La Corte penale internazionale dell’Aia ha formalmente accusato il presidente russo Vladimir Putin e la commissaria per i diritti dei minori di Mosca colpevoli di crimini di guerra, per la deportazione in territorio russo di minori ucraini.
Tra le numerose testimonianze raccolte dagli investigatori e giudici, oltre a quelle di genitori ucraini che hanno riconosciuto i loro figli nelle trasmissioni di propaganda delle TV russa, anche un video – che è diventato uno dei principali elementi inseriti nel dossier dell’accusa – che mostra una cittadina russa, tale Maria Lvova-Belova, mentre ringrazia il presidente russo per averle consentito di adottare un bambino ucraino.
Il mandato d’arresto
Il mandato d’arresto, firmato dai giudici Rosario Aitala, Tomoko Akane e Sergio Ugalde, ricostruisce quello che appare come un piano organizzato per le operazioni di deportazione in Russia dei minori ucraini catturati nelle zone occupate.
Tutto sarebbe iniziato poche settimane dopo l’invasione – nel maggio dello scorso anno – quando il presidente russo Putin aveva emanato un decreto che istituiva procedure semplificate per riconoscere in via di urgenza la cittadinanza russa e facilitare l’adozione di minori provenienti dai territori occupati ed erano subito iniziare le operazioni di trasferimento di bambini e ragazzi ucraini in Russia, con viaggi a bordo di aerei militari, rastrellamenti in scuole e orfanotrofi e la falsificazione di documenti per consentire l’affidamento dei minori ucraini a famiglie russe.
E questo mandato è solo un primo atto di un’indagine che potrebbe portare a nuovi provvedimenti.
Grazie al provvedimento emesso dalla Corte Penale Internazionale, comunque, il presidente russo può già essere processato, nonostante Mosca ritenga di non essere soggetta alle decisioni della corte penale internazionale.
I minori deportati
Secondo il rapporto dell’ONU sono almeno 6000 i minori deportati , anche se le autorità di Kiev denunciano la sparizione di oltre 16000 minori.
Pochissimi (si parla di un caso ogni 100 minori portati via con la forza dalle loro terre di origine) i minori che sono riusciti a tornare in Ucraina dalle loro famiglie: per lo più si tratta di casi in cui il ritorno a casa è stato possibile nell’ambito di scambi di prigionieri con soldati russi catturati in zona di guerra.
In questi casi, i ragazzi hanno raccontato che i bambini catturati sono sistematicamente affidati a famiglie russe e viene loro detto che i loro genitori naturali sono morti. In molti casi i ragazzi non capiscono nemmeno cosa sia accaduto loro in quanto non capiscono la lingua russa.
Intanto la propaganda russa mostra tutti questi bambini, nei video mostrati sulle reti televisive, come trofei di guerra. In molti casi i bimbi sono assegnati in premio agli ufficiali più fedeli.