Lo scorso venerdì 27 gennaio è stata celebrata come ogni anno la Giornata della Memoria con la quale si vogliono ricordare i terribili crimini commessi nei confronti degli ebrei. Persone deportate, schiavizzate e torturate nei campi di concentramento per dare vita alla “Fase Finale”: un piano di idee atroci, pianificato da Hitler per eliminare completamente, come voleva lui, gli ebrei dalla Terra. È in questa giornata che si ripensa a queste atrocità e ci si domanda come l’uomo avesse potuto e, purtroppo, a come possa ancora continuare a commettere questi scempi: l’idea di cancellare dal mondo altri essere umani uguali a lui.

Un giorno triste che ricorda a tutti le oscenità di cui purtroppo l’essere umano è capace, un giorno per rammentare che l’intelligenza umana, dono fondamentale e incredibile, venne usata per compiere crimini di cui tutti noi esseri umani dovremmo vergognarci. Vergognarci, sì, tutti, anche se quelle azioni sono avvenute nel passato, da uomini del passato, ma uomini sempre come noi che hanno solo distrutto il mondo, ucciso, portato morte, sangue. Azioni che continuano ad echeggiare ancora oggi nel presente.
La Giornata della Memoria attorno al ricordo dei campi di sterminio, degli ebrei uccisi, vuole anche rammentare tutte le violenze commesse durante questa guerra, perché, purtroppo, ci sono stati fin troppi atti di una violenza indicibile durante il conflitto, tutte azioni che insieme in questo giorno è giusto ricordare.

Azioni che fa paura ricordare, mettono angoscia al pensiero che l’essere umano sia finito a compiere tanta violenza.
Uno dei crimini più orribili furono gli stupri che colpirono il centro Europa tra il 1944 e il 1945. “Stupri di massa”, così vengono definiti, in quanto migliaia di donne vennero violentate. Un’ondata di violenze sessuali avvenute durante le ultime operazioni militari e nei successivi anni di occupazione, commessi specialmente da parte dell’Armata Rossa. La maggior parte dei crimini avvenne nei territori d’occupazione sovietica e partirono soprattutto dalla Germania il 21 ottobre 1944, quando entrarono le truppe Russe, dopo aver oltrepassato il ponte di Angerapp.
Numeri esorbitanti e angoscianti quelli riguardanti le donne stuprate da parte dei Russi: si contano infatti centinaia di migliaia fino ai due milioni di violenze, con almeno 100000 donne violentate solo a Berlino. Cifre calcolate in seguito al numero di aborti registrati gli anni successivi, aborti che hanno portato 10000 donne a morire, con inoltre 240000 donne morte in relazione agli stupri, solo in Germania.
Pare che tutto ebbe inizio nell’ottobre del 1944, in seguito alla caduta del regime nazista in Germania, quando le armate Russe riuscirono a conquistare il villaggio di Nemmersdorf, nella Prussia Orientale, la prima città tedesca a cadere sotto l’occupazione delle truppe Alleate durante la guerra.
Successivamente, con l’avanzata delle Armate Rosse, i Sovietici entrarono in Germania per la conquista. Pare che dietro ai soldati che guidavano l’avanzata, avanzassero anche le truppe di seconda linea: una massa caotica di soldati indisciplinati, “stanchi” o “annoiati”, cronicamente ubriachi. I soldati Russi non risparmiarono donne e anziane, vennero stuprate e torturate donne dagli 8 fino agli 80 anni.
La stanchezza per la guerra, ma sopratutto l’abuso costante di alcolici ha portato all’avvenire di quello che lo storico Antony Beevor ha definito come “il più sistematico stupro di massa della storia”. Ciò sembra che fosse stato motivato soprattutto dalla propaganda sovietica: gli ufficiali politici volevano motivare i soldati, insegnandogli a dover odiare i tedeschi per aver invaso precedentemente la Russia. In realtà i commissari non dicevano che era necessario violentare le donne tedesche, in quanto i Russi erano troppi gonfi di odio per toccare una donna tedesca. Di fatto però non venne introdotta nessuna misura punitiva. Infatti, mentre gli eserciti Inglesi e Americani pensarono di reintrodurre la pena di morte nei loro eserciti per lo stupro, l’atteggiamento delle armate Russe è completamente il contrario.
“Hai idea di che cosa complicata sia la mente umana? Bene, immagina un uomo che ha combattuto da Stalingrado a Belgrado attraversando oltre mille chilometri della sua terra devastata, cosparsa dei corpi dei compagni e dei suoi familiari più cari. Come può un uomo del genere comportarsi in maniera normale? E che cosa c’è di così terribile nel divertirsi con una donna dopo tutti questi orrori? La cosa che conta è combattere la Germania. Tutto il resto non è importante”, questa fu la risposta di Stalin quando un leader Jugoslavo si lamentò di come le donne venivano stuprate dai soldati Russi.
Come ha scritto Alexandr Solzhenitsyn, ufficiale di artiglieria durante la campagna in Prussia: “tutti sapevano molto bene che potevano stuprare le ragazze tedesche e poi sparargli”.

Così avvenne una delle tante oscene violenze di questo Secondo Conflitto Mondiale. Lo storico Max Hastings scrisse: “lo stupro di donne da parte dei soldati Russi raggiunse una scala che oltrepassava il desiderio sessuale e rifletteva soltanto l’atavico desiderio di violare un’intera società”.
Un orrore inconcepibile che ora ci si domanda come sia potuto accadere: l’essere umano che si fa male, che uccide altri esseri umani, eliminando se stesso.
La Seconda Guerra Mondiale fu un conflitto caratterizzato solamente dal desiderio degli uomini di distruggere altri uomini, di cancellare altre civiltà per odio, vendetta, conquista.