Articolo e servizio a cura di Stella Rosalba, Ludovica Bertanza, Aurora Gelmetti e Ginevra Zaninelli
La serata del 6 maggio dedicata alla Notte Nazionale del Liceo Classico e organizzata all’istituto Alle Stimate, aperta sia a genitori che ad amici, non comprendeva solo laboratori di stampo prettamente classico, ma gli studenti hanno trovato interessante integrare al loro lavoro anche altre materie, come discipline linguistiche e scientifiche.
I partecipanti hanno potuto assistere a diversi laboratori: dalla presentazione di alcune maschere, alla spiegazione del fenomeno dei paradossi, fino a rappresentazioni teatrali di famose opere.
Per i più golosi, dalla scuola è stato organizzato un ricco buffet, provvisto di leccornie e piatti tipici dell’antica Grecia e dell’antica Roma, come ad esempio l’artologano, una focaccia sempre presente durante i banchetti ateniesi.
Il tema conduttore che ha unito i vari progetti, accompagnando la serata, è stata la maschera. Ma qual è il significato della maschera e, soprattutto, come è stato interpretato dagli studenti?
Per rispondere a questa domanda gli studenti della II Liceo Classico si sono cimentati nell’allestimento di una piacevole rappresentazione teatrale, che ha permesso una maggiore comprensione ed esplorazione del tema centrale. Infatti, sono state portate in scena diverse opere di noti autori e filosofi, fra i quali Platone, Kant e Luigi Pirandello.

Ettore e Andromaca
Omero, nel VI canto dell’Iliade, ci rende partecipi di uno struggente dialogo, che si svolge nell’intimità familiare, che vede protagonisti il glorioso troiano Ettore e la sua adorata moglie Andromaca.
L’episodio rappresenta un momento unico, in cui le emozioni sovrastano i personaggi, destabilizzando, così, la percezione che l’epica classica ha dell’eroe. Quando ci relazioniamo con il prossimo siamo portati ad indossare una maschera, portando, dunque, un filtro tra noi e il nostro interlocutore. Gli studenti, rappresentando questo canto, hanno voluto analizzare le maschere nelle relazioni sociali.

Antigone e Creonte
Antigone, protagonista dell’omonima tragedia greca di Sofocle, si trova davanti ad un bivio morale: seppellire il fratello Polinice, giustiziato per essersi rivelato un disertore nei confronti del suo stesso popolo, partecipando all’assedio contro la città di Tebe; oppure lasciare insepolto il corpo di Polinice, condannando la sua anima a non raggiungere l’Oltretomba, trascorrendo l’eternità in un misero limbo.
Tramite questa rappresentazione, gli studenti hanno attribuito alla maschera un significato politico.
Spesso, infatti, ci troviamo in situazioni analoghe a quella di Antigone, la quale ha dovuto scegliere tra leggi umane e divine.
Un quesito che si ripropone ogni qual volta siamo chiamati a compiere una scelta: seguire il nostro cuore, non rispettando la legge, oppure attenerci alle regole imposteci, contro la nostra moralità?
Pirandello – il fu Mattia Pascal
Il drammaturgo Luigi Pirandello, nel suo romanzo intitolato “Il fu Mattia Pascal“, racconta l’inconsueta storia di Mattia Pascal, il quale nutre una profonda insoddisfazione nei confronti della sua esistenza.

La morte del padre all’età di 4 anni segna profondamente il protagonista, il quale, nonostante le ingenti ricchezze accumulate negli anni dal genitore, non potrà beneficiare di alcuna eredità, dato che il nuovo compagno della madre, Batta Malagna, metterà a rischio le finanze familiari. Così, costretto a trovare un impiego per pagare i debiti, si ritroverà ben presto a lavorare in una biblioteca. Altro fattore che risulterà estremamente castrante per Mattia è il matrimonio con Romilda Pescatrice.
Da questa unione, infatti, nasceranno due gemelle, le quali però, non riusciranno a superare nemmeno il primo anno d’età. Il peso di questa angosciante vita fa nascere in Mattia un irrefrenabile desiderio di fuga, che lo porterà a rifugiarsi a Montecarlo, dove, giocando d’azzardo, accumulerà una grossa somma di denaro.
È ignaro però del fatto che, questa prolungata assenza, porterà la moglie e la suocera a crederlo morto. Mentre è in treno, intento a leggere il giornale, si imbatte nel suo cronologico di morte: le due donne lo avevano erroneamente scambiato con un altro cadavere. Questa bizzarra circostanza da l’opportunità al protagonista di costruirsi una nuova identità e sottrarsi dalla sua sofferente esistenza.
Progetto di Filosofia: Kant e Platone

Durante l’evento è stata proposta anche una rappresentazione del fenomeno e del noumeno di Kant, che si basa sul concetto di esteriorità, conferito dalla maschera indossata.
Inoltre, è stato messo in scena il mito della Caverna di Platone, la quale rappresenta il significato della maschera non solo dal punto di vista estetico ma anche da quello interiore e psicologico; siamo quindi portati a riflettere sul rapporto tra la verità e la libertà che ne deriva.
PARLANDO CON GLI OSPITI…
Parlando con gli ospiti, genitori e amici degli studenti che hanno partecipato alla serata, abbiamo avuto modo di raccogliere le impressioni e le opinioni che l’evento ha suscitato in loro.
Infatti, alcuni tra gli intervistati più giovani ci hanno spiegato di come, attualmente, con l’aumentare degli stereotipi sull’aspetto fisico, sia sempre più necessario indossare una maschera per essere accettati dai coetanei.
I più grandi, invece, ci confidano che molto spesso loro stessi si ritrovano nella condizione di dover indossare una maschera nelle relazioni che intraprendono durante il corso della loro vita. Affrontare questa tematica ha permesso agli ospiti non solo di osservare progetti proposti dagli studenti, ma di poter anche fare un viaggio all’interno di loro stessi.