L’isola di Alcatraz, avvolta in un misterioso alone tra storia e leggenda, si trova nella Baia di San Francisco, in California.
Il nome Alcatraz si deve al cartografo spagnolo Juan Manuel Diaz, che, durante la realizzazione della carta geografica della Baia di San Francisco, rinomina l’isola la isla de los Alcatraces, cioè l’isola dei pellicani, i quali erano soliti nidificare in questo luogo. Ma ha anche altri soprannomi come The Rock (la roccia), poiché l’isola è formata per la maggior parte da rocce, e The Bastion (la fortezza), riferito all’impossibilità di fuggire da essa.

La storia della prigione

L’isola conosciuta da tutti come “Alcatraz” è situata a più di 2 km dalla costa tra le gelide acque dell’Oceano Pacifico; originariamente messicana, viene acquistata dagli Stati Uniti nel 1846 per cinquemila dollari.
Dal 1868, una volta terminata la guerra civile, Alcatraz ospita i prigionieri di guerra, dando inizio al proprio destino come struttura di detenzione. Però nel 1933 smette di essere una prigione militare e il primo gennaio del 1934 viene proclamata ufficialmente prigione federale di massima sicurezza.
La rinomata rigidità di Alcatraz è dovuta al tipo di prigionieri ospitati: infatti qui venivano reclusi criminali ritenuti pericolosi o che avevano già tentato la fuga da altri penitenziari. Grazie alla ferrea disciplina vigente al suo interno, il carcere divenne famoso in tutto il mondo.

L’11 agosto del 1934 furono trasportati ad Alcatraz da altre carceri statunitensi i primi 137 prigionieri, scelti tra quelli che avevano dato più problemi di disciplina e sicurezza. A controllarli c’erano 155 membri del personale della prigione. I detenuti erano rinchiusi in celle larghe quattro metri ciascuna e, se si fossero comportati male, venivano puniti con l’isolamento, cioè venivano portati in fredde celle sotterranee, note dai prigionieri come The Hole (il buco), dove non c’erano letto, luce e pulizia.

In totale nel penitenziario si contano 348 celle, 36 di segregazione e 6 di isolamento. Facevano eccezione alla durezza del penitenziario i pasti: infatti, cosa che non succedeva nelle altre carceri americane, ad Alcatraz era servito cibo di ottima qualità, per impedire ribellioni da parte dei detenuti. Ma in caso di rivolte in sala mensa, sul soffitto, c’era un meccanismo in grado di sprigionare un gas letale.
Furono reclusi ad Alcatraz i più famosi criminali statunitensi, tra cui il famoso boss mafioso Al Capone. Di origini italiane, ma nato e cresciuto in America, rimane uno dei simboli della crisi giudiziaria che investì gli Stati Uniti durante il proibizionismo e fu rinchiuso qui dall’agosto del 1934 fino al 1939.
I tentativi di fuga da Alcatraz

Fuggire era quasi impossibile, vista la sua posizione, tuttavia, durante i 29 anni di apertura, si verificarono 14 tentativi di fuga, che coinvolsero 36 prigionieri.
Il primo tentativo risale al 27 aprile 1936, quando Joseph Bowers decise di scavalcare le recinzioni, venendo così ucciso dai colpi di fucile sparati dalla guardie.
Il secondo tentativo di evasione avvenne il 16 dicembre del 1937: Theodore Cole e Raph Roe, mentre lavoravano all’officina, allargarono le sbarre della finestra a tal punto da riuscire a far passare alcuni pneumatici. I due grazie alla nebbia riuscirono a raggiungere il mare ed attraversarlo con una zattera costruita con gli stessi pneumatici. Le condizioni burrascose del mare quella notte fecero pensare che fossero affogati prima di raggiungere la riva, e furono dichiarati deceduti. Ma nel 1941 un reporter dichiarò che Roe si era trasferito in sud America e aveva rivelato che Cole era stato ucciso dopo aver raggiunto la spiaggia di San Francisco.

Si ricorda ancora molto bene la cosiddetta “Battaglia di Alcatraz”, un sanguinoso tentativo di fuga che avvenne il 2 maggio del 1946, quando Bernard Coy riuscì a rubare un fucile ad una guardia e a tentare la fuga che aveva preparato. Durante questo tentativo altri prigionieri riuscirono ad impossessarsi di altre armi. Appena le guardie se ne accorsero, interruppero le vie di fuga, ma Coy e i compagni, non volendo rinunciare alla libertà, diedero inizio ad una violenta ribellione. La rivolta comprese tutti i prigionieri e furono necessari due giorni per sedarla, provocando la morte di due guardie e tre prigionieri, tra cui lo stesso Coy.
La grande fuga
Ma ci fu una grande fuga, resa celebre dal film Fuga da Alcatraz e passata alla storia come The Great Escape. Frank Lee Morris era stato arrestato per possesso di narcotici e rapina a mano armata: per i numerosi tentativi di fuga dai penitenziari in cui era stato recluso, fu mandato ad Alcatraz. Gli altri protagonisti della fuga, i fratelli Anglin, erano stati arrestati nel 1956 per rapine di banche.

Frank Morris, i fratelli Anglin e un quarto compagno, Allen West, iniziarono a progettare la fuga nel 1960. Rubarono con pazienza materiali utili a costruire una zattera per attraversare il mare e della cartapesta, con cui fecero delle teste in modo da confondere le guardie e guadagnare tempo durante la fuga.

A partire dal maggio del 1962 iniziarono a scavare nella parete della cella per allargare il condotto di areazione, servendosi solamente di un cucchiaio da cucina.
L’11 giugno del 1962 era il giorno della grande fuga. A causa della sua stazza, Allen West non riuscì ad usare la galleria scavata e fu costretto a rimanere nella prigione. Gli altri tre raggiunsero il tetto, passando per il condotto, poi senza essere visti arrivarono alla spiaggia e con la zattera costruita negli ultimi due anni, scomparvero nella baia.

Il mattino seguente furono trovate le teste di cartapesta e fu subito dato l’allarme. L’FBI iniziò un’intensa caccia all’uomo, trovando però solo i resti della zattera, una borsa impermeabile (probabilmente di uno dei fratelli Anglin) e dei salvagenti su un’altra isola della baia, Angel Island. Nel 1979, dopo 17 anni di ricerca, l’FBI non trovando nessuna prova della sopravvivenza dei tre, chiuse il caso.
Attualmente i fuggiaschi appaiono ancora nella lista dei ricercati. I parenti dei fratelli Anglin sostenevano che i due dopo la fuga si sarebbero recati in Brasile, presentando anche una fotografia del 1975 che li ritraeva. Al contrario non si hanno mai avuto notizie di Frank Morris.
Bisogna sottolineare che la vastità della struttura di Alcatraz comportava costi molto elevati e non era facile riuscire a coordinare tutte le guardie dell’edificio e, inoltre, garantire un continuo trasporto di cibo via mare.
Così il 21 marzo del 1963 Robert Kennedy, allora procuratore generale, ordinò la chiusura del carcere. Adesso Alcatraz è un museo e dopo 58 anni dalla sua chiusura, questa misteriosa prigione non smette di suscitare nei suoi turisti interesse e timore.