Dall’inizio della pandemia abbiamo preso confidenza con un sostantivo che forse già conoscevamo, ma che non utilizzavamo mai se non per ricordare alcuni periodi storici in cui c’è stata la necessità di isolare alcune persone per motivi di salute, un po’ come succede oggi con il Covid.
Per risalire all’origine di questa parola, quarantena, dobbiamo tornare nel quindicesimo secolo, epoca in cui l’Italia stava combattendo contro un grande e potente nemico: la peste.
Per ridurre i contagi ed evitare di importare infetti, il Senato della Repubblica di Venezia decise di attuare delle misure precauzionali. Nel 1423 istituì un ospedale chiamato lazzaretto vecchio, posto su un’isola, e destinato al ricovero di persone e merci provenienti da paesi infetti.

Nel 1468 si decise di fondare un istituto sanitario dedicato alla prevenzione dei contagi e l’isola ebbe il compito di ricevere gli ammalati. I navigatori con il loro carico dovevano fermarsi nel lazzaretto per appunto quaranta giorni, spergiurando quindi ogni possibilità di contagio.
In epoca moderna la quarantena è intesa come periodo di isolamento da definirsi; si decide dunque la durata della quarantena in base alla malattia o al virus che si vuole isolare.
In questo momento storico, col Covid, la quarantena è utilizzata come mezzo di contenimento dei contagi e la sua durata è in continua evoluzione per via dell’andamento dei contagi e delle mutazioni del virus.
I giorni di quarantena attualmente differiscono a seconda dello stato di vaccinazione.