L’ultima edizione di Sanremo, condotta da Amadeus e Gianni Morandi, si è conclusa sabato 11 Febbraio con vincitore Marco Mengoni e la sua canzone “Due Vite”. Il Festival della Musica Italiana ci ha donato anche quest’anno numerose emozioni e divertimenti, con la musica come protagonista durante tutta la settimana. Molti sono stati i momenti che hanno ricordato che proprio la musica unisce e non divide, che serve a diffondere la pace e non a fare la guerra, che la musica non fa discriminazioni. È proprio questo, ogni anno, il senso di Sanremo: unirci e stare a cantare tutti insieme le nostre canzoni preferite.
Uno dei momenti più significativi è stata la serata di mercoledì 8 febbraio, nella seconda puntata del Festival, in cui Pegah Moshir Pour, consulente e attivista dei diritti umani, italiana di origini iraniane, ha dialogato con Drusilla Foer a nome del popolo iraniano. È oramai da quasi cinque mesi infatti che in Iran continuano ad andare avanti le proteste contro il regime, partite dalla morte di Mahsa Amini e continuate ininterrottamente fino a dare il via a una vera e propria rivoluzione sulle parole di Donna Vita Libertà. La lotta per i diritti è arrivata a tal punto che il regime ha iniziato, già da un paio di mesi, a condannare a morte i contestatori, cercando di zittire le voci di migliaia e migliaia di uomini e donne iraniani, che però non si danno per vinti.

“Buonasera a tutti e a tutte, mi chiamo Pegah Moshir Pour, italiana di origine iraniana, nata tra i racconti del Libro dei Re, cresciuta tra i versi della Divina Commedia, consulente e attivista dei diritti umani e digitali”, così comincia il discorso Pegah, pronunciandosi a favore della libertà in Iran, “In Iran non sarei potuta essere così vestita e truccata e non avrei potuto parlare di diritti umani da un palcoscenico: sono parole un po’ forti, perché sarei stata arrestata o forse addirittura uccisa. È per questo come molti altri ragazzi e ragazze del mio Paese che ho deciso che la paura non ci fa più paura e di dare voce a una generazione cresciuta sotto un regime di terrore e di repressione, in uno dei Paesi più belli al mondo, uno scrigno dei Patrimoni dell’Umanità.”
“Pardis”, “paradiso” dall’antico termine persiano, che vuol dire “Giardino Protetto”: un “Paradiso Forzato”, così definisce, continuando il suo discorso, ciò che l’Iran da quel 16 Settembre è diventato; un luogo bellissimo dove però un Regime di paura e violenza uccide perfino i bambini.
“Il popolo Iraniano sta sacrificando con il sangue il diritto di difendere il proprio Paradiso. Io vi ringrazio a nome di tutti i ragazzi iraniani perché ricordate al mondo che la musica è un diritto umano”.

Ed è proprio utilizzando la melodia e le parole di una canzone, “Baraye”, musicata dall’artista Shervin Hajipour, che Pegah insieme a Drusilla ricorda al mondo ciò che di terribile sta succedendo in quel “Paradiso Forzato”. Diventata un Inno della Rivoluzione, è stata scritta musicando i Tweet dei ragazzi iraniani sulle libertà negate, ed è vincitrice dell’ultima edizione dei Grammy per la Miglior Canzone Per il Cambiamento Sociale. Shervin proprio per questo successivamente è stato arrestato e il suo account silenziato.
Baraye in italiano vuol dire “Per”:
“Per poter ballare per strada: in Iran si rischiano fino ai 10 anni di prigione se si balla per strada o si ascolta musica occidentale
Per paura di baciarsi: in Iran è proibito baciarsi e tenersi mano nella mano con la persona che ami
Per mia sorella, tua sorella, le nostre sorelle: in Iran si paga con la vita il desiderio di esprimere la propria femminilità
Per l’imbarazzo, per la vergogna: più di 200 milioni di persone sono sotto la soglia di povertà, senza soldi per mangiare
Per i bambini che perdono i loro sogni: sono moltissimi i bambini sfruttati che chiedono l’elemosina e vivono raccogliendo i rifiuti
Per i cani innocenti e proibiti: il regime uccide sia i cani di strada che di proprietà
Per queste lacrime, per questo pianto ininterrotto, per questo Paradiso Forzato, per gli intellettuali imprigionati: nella prigione di Evin ci sono più di 18003 intellettuali dissidenti e prigionieri politici che spariscono nel silenzio
Per i bambini rifugiati Afghani: in Iran ci sono più di un milione di profughi afghani perseguitati senza la possibilità di ricostruirsi una vita
Per sentire un senso di pace, per il sorgere del Sole dopo lunghe notti e per la ragazza che desiderava essere un ragazzo: in Iran chi è omosessuale rischia l’impiccagione
Per donna, vita e libertà: le parole chiave della Rivoluzione
Per la libertà.”

Questo è stato uno dei messaggi più forti ricordati durante il Festival di Sanremo: un messaggio potente basato sulla voglia di libertà, di rinascita, di cambiamento di un’intera nazione. Una sola canzone a difesa di tutto il popolo Iraniano, a dimostrazione di quanto potente possa essere la musica.
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