Siete incuriositi dalla meteorologia? Innanzitutto bisogna sapere che cosa è: si tratta della scienza che studia le caratteristiche fisiche e chimiche della troposfera, come la sua temperatura o pressione, e dei loro fenomeni fisici che sono responsabili del tempo atmosferico. Lo scopo è realizzare previsioni più affidabili possibili e con scadenze sempre più lunghe, scoprendone le cause e i meccanismi. Il suo nome deriva dalla parola greca μετεωρολογια [meteorologhìa], che significa “discussione su cose sublimi o sui fenomeni celesti”.
Come si ottengono le previsioni?
Per prima cosa si osservano e si misurano le variabili atmosferiche: la direzione e la velocità del vento, la temperatura dell’aria, l’umidità, la pressione e altri possibili cambiamenti. Poi si trascrivono, si studiano e si elaborano i dati rilevati su carte sinottiche (che sono delle rappresentazioni grafiche di Fronti, Depressioni, Anticicloni, dove è possibile sapere dove ci sono nuvole o aree di bel tempo); oppure si assimilano i dati attraverso modelli matematici, i quali girano su calcolatori numerici. Qui, in quest’ultimo caso, si fa quella che viene chiamata analisi: si produce cioè la situazione meteorologica di un determinato momento. Infine, si crea la prognosi futura partendo dalle carte sinottiche o evolvendo la condizione iniziale tramite uso dei modelli matematici meteorologici.

Il tempo atmosferico non è da confondere con il clima: il primo riguarda l’insieme di condizioni atmosferiche in un tempo determinato (non molto lungo) e su un certo territorio; il clima invece sono le condizioni meteorologiche di un territorio in un arco temporale di almeno 30 anni, quindi è una media statistica su lungo periodo. Ciò non viene studiato dalla meteorologia, ma dalla climatologia, che si occupa dei processi dinamici che cambiano le condizioni atmosferiche medie a lunga scadenza, come i cambiamenti climatici.
La meteorologia nella storia
La sua origine è molto antica. Fin dall’antichità, infatti, l’umanità è sempre stata attratta dai fenomeni meteorologici. Già le popolazioni preistoriche del Neolitico osservavano questi eventi naturali visto che ne erano dipendenti per via di tutte le attività svolte all’aperto come l’allevamento, la caccia, l’agricoltura e la pesca.

Queste osservazioni, unite alla superstizione, andavano a formare miti e leggende, da cui poi derivavano proverbi e detti popolari, ma in ciò era racchiusa tutta l’esperienza di molte generazioni.
Così in ogni parte del mondo ognuno iniziò a studiarla e a usarla a proprio vantaggio. Nell’antico Egitto la fertilità del terreno dipendeva dal Nilo, dalle variazioni annuali del suo livello, che avvenivano con certe costellazioni, le quali finivano a indicare i periodi di piena e i periodi di siccità. In Mesopotamia il ciclo delle stagioni si definiva osservando le condizioni del cielo. Nella città di Babilonia le predizioni venivano basate sulle osservazioni viste dalle rotazioni planetarie e dai fenomeni ottici dell’atmosfera. In Cina, circa tre millenni anni fa, si prevedeva l’arrivo delle stagioni attraverso l’osservazione delle stelle. Nella Grecia antica le conoscenze sul tempo erano un misto di mitologia e astrologia. Più tardi, durante l’epoca dei viaggi in terre lontane, Fenici, Scandinavi e Arabi iniziarono a segnarsi le varie informazioni sul tempo in grande scala, scoprendo così, per esempio, l’esistenza dei venti periodici (venti che invertono periodicamente il senso in cui spirano, come le brezze, gli estesi e i monsoni).

I popoli antichi attribuivano questi fenomeni meteorologici all’ira degli dèi o a dei loro capricci, facendoli anche diventare una delle loro caratteristiche. Alcuni di questi sono per esempio Zeus, Eolo e Poseidone per i Greci, Thor per i Norreni e Tlaloc (dio della pioggia) per gli Aztechi.
Tuttavia l’interesse per la meteorologia crebbe soprattutto nell’antichità classica, dove l’atteggiamento nei confronti della meteorologia cambiò poco alla volta nel tempo. Accanto ai miti e alla superstizione si iniziò ad avere anche un atteggiamento più razionale, derivante dall’esperienza e l’osservazione. Una delle più importanti testimonianze è “La meteorologica” di Aristotele, celebre filosofo greco.