hanno richiesto il ritorno alle urne.

Sergio Mattarella assieme a Roberto Fico

Queste le parole di Matteo Salvini al termine del colloquio: «La delegazione unitaria del centrodestra, che rappresenta la maggioranza del Paese e governa 14 regioni su 20, ha espresso al presidente della Repubblica la comune preoccupazione per la situazione sanitaria, economica e sociale in cui versa l’Italia, situazione che è stata aggravata da un governo incapace e nato da un accordo di palazzo. La crisi, causata dai litigi, dalla vanità e dagli interessi personali di chi stava al governo, necessita di una soluzione rapida e incisiva», per questo motivo «abbiamo riproposto al presidente la richiesta di elezioni». Ha creato però stupore la frase conclusiva in cui sosteneva che «tutti i componenti si sono riservati, ove non si andasse a elezioni, di valutare con il massimo rispetto ogni decisione che spetta costituzionalmente al capo dello Stato all’esito delle consultazioni in corso», parole che hanno il significato di un’apertura al dialogo con la sinistra se venisse richiesto. In questo momento, preso atto che le elezioni per ora non sono la strada prescelta, l’opposizione potrebbe vedere una divisione tra i partiti pro voto e i sostenitori di un possibile governo costituzionale.

A seguire, è giunto al Colle il capo del Movimento Vito Crimi, che ha espresso l’appoggio a Conte nel quadro di una maggioranza ampliata nuovamente a Italia Viva. “Al presidente Mattarella abbiamo reso la nostra disponibilità ad un confronto con chi ha a cuore l’interesse del Paese, per un governo politico a partire dalle forze di maggioranza, ma con un patto di legislatura. Per il Movimento 5 stelle l’unica persona in grado di condurre con serietà il Paese in questa fase è Giuseppe Conte. Nel corso dell’ultimo anno, in condizioni gravi e difficili, ha dimostrato senso di equilibrio, capacità decisionale e spirito di sintesi. Il Paese non può aspettare e non è accettabile perdere tempo. L’Italia deve avere un governo nel più breve tempo possibile e che possa adottare ogni misura utile e necessaria”. Insomma, la sinistra aspira a un governo politico, ma l’incapacità di mediazioni e dialogo rende questa strada tortuosa, per non parlare delle spaccature interne al Movimento 5 stelle.

Di Battista: “altrimenti arrivederci e grazie”

Fanno tremare i vertici del M5S le parole di Alessandro Di Battista, successive all’apertura da parte di Crimi a un governo con Renzi con Conte premier. Sulla sua pagina Facebook ha scritto: «Io non ho cambiato opinione, tornare a sedersi con Renzi significa commettere un grande errore politico e direi storico». Proseguendo nel suo messaggio l’ex deputato grillino ha detto che questo «significa rimettersi nelle mani di un ‘accoltellatore’ professionista che, sentendosi addirittura più potente di prima, aumenterà il numero di coltellate. Ed ogni coltellata sarà un veto, un ostacolo al programma del Movimento e un tentativo di indirizzare i fondi del Recovery verso le lobbies che da sempre rappresenta. L’ho sempre pensato e lo penso anche adesso. Se il Movimento dovesse tornare alla linea precedente io ci sono. Altrimenti arrivederci e grazie».

Alessandro Di Battista

Sembrerebbe quindi che all’interno del Movimento, da tempo snaturato nella sua anima per l’alleanza con il PD (il suo ex nemico giurato), si sia creata una fronda di importanza non irrilevante per numero di parlamentari (sembra siano almeno dieci senatori) che sarebbe disposta a non votare con la maggioranza e portare il paese al voto piuttosto che ritornare al governo con i renziani, ormai considerati alla pari di traditori della Patria. Insomma, il caos regna sovrano. Inoltre, non sono piaciute le parole del senatore di Rignano il quale sembra puntare a un governo con stessa maggioranza ma senza Conte (per non parlare delle condizioni che in forza della sua posizione potrebbe ottenere dai Cinque stelle riguardo la futura possibile squadra di governo) , dividendo così i grillini tra sostenitori accaniti di Conte, pronti a una possibile rottura se questo non si avverasse, e sostenitori di un possibile nuovo Premier.

Incarico a Roberto Fico e possibili scenari

Al 19.30, finite le consultazioni, il Presidente della Repubblica ha accolto al Quirinale Roberto Fico per affidargli l’incarico di sondare il terreno per trovare i partiti che sarebbero disposti a un dialogo nell’ambito di una maggioranza solida e a lungo termine. Incarico complesso e tortuoso ma che Fico aveva già ricoperto nel 2018 prima della formazione del governo giallo-verde guidato da Conte. In previsione di una risoluzione veloce della crisi il Presidente della Camera dovrà informare Mattarella entro martedì. Ora quindi ci sono tre possibili scenari e gli occhi sono puntati sull’ex sindaco di Firenze e il M5s perché il primo riguarda proprio loro; infatti si può prospettare un governo politico con Italia viva dentro la maggioranza e con la guida di Conte  (sempre che il M5s non imploda), ma se questo non fosse possibile e martedì Fico andasse al Colle a mani vuote l’ipotesi voto sarebbe reale, altrimenti il Capo dello Stato potrebbe dare un nuovo incarico esplorativo per un governo di unità nazionale, definito “Ursula” (cioè con quei partiti che in Europa hanno votato la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen) come sostenuto da Emma Bonino (+Europa), questa opzione sarebbe però possibile solo se Forza Italia cambiasse idea e decidesse di appoggiare l’esecutivo, ipotesi difficile ma non impossibile che vedrebbe una spaccatura del centrodestra. 

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