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Cioccolatini a forma di cuore, fiori dai colori più svariati, biglietti di affetto e regali di ogni genere: San Valentino è la ricorrenza dedicata all’amore che si festeggia il 14 febbraio, giornata simbolo degli innamorati e perciò definita come la più romantica di tutto l’anno. 

Con l’arrivo di questa celebrazione, però, non tarda a riemergere anche l’acceso dibattito tra coloro che attendono con impazienza la ricorrenza e quelli che, al contrario, la considerano esclusivamente una tradizione commerciale, in cui il consumismo sembra aver preso il sopravvento, specialmente negli ultimi anni. 

Si tratta di due visioni molto diverse della stessa ricorrenza. Da una parte, alcuni adorano festeggiare San Valentino e amano organizzare incredibili sorprese per stupire la persona amata, dall’altra troviamo chi, attraverso un occhio poco più cinico, la reputa una trovata commerciale e perciò non apprezza questa festività. 

Immagine che rappresenta il consumismo (da sociologicamente.it)

Infatti, una tra le principali critiche, a cui viene sottoposta ogni anno la Festa degli innamorati, riguarda proprio l’aspetto materiale della celebrazione. Secondo l’opinione di molti, San Valentino si è ormai trasformata in una tradizione meramente consumistica, un’occasione mirata a far spendere soldi in oggetti materiali e arricchire venditori e commercianti. Dunque, l’attenzione viene distolta dai veri sentimenti, i quali vengono messi in secondo piano per lasciare spazio a una forte aspettativa nei confronti dei regali. A questo proposito, secondo alcuni dati raccolti dalla National Retail Federation (NRF), la più grande associazione mondiale del commercio al dettaglio, ogni anno negli Stati Uniti per fiori, cene e gioielli si spendono oltre 18 milioni di dollari

Perciò, possiamo parlare di puro consumismo? Non proprio, stando a quanto afferma il professor Jeffrey Alexander, sociologo statunitense e direttore del centro dedicato alla sociologia dei processi culturali all’Università di Yale. Così spiega sul YaleNews, giornale del college: «C’è una grande contiguità tra noi e i nostri antenati: i rituali continuano a essere centrali per noi, e più le società diventano grandi ed eterogenee, più ne abbiamo bisogno; è un modo per ricordarsi che l’amore romantico è una bella cosa, e amarsi è importante». 

In merito alla questione dei regali dichiara poi: «Lo scambio dei regali è uno dei modi più importanti che conosciamo per comunicare pace e reciprocità, e siamo portati a recepirli più come significati ed emozioni che si concretizzano piuttosto che come transazioni commerciali. Naturalmente oggi tutto è mercificato, e siamo portati a mettere in relazione l’emozione che si vuole comunicare con i soldi spesi».

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Mi chiamo Sara Castagnedi, ho quindici anni e abito a Zevio, un paese in campagna nella provincia di Verona. Sono una studentessa del liceo classico “Alle Stimate” che ho deciso di frequentare seguendo il mio vivo interesse per le materie umanistiche. Inglese, letteratura e storia sono le materie che preferisco ma trovo particolarmente affascinante anche l’arte, in tutte le sue forme. Di solito trascorro il tempo libero scrivendo, leggendo libri di vario genere e guardando serie tv ma amo anche stare all’aria aperta facendo lunghe passeggiate o andando in bicicletta. Un’altra delle mie più grandi passioni è viaggiare: mi da l’opportunità di apprendere usanze e tradizioni diverse dalle nostre e mi permette di coltivare il mio interesse per la fotografia. Mi ritengo una persona determinata e testarda che si impegna assiduamente e con costanza per raggiungere i propri obiettivi. Riguardo al mio futuro non ho ancora delle idee molto precise ma spero di trovare un lavoro che sia per me motivo di grande soddisfazione e ricompensi tutti i sacrifici fatti.

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