
“La regina delle collezioni ecclesiastiche” così la Biblioteca Capitolare di Verona viene descritta dal paleografo Elias Avery Lowe. Si trova a Verona, a un passo dal Duomo e da Ponte Pietra, ed è la biblioteca ecclesiastica più antica e importante del mondo; al suo interno racchiude sedici secoli di storia descritti da opere, manoscritti e codici di valore inestimabile: se ne contano più di 70.000. La sua storia è travagliata e molto lunga, e inizia il 1 agosto dell’anno 517.
La sua storia

La Biblioteca Capitolare di Verona, anche conosciuta con il nome latino “Scriptorium ecclesiae Veronensis”, nacque il 1 agosto 517 come scriptorium, e cioè luogo dove i Canonici del Capitolo si dedicavano alla scrittura e alla produzione di libri su pergamena, finalizzati alla formazione religiosa e disciplinare dei futuri sacerdoti. Durante la Tarda Antichità e l’Alto Medioevo, nonostante le profonde crisi del tempo in campo politico, sociale, demografico ed economico, divenne un punto di incontro per molti uomini di Chiesa, che qui ricevevano un’istruzione e avevano la possibilità di apprendere e tramandare l’antica cultura classica. Ebbe il suo periodo d’oro nel IX secolo con la composizione di circa 218 volumi, numero grandioso per il tempo.

Nel 1200, diminuendo la necessità di produrre nuovi libri, lo scriptorium divenne una vera e propria biblioteca: un ambiente di studio, consultazione e conservazione frequentato da illustri studiosi e letterari. Lo stesso Dante Alighieri nel 1320 tenne una dissertazione, la Questio de aqua et terra, nella chiesetta canonicale di S. Elena. Nel 1345 invece il letterato Francesco Petrarca venne inviato a consultare i libri della celebre biblioteca da un amico veronese, Guglielmo da Pastrengo, dove riuscì a trovare le lettere di Cicerone ad Attico, Quinto e Bruto, ora non più reperibili.
Nel 1450, con la nascita della stampa a caratteri mobili, iniziarono a essere introdotti al suo interno i primi libri stampati, grazie anche alla consistente donazione del canonico bibliotecario G. Paolo Dionisi. Negli anni successivi il suo patrimonio letterario non smise mai di crescere, grazie alle numerose donazioni da parte di famiglie veronesi e di celebri personalità, tra cui Maffei, Muselli e Dionisi.

Nel 1800 la biblioteca fu però presa di mira da Napoleone Bonaparte, che prese 31 codici e 20 incunaboli tra i più rari, per decorare la Biblioteca Nazionale di Parigi, che vennero solo in parte restituiti nel 1816.
Infine, durante il Novecento, la Capitolare fu caratterizzata da un’intensa attività filosofica, soprattutto da parte di filosofi tedeschi che riuscirono addirittura a riportare alla luce la scrittura sommersa dei Palestinesi.

Dopo Napoleone, l’immenso e ricchissimo patrimonio della biblioteca fu messo a repentaglio da altri due eventi nel corso della sua storia. Prima, nel 1882, subì l’inondazione dell’Adige che raggiunse il pian terreno, imbrattando di fango 11.000 pergamene. Poi, il 4 gennaio 1945 durante l’ultimo periodo di guerra, le bombe colpirono l’aula maggiore: fortunatamente però, i volumi erano stati precedentemente spostati in Lessinia dal mons. Giuseppe Turrini, al riparo da possibili attacchi.
Il suo patrimonio letterario

Nella biblioteca sono contenuti volumi e testi riguardanti qualsiasi ambito: diritto, poesia, filosofia, astronomia, medicina, botanica e numerose altre scienze. Al suo interno ci sono oltre 1200 codici manoscritti, circa 270 incunaboli, 2500 cinquecentine, 2800 seicentine e molti altri volumi di epoche successive, per un numero complessivo di circa 70.000 testi. Tra i numerosi volumi troviamo anche esempi di miniatura, cioè forme di arte caratterizzate da colori vibranti, minerali e riflessi della foglia d’oro, che rendono i libri simili a delle vere e proprie opere d’arte.
Tra i più famosi testi contenuti al suo interno troviamo anche l’Indovinello Veronese, risalente al 700\800. Questo è il primo esempio scritto giunto a noi di italiano volgare derivato dal latino, redatto inizialmente in Spagna da un ignoto copista. L’Italiano deriva infatti direttamente dal latino parlato che, attraverso storpiature, cambiamenti e influssi di altri dialetti, si è modificato nel tempo.

L’intervista al prefetto Bruno Fasani
Abbiamo intervistato il prefetto della biblioteca, mons. Bruno Fasani, che ci spiegato l’importanza di luoghi come questi, e di come si stia cercando di riprendere le visite guidate delle strutture.

Come pensa abbiano influenzato il mondo ai giorni nostri luoghi come gli scriptorium, che si sono impegnati nella conservazione di testi ellenistici di ogni epoca?
Io rispondo con un esempio: due anni fa abbiamo fatto una mostra di codici dal 400 al 600 d.C. raccolti dallo scriptorium, la Biblioteca Capitolare, che contenevano testi da Costantinopoli, dall’Africa del Nord con Sant’Agostino, dalla cultura latina di Roma, dalla cultura dei barbari, di base ariana, e tanto altro. Uniti, questi codici ci dicono che gli scriptoria hanno messo insieme la cultura che poi è diventata il fondamento dell’Europa; questa, infatti, non è un concetto geografico ma è un concetto culturale: è quella terra, come si dirà nell’800 ai tempi di Carlo Magno, che ha come fondamento la filosofia greca, la religione giudaico-cristiana e il diritto romano. Gli scriptoria sono diventati terreno che ha trasmesso questa cultura, che poi si è sedimentata ed è diventata di un insieme di popoli come nel caso dell’Europa. Questo ci dice che sono stati dei laboratori straordinari di pensiero, riflessione e di confronto tra grandi diversità culturali che, alla fine, hanno prodotto un grande patrimonio culturale, che ad oggi diamo quasi per scontato e qualche volta siamo tentati di stoppare, ma che è stato il pilastro che ci ha portato fin qui lungo i secoli.
In questo periodo di incertezza è programmata una possibile riapertura della Biblioteca Capitolare al pubblico? Com’è la situazione al momento?
Domenica farò la famosa passeggiata con i visitatori, un numero ridotto per ovvie ragioni, dove illustrerò la storia della Biblioteca Capitolare e li porterò anche a vedere i siti archeologici, che raccontano la storia di come è nato lo scriptorium. Quindi da domenica 9 maggio ripartiremo con le visite che saranno tutti i giorni, private, su prenotazione.