Durante la pandemia molte delle idee e delle abitudini che avevamo nel quotidiano sono svanite lasciando buchi all’apparenza incolmabili, e per compensare queste mancanze concentravamo le nostre energie in cose migliori, nelle cose che inevitabilmente ci circondavano e che, per le circostanze, non potevamo evitare…
Ad esempio coloro che durante la pandemia ci sono rimasti sempre accanto: la famiglia, gli amici stretti e i conoscenti che giornalmente incontravamo. Il resto si è chiuso esattamente come i luoghi che rendevano possibile la socializzazione; sicuramente, quando non resterà neanche un residuo di questa orribile esperienza che ci ha accompagnati per due anni, tutto ciò che abbiamo evitato di incrociare nel nostro cammino si ripresenterà come se non fosse mai accaduto nulla; e da lì, tra discorsi che intersecano covid, guerra e chi più ne ha più ne metta, riusciremo a capire, grazie agli insegnamenti dati dal grande maestro virus, quale dovrà essere l’atteggiamento giusto per cominciare di nuovo a dialogare con il “resto”.
L’amicizia prima del Covid
Nell’analisi generale del comportamento umano, molto spesso tendiamo a mettere al primo posto ciò che in quel preciso momento ci provoca benessere emotivo, e di conseguenza a scartare tutto ciò che non fa altrettanto. Dunque secondo la psicologia, se è un conoscente incontrato pochi giorni fa a farci stare bene, di conseguenza lo tratteremo come se questa persona fosse ciò che ci serve e continuerà a servirci per mantenere alto il nostro status emotivo. E così accade nelle relazioni sociali che ci accompagnano nel corso della nostra vita. Tendenzialmente e inconsapevolmente, mettiamo da parte ciò che sappiamo che per legami parentali e emotivi, ci resterà accanto sempre, al contempo facciamo in modo di mantenere vivo il rapporto con persone con le quali non abbiamo la certezza di restare ma che sappiamo possono fornirci elementi per crescere e spunti per analizzare meglio ciò che ci circonda. Questa propensione naturale della crescita possiamo anche chiamarla processo di maturazione.

Il rapporto sociale dopo la Pandemia
Ciò che ci è capitato è esattamente l’opposto, durante la pandemia abbiamo constato che ciò che potrebbe farci stare bene, se solo volessimo, è semplicemente ciò che ci circonda e che siamo noi a poter imparare dai rapporti che abbiamo correntemente. Ci siamo trovati catapultati in una realtà completamente diversa, in una realtà nella quale siamo “costretti” a rivalutare e a convivere con persone che prima facevano parte della sezione dei legami emotivi che troviamo nel momento del bisogno e che non riteniamo necessari per la nostra crescita emotiva.Ciò che avverrà dopo è che sicuramente senza le interazioni sociali casuali, un individuo può incontrare grandi difficoltà a inserirsi nella complessa gerarchia sociale di un ambiente lavorativo, scolastico o anche quotidiano. Perdere questi rapporti, che prima ci mantenevano a galla, può ostacolare l’avanzamento nel lavoro, l’accesso alle nuove opportunità e la nostra crescita.
