«Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi successori il titolo di Re d’Italia». Così recitava il regio decreto. È il 17 marzo 1861. Per un’Italia finalmente unita, inizia la storia della sua indipendenza, una storia di pace, rivolte e sacrificio, portandola a ciò che è oggi. Ma 160 anni dopo, ci sentiamo ancora parte di quell’unione? Cosa sta accadendo al nostro essere italiani?

Per ricordarlo basta guardarsi attorno. Dagli edifici d’epoca romana o rinascimentali fino a quelli risalenti al Risorgimento, possiamo ripercorrere la storia della penisola e della sua gente, della sua cultura e del patriottismo, che hanno portato ad un’unione costata migliaia di vite. Non serve volgere il proprio sguardo molto distante dal nostro territorio: una testimonianza della sua unità è proprio la Torre di San Martino della Battaglia, nel comune lacustre di Desenzano del Garda. Qui storia, architettura e orgoglio nazionale si intrecciano per formare una solida struttura di sostegno.
La storia

Edificato sul colle più alto di San Martino a partire dal 1880, grazie ai fondi raccolti da una sottoscrizione pubblica, il monumento è dedicato al Padre della Patria, Vittorio Emanuele II e a quanti combatterono per l’unità d’Italia. L’ubicazione non è casuale: proprio su questa collina, infatti, vent’anni prima, perdevano la vita i soldati degli eserciti del Regno di Sardegna, austro-ungarico e Francia. Era il giugno 1859 e si combatteva la seconda guerra d’indipendenza nella sua fase più cruenta, durante quella che sarà poi denominata la Battaglia di San Martino. È proprio nei pressi della Torre, infatti, che fu costruito un Ossario, luogo volto alla raccolta e custodia delle ossa dei caduti in quest’aspra battaglia. Inaugurata il 15 ottobre 1893, alla presenza del re Umberto I e della regina Margherita, si erge quindi come simbolo di rinascita da morte e distruzione che permisero l’unità.
La struttura
Un grande progetto ingegneristico, affidato all’architetto e ingegnere bergamasco Giacomo Frizzoni è stato indispensabile per la creazione di una costruzione di 74 metri di altezza, posta sul sommo colle del territorio. Dalla cima, infatti, è possibile ammirare direttamente le colline moreniche e il Lago di Garda, dalla penisola di Sirmione fino al punto in cui il bacino si stringe e la divisione tra la sua sponda bresciana e quella veronese.

La Torre, di sezione rotonda, è posta su un basamento, altrettanto circolare, fornito di quattro aperture ad arco gotico. Il materiale utilizzato per la maggior parte della struttura esterna è il pietrame, con inserimenti decorativi in marmo e cotto. Internamente, la costruzione è decorata con opere commemorative al re e affreschi allegorici relativi all’unione: i dipinti nella sala d’ingresso, realizzati dal pittore veneziano Vittorio Emanuele Bressanin, raffigurano quattro grandi scene di vita di Vittorio Emanuele II; le otto donne dipinte invece simboleggiano l’Italia, circondata dalle sette principali città italiane.

Dal livello terreno parte una rampa inclinata a spirale, sviluppata su 410 metri e intervallata da sette ripiani. Ad ogni ripiano corrispondono altrettanti affreschi rappresentanti i fatti salienti dell’indipendenza, dal 1848 al 1870. Goito, San Martino, Custoza: si può dire che la conquista dell’indipendenza e unità italiana sia stata in salita, per questo faticosa, talvolta così dura da quasi abbracciare l’idea di arrendersi, ma non per questo meno grandiosa. Arrivati alla sommità, sta a noi decidere se il fiato impiegato per la salita ne sia valso la pena. Possiamo scegliere se ripercorrere la rampa nel senso inverso, dalla cima al pian terreno, dall’unità alla divisione, o se fermarci a contemplare il panorama. La bellezza che ci circonda ogni giorno è per noi così scontata, che spesso dimentichiamo di viverla e osservarla a fondo, di ringraziare chi ha reso possibile chiamarla casa. Non dovremmo mai dare per scontate la bellezza del nostro Paese e la storia che ci ha resi Italiani, una parte di ciò che siamo, tutti i giorni. Sono proprio territori come il nostro a rendere l’Italia preziosa, a mettere in secondo piano economia, politica, relativismo etico, ma ad abbracciare la terra nativa, culla di grandiose civiltà e di una cultura dal valore incommensurabile, più di qualsiasi statistica o complesso algoritmo.

Proprio tra il confine lombardo e veneto si erge la Torre di San Martino, che veglia sul territorio come punto d’unità. Il confine, da sempre divisore, soprattutto per le regioni italiane, diventa simbolo di un’unione culturale, linguistica, sociale, avvenuta in questo giorno, non molti anni fa. Chi l’avrebbe mai detto che, 160 anni dopo, in una situazione di crisi dell’individuo come cittadino e dello Stato, ci saremmo trovati a riflettere proprio sul senso di essere parte di un’unione così lungamente combattuta?