Sono passati esattamente 81 anni da quando, per la prima volta, comparve negli Stati Uniti il personaggio di Batman, casa D.C. Comics. Non servono di certo presentazioni per la figura che nel corso della storia si rivelerà una delle poche, insieme probabilmente a Superman, a dare del filo da torcere alla mastodontica concorrenza che tutt’oggi rappresenta la Marvel. Un uomo senza poteri sovrannaturali col dono della sola ricchezza, e di un discreto coraggio, che lotta contro le ingiustizie di una città in preda alla criminalità organizzata, alla povertà e a disagi sociali, il tutto immerso in un universo sì fantastico, ma che ritrova molte analogie col nostro, con d’altro canto alcune differenze: nel nostro il ricco è influencer, nel loro è supereroe. Per deludere i follower più affezionati, purtroppo non sono la stessa cosa, ma chissà, tra qualche anno magari i due mestieri saranno considerati molto simili.
E’ lottare contro mulini a vento?

Come già detto, quella che vede protagonista Batman è una delle saghe più prese in considerazione e più attese in campo cinematografico, avendo dato alla luce diverse pellicole che da anni rimangono impresse nelle menti dei fan più accaniti. Partendo dal 1989 con Tim Burton alla regia, passando per il Batman di George Clooney e di Val Kilmer, si arriva fino ai giorni nostri, dove, tralasciando il filone Justice League con Ben Affleck nelle vesti del supereroe mascherato, la trilogia che ha probabilmente lasciato maggiormente il segno è stata quella di Christopher Nolan, girata tra il 2005 e il 2012, con trame intrecciate e colpi di scena caratteristiche del regista britannico.
Con un camaleontico Christian Bale nelle vesti di protagonista, viene disegnato un Batman molto più complesso e articolato di quanto si fosse visto prima: è un uomo che commette errori, che si sopravvaluta e che soprattutto accetta sporadicamente consigli. Un egocentrismo dettato dalla ricchezza alternato ad una forza di volontà e ad un coraggio dettati probabilmente da quello stesso bisogno di risanare quella parte di società che lo ha privato dei genitori, lasciandolo da solo. La Gotham City che finisce per essere messa in scena nell’ultimo episodio della saga è una città in completa balia dell’anarchia, senza personalità carismatiche a poter dettare ordine e senza soprattutto lo stesso paladino che rappresentava l’ultimo barlume di speranza per una popolazione ormai irrecuperabile.

Possono essere trovate delle analogie tra questo disegno di Nolan e l’attuale stato delle cose? E’ possibile che un mondo sempre più in preda a cambiamenti climatici e inquinamento, ormai arresosi all’unico virus che è stato in grado di metterlo in ginocchio (l’uomo), finisca per intraprendere un lento processo di autodistruzione? In un contesto sociale cioè, un decadimento delle istituzioni dovuto di fatto all’assenza di un qualcosa da tutelare, che apre le porte ad una totale anarchia, dove come in un Hunger Game si riconferma la teoria di Darwin, dove quindi sopravvive il più forte. E’ ormai da anni che si parla di un futuro molto sbiadito che apre a condizioni di vita precarie, in un mondo prosciugato da una progressiva e spietata colonizzazione che sembra lentamente non più fatto per essere abitato. Si stima che entro il 2050 saremo circa dieci miliardi: le vecchie generazioni, con la coda di paglia, bacchettano i giovani, e le nuove provano a tappare i buchi di una nave già affondata.
Ordinaria follia

Presagi catastrofici a parte, altro elemento fondamentale facente parte della figura di Batman è sicuramente la figura del Joker, l’antagonista per antonomasia che per giunta rappresenta probabilmente uno dei personaggi più complessi e controversi dell’intera industria fumettistica e cinematografica. Un uomo apparentemente nato dal nulla, senza informazioni anagrafiche, che combatte solamente per il gusto di farlo, o meglio, per dare un senso ad una vita che altrimenti sarebbe fin troppo lineare e ordinaria per una mente tanto intricata, che ha il bisogno incessante di vivere fianco a fianco di Batman, come fossero anime gemelle. Anche in questo caso, per citare alcune prestazioni che hanno preso piede sul grande schermo, memorabili le interpretazioni prima dell’immortale Heath Ledger nel secondo capitolo della trilogia di Nolan, e dopo di Joaquin Phoenix nell’ultimo film del 2019, per cui ha persino vinto il Premio Oscar. In quest’ultimo caso, il disagio interiore del personaggio viene rappresentato così bene da risultare quasi disturbante, il tutto rinchiuso in una cornice che è una Gotham City immersa in scontri e contrasti sociali: disgrazie che, se reali, non portano a condividerne l’esperienza, bensì alla totale follia, come nel caso del protagonista. Una società tanto disagiata da essere un pazzo la voce del popolo: pronostico pessimista o ricalco della realtà?