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I disturbi dell’apprendimento sono un fenomeno tanto diffuso quanto sconosciuto nella nostra società. Molti bambini che manifestano uno o più di questi disturbi fanno più fatica di altri a scuola. Questo fattore è spesso motivo di derisione ed esclusione. È importante capire le difficoltà che vivono bambini con tali disturbi e aiutarli, praticando l’accettazione delle diversità fin dai primi anni di scuola. 

Cosa sono i disturbi dell’apprendimento?

I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) riguardano un gruppo di disabilità in cui si presentano significative difficoltà nell’acquisizione e utilizzazione della lettura, della scrittura e del calcolo.

Si tratta di disturbi che esordiscono durante gli anni della formazione scolastica e sono caratterizzati da persistenti e progressive difficoltà nell’apprendere le abilità scolastiche di base.

A sinistra la mente di un bambino senza DSA, a destra quella di un bambino affetto da DSA

La principale caratteristica di questa categoria è proprio la “specificità“: il disturbo, infatti, interessa uno specifico e circoscritto dominio di abilità, indispensabile per l’apprendimento, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale.

Ciò non significa che il soggetto abbia, quindi, dei gravi deficit delle capacità intellettive, ma soltanto che la sua mente necessita di metodi alternativi per decifrare meglio le informazioni e poter capire le nozioni.

Classificazione dei DSA

Esistono vari tipi di DSA; tra quelli più diffusi troviamo:

  • La Dislessia, una disabilità specifica dell’apprendimento caratterizzata dalla difficoltà ad effettuare una lettura accurata e/o fluente.
  • La Disortografia, che riguarda la componente costruttiva della scrittura, legata quindi agli aspetti linguistici, e consiste nella difficoltà di scrivere in modo corretto da un punto di vista ortografico.
  • La Disgrafia interessa la componente esecutiva e grafo-motoria (scrittura poco leggibile); si riferisce alla difficoltà di scrivere in modo fluido, veloce ed efficace.
  • La Discalculia riguarda la difficoltà a comprendere ed operare con i numeri e la difficoltà automatizzare alcuni compiti numerici e di calcolo.

In un individuo si possono combinare uno o più tipi di DSA. La prevalenza nella popolazione italiana è stimata tra il 2,5% e il 3,5% (ISS, 2011). I DSA hanno conseguenze anche a livello individuale, poiché spesso determinano un abbassamento del livello scolastico conseguito e, di conseguenza, una riduzione della realizzazione delle proprie potenzialità sociali e lavorative.

Molte volte questi disturbi non sono diagnosticati e il bambino viene inquadrato come distratto, troppo vivace o indisciplinato. 

Come agire?

La formazione specifica degli insegnanti per l’educazione dei bambini affetti da DSA è ancora molto scarsa in Italia; è una tematica di cui si sa poco e di cui ci si preoccupa ancor meno. 

A livello di relazioni interpersonali con la classe, i compagni deridono i bambini affetti da DSA o li escludono perché diversi. Questo comportamento da parte dei compagni nasce spesso come riflesso dell’atteggiamento dell’insegnante, che tratta il bambino con sufficienza e superiorità. Frequentemente i bambini si trovano esposti davanti all’intera classe, messi in difficoltà e a disagio, si sentono scoraggiati e si autoconvincono di non essere intelligenti. Questa reazione, dovuta al trattamento sbagliato e poco stimolante dall’ambiente esterno induce il bambino a commiserarsi, ad arrendersi al suo destino. 

Due bambini che si aiutano a scuola

Se diagnosticati per tempo, i disturbi sono assolutamente gestibili e, anzi, possono pian piano “scomparire”. Se si trova il giusto metodo e si forniscono strumenti di supporto come calcolatrici, schemi, tabelle, le difficoltà si riducono al minimo e il problema viene arginato. 

È importante informare le persone al riguardo, per imparare a gestire meglio il sistema scolastico, a creare un ambiente stimolante e costruttivo e praticare l’inclusione sociale. Se fin dai primi anni di scuola i bambini venissero educati ad accettare le diversità altrui e accoglierle, cresceremmo in modo più consapevole e con una mentalità più aperta al cambiamento, facendo delle diversità un punto di forza invece che di discriminazione. 

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Sono una studentessa al secondo anno di liceo classico alle Stimate, mi chiamo Mariavittoria e abito nella provincia di Verona. Sono una persona solare e cerco sempre il lato positivo delle cose, mi piace contagiare gli altri con l’entusiasmo e vedere in loro la serenità che provo a trasmettere. Nel tempo libero mi piace disegnare, ascoltare musica di vari generi e trovare sempre nuovi passatempi, ma più di tutto mi piace dormire. Pratico uno sport a livello agonistico tre volte a settimana e partecipo a diversi corsi extrascolastici. Il fine settimana (oltre a dormire molto) cerco di “staccare la spina” dalla frenesia di tutti i giorni e mi distraggo uscendo con gli amici e guardando serie tv. Non ho un’idea precisa su un eventuale professione dopo gli studi, ma ciò a cui aspiro è trovare un lavoro che mi piaccia e, soprattutto, che mi permetta di viaggiare il più possibile. Mi piacerebbe molto fare l’esperienza di studio all’estero durante il liceo.

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