Audrey Kathleen Ruston Hepburn nasce a Bruxelles, il 4 maggio 1929. La sua difficile infanzia è segnata dall’abbandono del padre e da una dura sopravvivenza sotto l’occupazione del regime nazista, per questo si rifugerà in Olanda.
Dall’età di cinque anni ha praticato danza e il suo sogno è stato sempre quello di diventare una prima ballerina. Con l’arrivo della guerra, sia per le difficoltà economiche sia per la malnutrizione (infatti soffriva la fame) Audrey deve abbandonare il mondo della danza, che però le regala una silhouette snella e una postura elegante, che le apriranno le porte di Hollywood.

Passa a studiare teatro e infine cinema. Dopo pellicole minori, ecco che nel 1952 arriva sul grande schermo con “Vacanze Romane” del regista William Wyler.
Gregory Peck che interpreta il ruolo maschile principale nel film chiede che nei titoli il nome di Audrey fosse messo in risalto quanto il suo, perché rivela: «Sono abbastanza intelligente da capire che questa ragazza vincerà l’Oscar nel suo primo film e sembrerò uno sciocco se il suo nome non è in cima, insieme al mio». Infatti Peck non sbaglia, perché vincerà l’Oscar come migliore attrice protagonista.
Era nata una stella capace di imporre uno stile nuovo e unico, molto diverso dall’epoca, che era dominato dall’essenza di femminilità di Marilyn Monroe.

Nel 1954 esce “Sabrina”, una commedia romantica, e il guardaroba della Hepburn viene affidato a Hubert de Givenchy. Questi due stringono un’amicizia che durerà per tutta la vita, lei diviene la sua musa e lui il suo sarto.
Indimenticabile l’abito che lo stilista le ha fatto per l’Academy, eletto dal Time Magazine miglior abito della storia indossato agli Oscar.
Nello stesso anno sposa l’attore e regista statunitense Mac Ferrel, da cui avrà il suo primo figlio Sean.
Verso la metà degli anni Cinquanta, Audrey è ormai diventata una delle più grandi attrici di Hollywood e, grazie alla sua eleganza e semplicità nell’indossare i vestiti e renderli unici, diventa un’icona di stile.
Nel 1961 con l’indimenticabile film “Colazione da Tiffany” entrerà per sempre nella storia, avvolta da quel tubino nero, nei panni della protagonista Holly Golightly.
Infatti il cosiddetto “little black dress”, nato dall’intuizione della stilista Coco Chanel nel 1926, e ricreato da Givenchy per la Hepburn, sarà per sempre ricordato su di lei, che lo portava con la sua solita raffinatezza e semplicità, ma farà di quel vestito un vero e proprio caposaldo della moda.
L’attrice rivelava: «Sono un’introversa. Interpretare una ragazza estroversa è stata la cosa più difficile che io abbia mai fatto». La sua interpretazione e il suo stile sono stati impeccabili e questo ha reso il film così amato e speciale.

Dopo il divorzio dal primo marito, si risposa nel 1969 con lo psichiatra italiano Andrea Dotti e l’hanno dopo nasce il suo secondo figlio, Luca Dotti.
Dopo molti altri film, decide di ritirarsi dalle scene e andare a vivere nella città che per prima le aveva dato tanta fama: Roma. Così si trasferisce per concentrarsi sulla famiglia.
A Roma è una vera e propria donna di casa, sa parlare bene l’italiano, ma non solo, ha molta conoscenza delle lingue, ma si sente una casalinga romana ed è amata da tutto il quartiere. “Sono italiana in tutto e per tutto ormai” diceva l’attrice.
Dopo aver divorziato dal medico italiano, nel 1988 diventa ambasciatrice dell’UNICEF e dedicherà il resto della sua vita al lavoro umanitario, ad aiutare bambini che, come era accaduto a lei, vivevano in uno stato di guerra o di fame.
Nascondeva la sua realtà sentimentale dietro quel sorriso luminoso e quegli occhi da cerbiatto che hanno conquistato tutto il mondo. Si è spenta il 20 gennaio 1993 nella sua casa di Tolochenaz in Svizzera.
Dietro a quell’eleganza spontanea e a quello stile impeccabile c’era una donna con un cuore generoso, desiderosa di aiutare gli altri e di amare con il suo unico ed inconfondibile modo di essere.
E come lei stessa diceva:«L’eleganza è l’unica bellezza che non sfiorisce mai».
