Il 30 ottobre 2022 in Brasile si sono tenute le elezioni per il nuovo Capo di Stato. A trionfare è stato Luiz Inacio Lula da Silva, candidato del centrosinistra, battendo per un soffio il rivale Jair Bolsonaro della corrente opposta, ovvero quella di destra, che non ha quindi avuto modo di effettuare il secondo mandato.
Il nuovo Capo dello Stato infatti, è un sindacalista, fondatore del Partito dei Lavoratori, un movimento di sinistra con idee progressiste. Il rivale, invece, è originario del Partito Liberale brasiliano, che richiama il populismo e ideali di estrema destra. Se però da secoli la storia ci insegna che bisogna imparare ad accettare le sconfitte e saper trarre un insegnamento proficuo da esse, i recenti avvenimenti nel mondo ci stanno dimostrando il contrario.
I sostenitori di Bolsonaro, infatti, hanno visto in quella mancata vittoria un’occasione persa e un’ingiustizia. E’ per questo che una settimana dopo l’insediamento del nuovo presidente nel Congresso di Brasilia, a Planalto (sede del Presidente della Repubblica), i simpatizzanti dell’ex capo di stato hanno fatto irruzione all’interno di numerosi edifici e luoghi politici come a simboleggiare una protesta contro un torto subito.

In seguito alla convalida della vittoria di Lula da parte della Corte elettorale, infatti, Bolsonaro ha contestato l’esito delle elezioni insinuando la presenza di numerosi voti truccati e “accusando” le 287 mila urne elettroniche dei modelli precedenti al 2020 di presentare incongruità rispetto a quelle del primo turno.
Bolsonaro cerca dunque un possibile salvataggio in corner, che però non va a buon fine. L’accusa, infatti, viene smentita e respinta al mittente dallo stesso Lula che, poco più tardi, effettua il giuramento da Presidente.
Arrivati a questo punto gli animi dei vari seguaci del presidente vinto, vengono dominati da sentimenti di rabbia, frustrazione e fame di giustizia.
All’alba dell’otto gennaio, un corteo numeroso ha fatto irruzione all’interno di alcune istituzioni politiche come a voler dimostrare che un popolo deluso e frustrato può addirittura scavalcare l’autorevolezza delle istituzioni.
Questo atto, che in qualche modo è somigliante ad un colpo di stato, palesa numerosi disagi sociali e mostra una scarsa capacità di comunicazione.
Il celeberrimo Manzoni già nell’800, con la citazione tratta da I Promessi Sposi “vox populi, vox dei”, ci dimostra che la vox populi appunto, la voce del popolo, è come un richiamo divino. Per Manzoni è davvero qualcosa di sacro e di inviolabile: perché ciò che decide l’insieme collettivo è una scelta che, nel bene o nel male, servirà a quello stesso insieme.
Ecco che allora, a quanto pare, questa citazione latina, divenuta celebre in tutto il mondo, non rispecchia completamente la faccenda in questione. Trattandosi infatti di un assalto alle istituzioni, questo fenomeno si scontra con altri principi stabiliti dagli antichi: tra i quali il rispetto verso gli “honores” , le cariche politiche. Di conseguenza la sacralità della vox populi che ci rimanda a Manzoni, non deve però oltrepassare il sottile confine che ci induce a violare il principio di riverenza nei confronti delle autorità che, in qualche modo, giacciono su un gradino superiore a noi.

Chiusa questa parentesi storica è inevitabile che, nella nostra mente, questo evento appaia come un dejavu. La situazione attuale del Brasile è, infatti, analoga a quella degli Stati Uniti, qualche anno addietro. L’ex presidente Trump stesso, concluse le elezioni politiche, era rimasto con l’amaro in bocca. La reazione di alcuni suoi sostenitori, ancora una volta, è stata impulsiva e irruenta. La vicenda ,nota al mondo intero, come “l’assalto al Campidoglio, a Capitol Hill” ha trovato appunto un’America impreparata e intimorita di fronte alle voci corali e indignate di alcuni simpatizzanti dell’ex presidente.
Come Trump infatti, anche Bolsonaro ha tardato nella condanna dei gesti di violenza e di estrema protesta da parte dei suoi sostenitori, venendo così incolpato di aver istigato la comunità alla violenza, esortando la stessa alla disobbedienza civile.
«Fanatici fascisti», «vandali che vogliono distruggere la democrazia», sono queste le sprezzanti parole che Lula rivolge ai rivoltosi, sottolineando ancora una volta la pericolosità di certe correnti estremiste.
Di conseguenza, la nota citazione: “La storia insegna, ma non ha scolari” trova un forte significato all’interno di questi due eventi che hanno seminato terrore e disagio tra tutti i cittadini. E’ necessario inseguire sempre i propri obiettivi, spendendo le proprie energie e investendo la propria vita nel perseguire i valori in cui crediamo e sui cui siamo fondati, ma è altrettanto doveroso mantenere rispetto e riverenza nei confronti dell’insieme collettivo a cui apparteniamo e dunque, a maggior ragione anche dei nostri “spiriti guida”.
Tenendo sempre a mente che la saldezza di un popolo non si dimostra con la sfrontatezza, l’arroganza o la prepotenza ma piuttosto con l’umiltà e l’ardimento.