La 67/ma cerimonia dedicata agli “Oscar del cinema italiano” si è conclusa nelle scorse settimane con il trionfo della pellicola E’ stata la mano di Dio, di Paolo Sorrentino, che ha ottenuto il premio per il miglior film dei David di Donatello 2022.
In tutto, il film si è aggiudicato cinque statuette: oltre alla più prestigiosa, si sono, infatti, aggiunte quelle per la miglior regia, per la migliore attrice non protagonista, la bravissima Teresa Saponangelo, per la miglior fotografia e infine il David giovani, a cui il regista teneva in modo particolare.
Le aspettative, quindi, non sono state disattese: il film autobiografico del regista partenopeo ha conquistato anche questa onorificenza, dopo il Leone d’argento e la candidatura all’Oscar come miglior film straniero.
Tra i capolavori dell’artista, È stata la mano di Dio è sicuramente il suo film più intimo e personale, dove Sorrentino è riuscito a raccontare, tra realtà e finzione, la sua adolescenza, il grande dolore per la morte degli amati genitori ed il suo rapporto con la città natale, ripercorrendo le scelte che lo hanno portato a diventare il grande regista che è oggi.
Protagonista è il giovane Filippo Scotti, alla sua prima esperienza cinematografica e vincitore del premio Marcello Mastroianni a Venezia, affiancato da attori d’eccezione: Toni Servillo, Teresa Saponangelo, Luisa Ranieri, Massimiliano Gallo, Renato Carpentieri, Lino Musella, Enzo Decaro e Betty Pedrazzi.
Con il suo film, Sorrentino torna alla sua città e a quel mare che “non bagna Napoli”, per ritrovare le proprie radici e le origini della sua vocazione di registra, rendendo omaggio al suo passato ed a una città tanto complicata e contraddittoria, quando vera e profonda e ringraziando soprattutto i suoi genitori, scomparsi quando ancora era un adolescente, che gli hanno dato la capacità di guardare il mondo con occhi diversi.
E’ un film drammatico, in cui, tuttavia, si ride davvero tanto. Personaggi bizzarri e sopra le righe popolano una Napoli che si emoziona, che balla e finalmente si sente riscattata agli occhi del Mondo, grazie ai goals del suo re, Maradona, “la mano di Dio”.
E’ attraverso l’ironia e l’autenticità di questa città e dei suoi personaggi, che Sorrentino ci racconta la sua storia, anche dolorosa: quella di un ragazzo che un tempo amava il calcio ed oggi, grato al suo passato, stringe tra le mani, commosso, il David di Donatello.