Il 26 novembre, grazie al CIMeC, Centro interdisciplinare mente e cervello del Dipartimento di Psicologia e scienze dell’Università di Trento, è stata inaugurata a Palazzo delle Albere la mostra dal titolo Dentro il colore. Attraverso la materia e la luce.
La mostra “Dentro il colore”, che proseguirà fino a domenica 4 giugno 2023, racconta la percezione fisica e mentale del colore attraverso un percorso articolato su sette Vulcani (bianco, rosso, giallo, verde, blu, viola e nero). Ciascuno è la tappa di un’esperienza fatta di materia e luce grazie a proiezioni e reperti naturalistici.
Si fatica a comprendere ma in realtà certi colori come i blu, i gialli, i rossi e anche tutti i colori che si formano dalla mescolanza dei primari, esistono solo ai nostri occhi o meglio nel nostro cervello.
Stefania Bracci, docente del CIMeC, si occupa della parte scientifica della Mostra e ci spiega che i colori che vediamo sono il risultato di un processo di interpretazione del nostro cervello: la luce infatti illumina un oggetto osservato, in parte viene assorbita dall’oggetto stesso e in parte arriva fino alla nostra retina, giungendo poi alla corteccia cerebrale visiva, dove viene determinato il colore percepito.
Le cellule sensibili al colore le troviamo nella retina, si chiamano “fotorecettori” e più precisamente sono “coni” quelli che permettono di percepire i colori.
Proseguendo nella sua spiegazione, la dottoressa Bracci racconta che nella retina dell’uomo ci sono ben tre tipi diversi di “coni” che sono sensibili alla lunghezza di frequenza delle luci rossa, blu e verde e che combinandosi ci permettono di vedere circa un centinaio di combinazioni di sfumature cromatiche.
Non tutti gli esseri viventi sono in possesso di tre “fotorecettori”, infatti per esempio il cane e il gatto hanno soltanto due “coni”, sensibili al blu e verde, che permette loro di vedere un mondo meno ricco dal punto di vista cromatico. Altri animali invece hanno più “coni di noi: per esempio il passero ne ha quattro permettendogli di percepire la luce ultravioletta mentre alcune farfalle ne hanno addirittura cinque.

Un altro fattore importante del processo di interpretazione del colore, oltre alle proprietà dell’oggetto e al numero di fotorecettori all’interno dell’occhio, è riferito alle condizioni di luminosità della scena. Infatti la scena può essere inondata dalla luce del sole, oppure da quella della luna, può trovarsi più o meno all’ombra o illuminata da una luce artificiale di una lampada; tante variabili che però non ci fanno vedere in maniera tanto diversa il colore dell’oggetto.
Gli studi in questo ambito si stanno sviluppando ma si è compreso che è il cervello, in base a un meccanismo automatico, a determinare il colore che noi percepiamo. Perciò, in base a come il cervello avverte la luce artificiale fredda oppure quella naturale calda, il colore che vediamo può modificarsi.
Ha sollevato infine un enorme interesse una foto pubblicata qualche tempo fa su Twitter portando alla conclusione che esistono significative differenze individuali nella percezione di un colore causate dal fenomeno di stabilizzazione della luce messo in atto dal cervello. Nella foto pubblicata infatti c’era l’immagine di un vestito che alcuni, a guardarlo, lo vedevano blu e nero e altri addirittura bianco e oro.