Non era solo una favola o una leggenda, ma la realtà. Finalmente, dopo moltissimi anni dai primi resti venuti alla luce, riaffiora, incorniciato nel monte Castelon, uno dei siti archeologici più importanti del nord Italia, di cui si era persa ogni traccia.

Incuriosito dal toponimo Minerbe, dalla presenza di un luogo sacro dedicato alla dea romana Minerva e da alcuni rinvenimenti effettuati dai contadini della zona, Giovanni Girolamo Orti Manara, studioso veronese, nel 1835 effettuò una serie di scavi archeologici, che portarono alla luce qualche ambiente, un portico e diverso materiale.
Brunella Bruno, funzionario archeologo responsabile del territorio veronese per l’età romana e medievale, afferma: «Orti Manara riportò alla luce parte di un ambiente con pavimento segmentato solidissimo bianco e rosso, circondato da un portico a segmento bianco e un piccolo avanzo di intercolunnio murato di ordine dorico. Il muro che racchiudeva le colonne era in opera reticolata, di grande prestigio, raramente attestata fuori dall’Italia centrale, se non in complessi architettonici di elevata committenza. In Italia settentrionale l’opera reticolata risulta presente solo a Verona, nel Teatro Romano».
Dopo moltissimi anni, si sono susseguite varie campagne di scavo per cercare questo tesoro nascosto. Fortunatamente è stato ritrovato il luogo esatto in cui scavare per far riapparire il sito archeologico, grazie ad una antica tradizione orale mai tramontata.
E’ stato possibile verificare la presenza di un sito pluristratificato, con notevoli tracce di tre epoche differenti.
Nel 2007 è tornata alla luce una parte del tempio di età imperiale risalente al I secolo d.C. e, dopo una breve interruzione, gli scavi sono proseguiti nel 2010.

Sotto al tempio sono state trovate tracce di un luogo di culto protostorico, attivo fin dal VI secolo a.C., testimoniato dalla scoperta di un rogo votivo, usato in segno di devozione per la divinità del tempo, a cui appartengono il ritrovamento di settanta anelli retici e due frammenti ceramici.
Sono stati poi evidenziati i resti di una struttura di culto romana di epoca tardo-repubblicana, realizzata probabilmente verso la fine del II sec. a.C. e a cui dovevano appartenere numerosi frammenti di decorazione di parete riconducibili al primo stile pompeiano.
Tutte e tre le strutture sono state costruite una sopra l’altra, sfruttando la posizione e il materiale dell’epoca precedente.
L’associazione CTG Valpolicella – Genius Loci ha creato un programma di visite guidate a partire dal 20 giugno 2020, ogni sabato, rispettando le normative sul contenimento del rischio da Covid-19. Tutto ciò al fine di raccontare e di valorizzare questa straordinaria scoperta, nei dintorni di Verona. Per il momento le visite, in zona rossa, sono sospese.
Se volete essere incantati dalla storia e immergervi nel verde delle magiche colline veronesi, questo è il luogo giusto per voi.