Finalmente è arrivato il Natale! Come lo possiamo sapere? Guardando il calendario, certo, ma anche semplicemente camminando per strada. Infatti le case sono quasi tutte addobbate con ghirlande, luci colorate e decorazioni varie. Nonostante le differenze di addobbi, un elemento è normalmente presente in quasi tutte le case: un pino, vero o nella maggior parte dei casi artificiale, decorato con luci e addobbi di ogni genere. Ovviamente si tratta dell’albero di Natale. Se poi entriamo nelle case difficilmente manca un altro elemento: una ricostruzione in miniatura di una capanna con all’interno una donna, un uomo, un bambino, un asino e un bue, spesso accompagnati anche da casette e pastori con le pecore. E questo è il presepio. Per noi è normale farli, ma quando è nata questa tradizione?
Dal giorno della prima celebrazione del Natale, il 25 dicembre del 336, questa festività venne celebrata regolarmente ogni anno, fino ai giorni nostri. Ci volle tuttavia quasi un millennio perché il presepio vedesse la luce: secondo la tradizione infatti l’autore del primo presepio fu San Francesco d’Assisi nel 1223 in un bosco presso Greccio, nell’attuale Lazio. Il Presepio di Greccio fu un presepio vivente, realizzato appunto da San Francesco con i suoi frati in un bosco, e in una grotta vennero posti un asino, un bue e una statuina di Gesù bambino in una mangiatoia. Erano assenti invece la Madonna e San Giuseppe. Per poter realizzare questa rappresentazione sacra, Francesco dovette chiedere l’autorizzazione al Papa Onorio III, poichè non sempre erano lecite le raffigurazioni a carattere religioso.

Il successo del presepio fu repentino: nel mondo cristiano si diffuse inizialmente la tradizione di eseguire presepi viventi, sul modello di quello di San Francesco, ma ben presto si iniziò a farli anche in miniatura tramite delle statuine di legno, pietra e terracotta, proprio come facciamo ai giorni nostri. Il Presepio di Greccio ispirò uno dei più grandi artisti della storia d’Italia, ovvero Giotto, che lo dipinse in un affresco tra il 1295 e il 1299.
L’albero di Natale invece affonda le sue radici parecchi secoli prima della nascita di Cristo. Inizialmente infatti faceva parte della tradizione pagana dei popoli nordeuropei (nonostante qualcuno ritenga che la tradizione sia nata nell’antico Egitto, in cui però gli alberi erano sostituiti da delle piccole piramidi). I Celti, i Germani e i popoli scandinavi erano soliti adornare gli abeti rossi con delle candeline per celebrare il solstizio d’inverno. L’albero scelto era proprio l’abete rosso poiché si riteneva che avesse poteri magici, vista la sua peculiarità di non perdere mai le foglie nonostante le gelide temperature, elemento che conferiva all’abete il significato simbolico di vita.
Con l’avvento del Cristianesimo questa tradizione si mantenne anche tra i Cristiani, e la vicinanza temporale tra il solstizio d’inverno e la data convenzionale del Natale portarono le persone a dare un valore cristiano all’albero. L’albero di Natale infatti iniziò a simboleggiare l’albero che sarebbe stato posto al centro del giardino dell’Eden nella notte della nascita di Gesù, ovvero l’albero intorno a cui l’umanità ritrova il perdono.
L’abete decorato proprio per la festa del Natale pare che sia nato a Tallinn, in Estonia, nel 1441, quando ne venne eretto uno in piazza nella Notte Santa. In Italia invece il primo albero di Natale venne fatto dalla Regina Margherita nella seconda metà dell’Ottocento. Al giorno d’oggi nel periodo natalizio ci sono alberi di Natale nelle piazze principali di quasi tutte le città maggiori dei Paesi cristiani. In Italia sono famosi l’Albero di Natale di Piazza San Pietro a Roma e quello di Gubbio in Umbria, che è il più grande del mondo, anche se non si tratta di un vero albero, ma di luci posizionate alle pendici del Monte Ingino, disposte a sagoma di abete.

Speriamo dunque che si mantenga per sempre questa bellissima usanza di fare l’albero di Natale e il presepio nel periodo natalizio. Anche durante un Natale “particolare” come quello di quest’anno, sono sempre lì, pronti a dirci: «Anche se non puoi uscire e vedere i parenti e gli amici come gli altri anni, è Natale lo stesso».