Il pensiero di Kant è difficile da comprendere? 

Immanuel Kant è uno dei filosofi del panorama illuminista tedesco. Il suo pensiero è di grande spessore e profondità. Tuttavia, ancora oggi molti studenti, nell’approccio didattico, lo considerano piuttosto complesso. In questo articolo cerchiamo di spiegare Kant in modo chiaro e sintetico.

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Kant
Immanuel Kant
Tempo di lettura articolo: 4 minuti

Il pensiero di Kant è come il “filtro” di una clessidra. Tutta la filosofia precedente converge e viene assorbita e ricapitolata nel kantismo. Così anche la filosofia a lui successiva è filtrata dal pensiero kantiano e ne scaturisce con tante diramazioni.

Così come Niccolò Copernico ribaltò i rapporti tra Terra e Sole, anche Immanuel Kant sconvolse la relazione tra oggetto e soggetto, affermando la realtà si modella sulla base delle nostre categorie. Da buon figlio dell’illuminismo Kant attuò una “Rivoluzione copernicana” nella conoscenza e tramite i suoi sistemi di pensiero porta un’ondata di aria fresca nella filosofia. 

Biografia 

Nel 1724 Kant nacque a Königsberg (in Prussia) da una modesta famiglia di origini scozzesi. Frequentò il Collegium Federicianum di Königsberg e poi si iscrisse all’Università Albertina della sua città, dove studiò filosofia, teologia, matematica e fisica. Kant dedicò la sua vita allo studio e alla riflessione filosofica.

Finiti gli studi universitari divenne precettore presso famiglie nobili. Nel 1755 divenne docente dell’Università in cui aveva concluso i suoi studi. Nel 1766 fu sotto bibliotecario del re e nel 1770 in quanto docente gli vengono affidati gli insegnamenti di logica e matematica all’Università. Nel 1804 morì nella sua città natale (a Konigsberg). Si dice che prima di morire abbia pronunciato: “Es ist gut” (=va bene).

Una sintesi del pensiero di Kant

Kant fornisce una nuova visione dell’uomo. Il suo pensiero si concentra sull’uomo, rispondendo a domande come: Chi è ? Quali sono  le sue capacità ? Cosa conosce? Ricordiamo che: “Chi è l’uomo” è anche il filo conduttore su cui si innerva il pensiero illuminista. Per tal motivo possiamo definire Kant un illuminista. Kant sintetizza la sua antropologia in tre domande: 

1. COSA L’UOMO DEVE CONOSCERE ? 

La Critica della Ragion Pura di Kant nell’edizione Bompiani

Per rispondere a questa domanda, il filosofo tedesco si servirà della “Critica della Ragion Pura”. Un testo di circa 800 pagine, nel quale Kant nota che nella geometria, nella matematica o nella fisica non ci sono discussioni. Infatti, nessuno osa contestare i teoremi o le leggi che aleggiano in queste discipline, poiché considerate valide e universali di per sè. Al contrario, la Metafisica suscita svariate critiche e idee contrastanti 

(per esempio: Cartesio credeva in un Dio innato; Pascal affermava che il Dio dei filosofi era mera speculazione e che poteva esistere solo quello biblico; Spinoza dichiarava che il Dio è la natura stessa. Lo stesso vale per il concetto di anima. Ogni filosofo ha le sue idee, che non sono da considerare come uniche e valide. Infatti, la Metafisica non può dare certezza sul materiale fenomenico cioè circa la realtà e il soprasensibile). 

Kant afferma che tutti noi abbiamo una conoscenza certa e solida sul mondo sensibile, che ci viene spiegato dalla scienza. Ciò non vale quando parliamo della Metafisica. Nel campo metafisico, teologico, psicologico e dell’anima non abbiamo elementi scientifici che ci attestino una verità unica. Infatti, sappiamo quanto siamo alti o quanto pesiamo, ma se venisse chiesto che peso ha la nostra anima, che cos’è la libertà e l’amore, sarebbe difficile trarre una regola o una risposta univoca e universale. Tutti darebbero risposte diverse. 

2. COSA DEVE FARE L’UOMO ? 

La Critica della Ragion Pratica di Kant nell’edizione Bompiani

Kant ci dice che l’essere umano non è solo mera ragione, ma anche volontà e desideri. Ciò ci viene spiegato nell’altro suo capolavoroCritica della Ragion Pratica” . Un testo di circa 600 pagine, nel quale Kant ritiene che l’uomo debba sempre decidere cosa è bene e cos’è male e che lo faccia in base al proprio “imperativo categorico”. Questo ci impone un dovere da rispettare e a cui noi non possiamo esimerci. È la nostra voce della coscienza, che possiamo ignorare ma non sradicare dalla nostra anima. 

Lo stesso Cicerone affermava «Il dovere è un’esigenza di giustizia». Infatti, dentro di noi abbiamo un’esigenza di giustizia che non ci viene insegnato sui banchi di scuola, ma è insita nella nostra coscienza, nel nostro IO. A tal proposito, secondo Kant, ci deve essere necessariamente un Dio giudice che premia e punisce. Kant è convinto che non possa finire tutto nel nulla. La nostra esistenza deve avere un senso. 

3. CHE SENSO HA LA BELLEZZA ? 

La Critica del Giudizio di Kant nell’edizione Einaudi

Per rispondere a questa domanda, Kant si serve della “Critica del Giudizio”. Egli guardando le bellezze del mondo naturale come le tempeste o le alte montagne innevate, prova un sentimento profondo di meraviglia (dal verbo greco θαυμάζω). Dunque, viene spontaneo chiedersi: Perché esistono? Che senso ha la bellezza? Kant a queste domande, che anche lui si era posto in passato, cerca una soluzione soddisfacente.

La bellezza, dal punto di vista del filosofo illuminista, ci conferma che ci deve essere uno scopo in questo mondo e che l’imperativo categorico non ha mai torto. La bellezza diventa un segno evidente per confermarci che la vita ha un senso, anche se non  si tratta di una dimostrazione scientifica. La facoltà di giudizio estetico circa la bellezza, che abbiamo a priori, ci fa provare sentimenti di stupore e meraviglia di fronte a ciò che è bello. 

4. COSA PUO’ SPERARE L’UOMO? 

Kant avvicinandosi alla morte si chiede a cosa l’uomo può sperare in un’ipotetica dimensione ultraterrena. Una domanda discussa nell’ultimo testo scritto dal filosofo La religione nei limiti della semplice ragione”. Kant proclama laicamente l’autonomia della coscienza morale, cioè la sua indipendenza da qualsiasi rivelazione religiosa. 

E risponde alla nostra domanda di speranza così «La morale ci porta naturalmente verso una religione puramente naturale».Kant parla di un “germe del bene” (Keim des Guten) che attesta un’origine divina (eine göttliche Abkunft). L’etica nella sua purezza è da considerare come la vera religione.Tuttavia, sulla sua tomba farà incidere «Due cose mi hanno sempre riempito l’anima di meraviglia: il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me».

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