«Ora inizia il difficile perché è l’anno del dentro o fuori, in cui ci giochiamo moltissimo». Sono queste le parole con cui ha esordito la nuova premier Giorgia Meloni, dando ufficialmente inizio alla sua prima conferenza stampa da Presidente del Consiglio, che si è protratta per molte ore. Dal tema dell’immigrazione fino ad arrivare ad argomenti concreti e vicini alle necessità del popolo, la conferenza ha visto una presidente preparata ed esaustiva, che ha illustrato i suoi principali obiettivi per il nuovo anno 2023.

Il presidenzialismo è una delle battaglie che il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, sostiene da anni e che si oppone, invece, agli ideali della sinistra.
Questo obiettivo è in parte condiviso con gli alleati, rispettivamente Lega e Forza Italia, i cui leader hanno pareri al riguardo in sintonia con la premier, ma frenano sull’applicazione della proposta di legge, poiché cambiare l’ordinamento politico di una nazione si traduce in una consistente modifica della Costituzione.
Il fronte opposto invece cerca di contrastare questo ideale politico poiché, secondo alcuni esponenti, andrebbe a modificare in modo eccessivamente grossolano la stessa Carta costituzionale.
Lo sostiene Enrico Letta, segretario del Partito Democratico, quando afferma: «Non si tocca il cuore della Carta»; oppure Giuseppe Conte, premier nella XVIII legislatura, ora sostenitore degli ideali del Movimento 5 Stelle che, con la sua dichiarazione, mette in dubbio l’organizzazione e il clima di concordia che si era creato all’interno della coalizione di centrodestra: «Per centrodestra, presidenzialismo è accordo spartitorio».
Diversa invece la posizione di Matteo Renzi, leader di Italia Viva, che ha dichiarato: «Sulla sfida del presidenzialismo ci siamo».
Cosa significa essere una repubblica parlamentare?
Come tutti sappiamo, l’Italia attualmente è una repubblica parlamentare. Ma cosa comporta l’appartenenza a questo tipo di ordinamento politico?
Il Presidente della Repubblica è eletto ogni sette anni e in maniera indiretta, ovvero da un collegio formato da grandi elettori, i parlamentari compresi i senatori a vita e i 58 rappresentanti delle Regioni italiane.
Egli ha il potere di sciogliere le Camere e di nominare il Governo, ma non può essere sfiduciato dal Parlamento, al massimo può esser messo in stato d’accusa, a seguito di gravi violazioni costituzionali. Dunque la rappresentanza democratica della volontà del popolo è affidata, attraverso le elezioni politiche, al Parlamento.
Presa coscienza di ciò che siamo ora, il passo successivo è comprendere cosa potremmo diventare se l’aspirazione al presidenzialismo si concretizzerà in un futuro prossimo.
Presidenzialismo o modello francese?
A questo proposito ritengo però necessaria una precisazione. Moltissime testate giornalistiche parlano di presidenzialismo, il che è corretto, anche se la premier Meloni allude spesso, durante le sue interviste, al cosiddetto “Modello francese”.

Di conseguenza, essendo la Francia una repubblica semipresidenziale, ciò a cui aspira la presidente di FDI (acronimo di Fratelli d’Italia), è un sistema politico presidenziale, ma nel quale il Parlamento non viene privato dei propri diritti e quindi passivo delle scelte del governo, anzi nel quale ricopre un ruolo attivo e importante in quanto incaricato di dare o meno la fiducia al nuovo governo, eletto dal Capo di Stato.
Il Presidente della Repubblica, invece, è eletto direttamente dal popolo e ottiene il potere esecutivo. Pertanto credo sia importante comprendere che il reale motivo di questa scelta non sia quello di puntare al potere assoluto scavalcando i diritti del Parlamento.
Cogliamo così la sottile differenza che distingue il presidenzialismo dall’interpretazione “alla francese”, a cui invece aspira il nuovo governo.
Certo, per realizzare questo disegno politico è necessaria una modifica rilevante e non indifferente della Costituzione italiana ed è forse questo il tassello che ostacola da una parte la coalizione del centrodestra e dall’altra intimorisce l’opposizione di sinistra.
In conclusione, non ci resta che attendere i futuri provvedimenti che verranno adottati dal nuovo governo e continuare ad assistere a questa “battaglia” tra i due fronti: quiescente durante il periodo di opposizione di Fratelli d’Italia e riemersa con la nomina di Giorgia Meloni alla presidenza del Consiglio.