
La struttura si trova a Pontremoli, piccolo comune italiano di settemila abitanti nella provincia di Massa Carrara, in Toscana. Qui si trova la residenza sanitaria, chiamata Madre Cabrini DCA, convenzionata con il servizio sanitario internazionale che si dedica al recupero di ragazzi e ragazze con problemi alimentari.
Sembra quasi di essere in un hotel a cinque stelle grazie alla presenza di camere spaziose e luminose, palestre e piscine e di uno splendido parco esterno, ma in realtà dietro a tanta bellezza c’è soprattutto tanto dolore. Tanta è la sofferenza negli occhi di Camilla, ventiduenne che combatte con anoressia ormai da quattro anni e che l’ha fatta perdere quindici chili. Laura, invece, si è ammalata a quindici anni, infatti è già stata due volte in ospedale con il sondino, e adesso è ospite in questa struttura da nove mesi per fare un percorso di recupero che la porti finalmente un giorno alla guarigione. Matteo ha venticinque anni, malato da otto anni, si è appena lasciato alle spalle una brutta settimana a causa di una ricaduta. Qui tempo fa aveva trovato l’amore e assieme a questa ragazza aveva deciso di uscire per iniziare insieme una vita di coppia ma purtroppo lei è venuta a mancare e lui è rientrato alla Madre Cabrini DCA. Un’altra paziente è Sole, di quindici anni, anoressica da tre e dopo tanta terapia ha compreso che il suo malessere è imputabile al rapporto con la madre, la quale criticava sempre il corpo della figlia. La ragazza ha capito di avere bisogno di aiuto quando un giorno a scuola, durante l’ora di ginnastica, mentre stava correndo con i suoi compagni, è letteralmente crollata a terra a peso morto perché le gambe non la reggevo in piedi.

Laura Dalla Regione è la direttrice di questo posto che ormai conta nove residenze. Racconta che qui si usano pochi psicofarmaci perché c’è un approccio su più livelli, nutrizionali e psicologici e fino ad ora il protocollo ha funzionato. Al momento presso Pontremoli ci sono quarantasei femmine e quattro ragazzi, le due pazienti più giovani hanno tredici anni mentre quelle meno giovani hanno più di cinquanta e comunque il 75% pazienti ha tra i sedici e i venticinque anni. La direttrice spiega che l’età di quando ci si ammala si sta abbassando e che tanti si sono ammalati durante il periodo della pandemia a causa del Covid, chiusi in casa, preoccupati di ingrassare, con il timore per il futuro hanno smesso piano piano di mangiare.
C’è comunque più consapevolezza da parte dei genitori che se all’inizio percepiscono come paura il disagio dei loro figli, poi comprendono che per salvarli è fondamentale aiutarli e magari accompagnarli in posti come questo centro dove i medici hanno gli strumenti per provare a farli guarire.