
Quando pensiamo al passato e alla storia ci vengono in mente diversi personaggi, soprattutto maschi come Napoleone Bonaparte, Abraham Lincoln, George Washington, Adolf Hitler, Benito Mussolini, ed è solo in tempi recenti che sentiamo di donne presidente, o cancellieri come in Germania. Però molto cose ci sfuggono ancora, poiché non sappiamo che le nostre ossa e le nostre Nazioni sono state create grazie alla collaborazione di diverse donne che hanno reso il mondo diverso e forse migliore di quello che era: donne potenti e indipendenti. Non parleremo soltanto di regine, principesse, ma anche di semplici giovani che sono riuscite a scrivere un pezzo del mondo nel libro che talvolta viene intitolato STORIA.

I primi reparti militari formati da sole donne, in Europa, sono nati nel Novecento. Uno dei primi fu istituito in Russia durante la Prima Guerra Mondiale (1917): erano i battaglioni femminili della morte – nella foto – ed erano composti da donne che si offrivano volontarie per combattere in prima linea. Però, nei secoli precedenti, non sono mancati casi di condottiere scese sui campi di battaglia per difendere il proprio popolo. E se quello delle donne amazzoni è un mito, alimentato probabilmente da alcune guerriere scite che combattevano a cavallo, sono tutt’altro che leggendarie le storie di donne e regine che hanno davvero impugnato le armi in nome di un ideale o per difendere i confini del proprio territorio. Ecco alcune delle guerriere più famose della storia.
L’amica dei Persiani
Artemisia (VI-V secolo a.C.) fu sovrana di Alicarnasso, un piccolo centro in Asia Minore. Durante la seconda guerra persiana si schierò contro i Greci al fianco dell’Impero persiano. Secondo Erodoto (484-430 a.C.), anche lui di Alicarnasso, la regina partecipò alla battaglia di Salamina (480 a.C.) e, quando la situazione volse a sfavore dei Persiani, capendo che non c’era più margine di vittoria, si mise in salvo grazie a un originale stratagemma: ordinò ai marinai di sostituire le insegne con altri contrassegni che riproducevano i colori e i simboli della flotta greca. A battaglia conclusa, continuò a interessarsi alle sorti della guerra. Il re dei re Serse la consultò più volte e la ricompensò anche con una armatura greca.

La Vendicatrice
Tomiri (VI secolo a.C.), regina dei Massageti (popolo iranico nomade), è diventata famosa per aver sconfitto e ucciso l’imperatore persiano Ciro il Grande (530 a.C.), quando questi invase il suo regno per conquistarlo. Il suo spirito truce è diventato leggendario: per vendicare la morte del figlio ucciso da Ciro in un combattimento, prima assassinò l’imperatore persiano, poi gli immerse la testa in un otre di sangue. Infine, lo decapitò e lo oltraggiò. Secondo alcuni resoconti tenne la testa del sovrano con sé tutta la vita, usandola come coppa per bere il vino.

La più feroce donna contro i Romani
Budicca (33-60 d.C. ca) era la regina della tribù degli Iceni (attuale Inghilterra orientale). Negli anni in cui i Romani erano impegnati nella conquista della Britannia (43-84 d.C.) guidò la più grande rivolta delle tribù dell’isola contro di loro. Dione Cassio (II secolo) la descrive come una donna con “gli occhi feroci e la voce aspra”. In realtà sembra fosse molto alta e molto bella. Di origine nobile, a sette anni andò a vivere con un’altra famiglia dove apprese le tradizioni celtiche, sposando poi il re della potente tribù degli Iceni. Alla morte del marito, i Romani occuparono il loro regno, umiliandola pubblicamente. Nel 60 d.C. guidò una rivolta antiromana che culminò nella battaglia di Watling Street. Costretta ad arrendersi si tolse la vita.

La regina di Palmira
Zenobia (III secolo d.C.) regina del regno di Palmira, la città che in tempi recenti è stata distrutta dall’ISIS, fu una sovrana fieramente anti-romana. Il suo regno al momento della massima espansione andava dalla Siria ai confini dell’Egitto. La regina puntava però ad espandersi in tutta l’Asia minore. Nel 270 cercò un accordo con l’imperatore romano Aureliano per consolidare i confini dei propri territori. Ma di tutta risposta lui fece una controffensiva sconfiggendola a Emesa (272). Dopo l’assedio di Palmira, mentre cercava di fuggire in Persia, fu arrestata, ma Aureliano le salvò la vita: fu condotta a Roma e fatta sfilare in città. Passò gli ultimi anni a Tivoli.

La pulzella d’Orleans
Giovanna d’Arco (1412-31) visse durante la guerra dei Cent’anni (1337-1453), quando a confrontarsi erano due nazioni nascenti, Francia e Inghilterra. Di umile origine, a 17 anni si convinse di essere stata scelta da Dio per salvare la Francia, così percorse oltre 2000 km e raggiunse la corte di Carlo VII per chiedere di poter cavalcare – senza nessun comando – alla testa dell’esercito che andava a soccorrere Orléans, assediata dall’esercito di Enrico VI. Avuto il consenso, la Pulzella e il suo esercito riuscirono a liberare Orléans. Ma la sua carriera si interruppe in fretta: catturata l’anno successivo in un’imboscata, fu consegnata a Giovanni di Lussemburgo, che la diede come bottino di guerra agli Inglesi. Nel 1431, a soli 19 anni, fu accusata di eresia e bruciata viva. Oggi è santa e patrona di Francia.

La regina di Forlì
Caterina Sforza (1463-1509), figlia di Galeazzo Maria Sforza e madre di Giovanni dalle Bande Nere, governò su Imola e Forlì. Soprannominata tygre per il suo coraggio e la sua determinazione, si occupò personalmente della difesa dei suoi Stati: pianificò le manovre militari, si curò dell’approvvigionamento dei soldati, delle armi e dei cavalli e anche dell’addestramento delle milizie. Tanto zelo non bastò però a difendere i suoi territori dalle conquiste del famigerato Cesare Borgia, detto il Valentino. Imprigionata a Roma, dopo aver riacquistato la libertà, visse i suoi ultimi anni a Firenze.

Donna Samurai
Nakano Takeko (1847-68) fu un’onna-bugeisha, ovvero una donna guerriera appartenente alla nobiltà giapponese. Queste donne potevano partecipare alle battaglie e, insieme ai samurai, erano addestrate all’uso delle armi per proteggere la loro casa, la famiglia e l’onore in tempo di guerra. Nakano Takeko si mise a capo di un corpo speciale di donne guerriere, una sorta di esercito femminile e combatté servendosi del naginata (una spada giapponese con una lunga lama ricurva). Morì sul campo durante la battaglia di Aizu (1868) nel pieno della guerra civile giapponese.

Guerriera e scrittrice
Nadežda Andreevna Durova (1783-1866), figlia di un comandante ussaro, crebbe tra i cavalieri. Forse anche per questo pensò che la sua strada non potesse essere la vita domestica, ma la carriera militare. Così si fece arruolare con un nome maschile nel corpo degli Ulani, soldati a cavallo armati di lancia, e durante le guerre napoleoniche vinse molte medaglie tanto da essere promossa addirittura ufficiale. Appassionata anche di letteratura, pubblicò poi le sue memorie nella rivista Sovremennik (1836) con una presentazione del poeta russo Puškin.

Anche oggi il fegato delle donne è straordinario!
Chiudiamo questa gallery con una “guerriera” dei giorni nostri: Asia Ramazan (1996-2016), una combattente curda che ha cercato di fermare l’avanzata dell’Isis nei territori del Kurdistan siriano. Nel 2014, a 18 anni, era entrata come volontaria nelle fila dell’Ypj la milizia femminile curda interna alla milizia del Kurdistan siriano. Diventata famosa sui media occidentali come simbolo di eroina resistente, è morta nel 2016 nella Siria del Nord mentre stava combattendo.
